"Aspirina per Hitler" di Vittore Bocchetta: "ottenere il controllo chimico industriale del mondo"

"The United States of America vs. Carl Krauch, et al" era uno dei 12 procedimenti giudiziari secondari del grande processo di Norimberga.
Nel banco degli imputati i dirigenti della IG Farben (abbreviazione di Interessen-Gemeinschaft Farbenindustrie AG) il cartello dell'industria chimica tedesca accusato di sfruttare i prigionieri di Auschwitz-Monowitz (tra i quali Primo Levi).
Ho scoperto questa storia grazie a un libro di Vittore Bocchetta: Aspirina per Hitler. Le industrie chimiche tedesche e il nazismo ai processi di Norimberga (Tamellini Edizioni, 2012).
Il cartello IG Farben (composto da Basf, Bayer, Hoechst, Agfa, Cassella, Calle) nacque a Francoforte sul Meno nel 1904.
"All'inizio della Prima Guerra Mondiale la Germania possedeva 15 mila fabbriche di prodotti chimici e dominava il 75% del mercato chimico mondiale."
Tra i frutti di questa gigantesca operazione industriale a sfondo scientifico, ricordiamo: l'aspirina, il metadone (inizialmente chiamato Dolofina, in onore di Adolf Hitler), i sulfamidici, l'atebrina (antimalarico).
L'Eroina (Heroin) fu sintetizzata in laboratorio nel 1897 da Felix Hoffmann, chimico della Bayer; mediante l'acetilazione di Morfina. Fu sempre Hoffmann a realizzare l'acetilazione dell'acido salicilico da cui ottenne l'Aspirina.
Anche il Zyklon B, l'insetticida del quale la IG Farben deteneva il brevetto, tristemente noto come l'assassino invisibile dei campi di concentramento, era prodotto dalla Degesch (Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung) società la IG Farben possedeva il 42,2%.
Ma in questo libro Vittore Bocchetta non si limita a elencare fatti processuali e risultati industriali e va oltre: “Fin dal 1943 nelle alte sfere intorno a Hitler si parlava apertamente di un'arma segreta tedesca, che avrebbe condotto il Terzo Reich alla vittoria più sorprendente. L'arma segreta c'era, infatti, chimica, reale e terribile, e IG ne teneva le chiavi”.
Dalle ricerche IG intorno agli insetticidi e ai gas nervini si ottennero il Sarin (N-Stoff) e il Tabun (Agenti N) la cui potenza distruttiva era tale chr sarebbe bastato un barile per uccidere ogni forma di vita in una città come New York. “Alla fine del 1944 Otto Ambros, direttore chimico di IG e ufficiale ad honorem delle SS per precedenti ricerche, fu convocato dal Führer per chiarire le possibilità d'impiego del Tabun."
Nel 1941 la IG Farben costruì una gigantesca industria chimica accanto al campo di concentramento di Auschwitz. Per la precisione sottocampo Auschwitz III o Buna-Monowitz (il nome BuNa comprende le prime due lettere del butadiene, la base per la gomma sintetica, e il nome chimico del Sodio).
L'obiettivo principale era la produzione di combustibili liquidi e gomma dal carbone. La ragione principale per la costruzione del complesso industriale Buna Werke in quel luogo era la forza-lavoro schiava dei vicini campi di Auschwitz e Birkenau: nel 1944 questa fabbrica poteva contare sulla manodopera gratuita di 83.000 persone. I dirienti della IG Farben concordarono con le SS le tariffe per ogni prigioniero.
L'ultima parte del libro di Bocchetta è dedicata alle persone usate come cavie (TP: Test Persons) nei campi di concentramento. "L'immolazione di migliaia di TP ha sortito un risultato sensazionale, sia per quanto riguarda i farmaci benefici, sia per quanto concerne quelli formulati per uccidere. La ricerca scientifica di IG, che si è occupata di ogni possibile applicazione terapeutica dei propri prodotti, non è stata limitata al campo farmacologico, ma ha anche sondato con grande successo il cupo mercato della morte. La ragione evidente non è stata tanto quella di aiutare Hitler a vincere la guerra, ma quella di ottenere il controllo chimico industriale del mondo".
Vittore Bocchetta, scampato ai campi di concentramento, utilizza le arti di cui è padrone (la scrittura, la pittura, la scultura) per mantenere viva la memoria di quegli anni. Ma con Aspirina per Hitler la ricerca di Bocchetta supera le sue vicende personali e approda ai grandi perché. E ne trova più di uno.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 26 Aprile 2015


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