31 dicembre 2016

Inflazione di auguri: ipocrisia acuta o sincero bisogno di condividere sentimenti?

Fino a 20 anni fa in occasione delle feste di Natale ricevevo lettere e cartoline augurali. Da qualche tempo il lavoro del postino, almeno da queste parti, si è notevolmente ridotto (tra il 2010 e il 2015 il volume di corrispondenza postale in Italia è calato del 39%); qualche giorno fa ho ricevuto l'unica lettera di auguri, proveniva dagli USA.
Non è che lo scambio sia diminuito, anzi. E-mail, Facebook, Twitter, WhatsApp e all'nossidabile SMS, si assiste a un proliferare di auguri, greetings, happy e merry... Solo che la maggior parte di queste comunicazioni non è diretta a una persona ma è collettiva. Spesso sono auguri sparati nel mucchio, facilitati anche dalla semplicità: non ci sono lettere da scrivere a mano, affrancare e imbucare. O lanciati compulsivamente come quelli che si scambiano nei negozi, negli uffici, nelle scuole: dire auguri o, peggio, "auguroni" (!) non costa niente.
Attacchi di ipocrisia acuta o sincero bisogno di condividere sentimenti?
Ovviamente dipende dai casi.
Vediamo se qualche ricerca sul tema può aiutarci a capire qualcosa.

Secondo gli antropologi Robin Hill (Università di Durham) e Robin Dunbar (Oxford) la spedizione degli auguri per posta è ancora l'unico indicatore valido per misurare la reale volontà di restare in contatto con le persone care.
Hill R., Dunbar R.,  Social Networks Size in Humans, Human Nature, Vol. 14, No. 1, pp. 53-72.

Nel 1976 Phillip R. Kunz e Michael Woