«Rna, Dna, proteine: la cura del paziente inizia da qui» (5 Giugno 2015)
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«Rna, Dna, proteine: la cura del paziente inizia da qui»
Andare controcorrente spesso ha dei vantaggi. È il caso di Aaron Ciechanover, premio Nobel per la Chimica nel 2004 per aver scoperto i meccanismi di degradazione delle proteine, la loro morte, mentre tutti gli altri si interessavano alla loro vita. Oggi Ciechanover divide il suo tempo tra la rierche (nei laboratori dell'Israel Institute of Technology di Haifa, dove è nato nel 1947, «un mese prima che l'ONU riconoscesse lo stato di Israele»), le riunioni della Pontificia Accademia delle Scienze e le conferenze in giro per il mondo. Oggi sarà a Cagliari (alle 20 in Piazza Palazzo) per raccontare una rivoluzione della medicina personalizzata.
Cosa è la medicina personalizzata?
«Si tratta un approccio differente alla cura, che non si occupa solo della malattia ma anche del paziente, perché tiene conto delle differenze tra le persone. L'uomo risponde ai diversamente a una particolare cura rispetto alla donna. Con un paziente la terapia può avere effetti, con un altro no, con altri ancora predominano gli effetti collaterali. In medicina abbiamo avuto molte rivoluzioni. Io sono una persona, non una statistica.»
Perché si parla di rivoluzione?
«Partiamo dallo sviluppo di modelli di medicine. Pensate a cosa è stato fatto per il diabete, per il colesterolo e tante altre malattie. Poi c'è stata una grande rivoluzione con la tecnologia, pensate alle immagini per la diagnostica, come la Risonanza Magnetica. E poi arti artificiali e parti di cuori. Quindi la più importante: la medicina personalizzata. Quella che si avvale di tutte le conquiste precedenti e mette al centro il paziente. E' quella che si occupa della persona analizzando DNA, RNA, proteine e metaboliti.»
Il padre Il padre della Medicina Personalizzata, Leroy Hood, ha coniato l'espressione 4P: personalizzata, predittiva, preventiva e partecipatoria. È d'accordo?
«Se scoprono che avete un gene che porta al cancro, possono farlo sapere al vostro datore di lavoro, a vostro marito o a vostra moglie, ai vostri figli. Siete d'accordo o no? E se si scopre che avete un gene legato a una grave patologia cosa fate? Scegliete di avere avere figli o no? Solo il paziente può rispondere a questi interrogativi. Sono decisioni molto personali, che sollevano grandi dilemmi etici. E c'è anche una quinta P: la precisione.»
Perché si parla di rivoluzione?
«Non so prevedere se sarà più economica o no. Bisogna guardare l'andamento degli ultimi 30 anni e si vede che la medicina è diventata sempre più costosa. E temo che la sanità sarà accessibile a sempre meno persone perché i sistemi sanitari nazionali non saranno in grado di sostenersi.»
Se avesse la bacchetta magica quale malattia cancellerebbe?
«Difficile rispondere. Direi il Cancro, ma il cancro esiste in centinaia di forme. Direi allora che la cosa più importante è prevenire le malattie. E anche qui non c'è una risposta unica perché esistono molte malattie e sono molti modi per prevenire le malattie. Purtroppo in medicina la bacchetta magica non esiste.»
Come si diventa premi Nobel?
«Con un misto di ingredienti: bisogna investire molto tempo e molta perseveranza, avere molta passione per la scienza e la volontà di lavorare duro. Spesso conta la serendipità: scoprire qualcosa cercandone un'altra. Ma bisogna essere anche fortunati, trovarsi al posto giusto nel momento giusto. E soprattutto bisogna avere la fortuna di incontrare buoni insegnanti, e a me è successo.»
Prima volta in Sardegna?
«No. Sono stato a un convegno a Olbia qualche anno fa. Conosco già la prossima domanda: so che la vostra isola è nota per la longevità dei suoi abitanti.»
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, pagina 40, 5 Giugno 2015
Andare controcorrente spesso ha dei vantaggi. È il caso di Aaron Ciechanover, premio Nobel per la Chimica nel 2004 per aver scoperto i meccanismi di degradazione delle proteine, la loro morte, mentre tutti gli altri si interessavano alla loro vita. Oggi Ciechanover divide il suo tempo tra la rierche (nei laboratori dell'Israel Institute of Technology di Haifa, dove è nato nel 1947, «un mese prima che l'ONU riconoscesse lo stato di Israele»), le riunioni della Pontificia Accademia delle Scienze e le conferenze in giro per il mondo. Oggi sarà a Cagliari (alle 20 in Piazza Palazzo) per raccontare una rivoluzione della medicina personalizzata.
Cosa è la medicina personalizzata?
«Si tratta un approccio differente alla cura, che non si occupa solo della malattia ma anche del paziente, perché tiene conto delle differenze tra le persone. L'uomo risponde ai diversamente a una particolare cura rispetto alla donna. Con un paziente la terapia può avere effetti, con un altro no, con altri ancora predominano gli effetti collaterali. In medicina abbiamo avuto molte rivoluzioni. Io sono una persona, non una statistica.»
Perché si parla di rivoluzione?
«Partiamo dallo sviluppo di modelli di medicine. Pensate a cosa è stato fatto per il diabete, per il colesterolo e tante altre malattie. Poi c'è stata una grande rivoluzione con la tecnologia, pensate alle immagini per la diagnostica, come la Risonanza Magnetica. E poi arti artificiali e parti di cuori. Quindi la più importante: la medicina personalizzata. Quella che si avvale di tutte le conquiste precedenti e mette al centro il paziente. E' quella che si occupa della persona analizzando DNA, RNA, proteine e metaboliti.»
Il padre Il padre della Medicina Personalizzata, Leroy Hood, ha coniato l'espressione 4P: personalizzata, predittiva, preventiva e partecipatoria. È d'accordo?
«Se scoprono che avete un gene che porta al cancro, possono farlo sapere al vostro datore di lavoro, a vostro marito o a vostra moglie, ai vostri figli. Siete d'accordo o no? E se si scopre che avete un gene legato a una grave patologia cosa fate? Scegliete di avere avere figli o no? Solo il paziente può rispondere a questi interrogativi. Sono decisioni molto personali, che sollevano grandi dilemmi etici. E c'è anche una quinta P: la precisione.»
Perché si parla di rivoluzione?
«Non so prevedere se sarà più economica o no. Bisogna guardare l'andamento degli ultimi 30 anni e si vede che la medicina è diventata sempre più costosa. E temo che la sanità sarà accessibile a sempre meno persone perché i sistemi sanitari nazionali non saranno in grado di sostenersi.»
Se avesse la bacchetta magica quale malattia cancellerebbe?
«Difficile rispondere. Direi il Cancro, ma il cancro esiste in centinaia di forme. Direi allora che la cosa più importante è prevenire le malattie. E anche qui non c'è una risposta unica perché esistono molte malattie e sono molti modi per prevenire le malattie. Purtroppo in medicina la bacchetta magica non esiste.»
Come si diventa premi Nobel?
«Con un misto di ingredienti: bisogna investire molto tempo e molta perseveranza, avere molta passione per la scienza e la volontà di lavorare duro. Spesso conta la serendipità: scoprire qualcosa cercandone un'altra. Ma bisogna essere anche fortunati, trovarsi al posto giusto nel momento giusto. E soprattutto bisogna avere la fortuna di incontrare buoni insegnanti, e a me è successo.»
Prima volta in Sardegna?
«No. Sono stato a un convegno a Olbia qualche anno fa. Conosco già la prossima domanda: so che la vostra isola è nota per la longevità dei suoi abitanti.»
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, pagina 40, 5 Giugno 2015
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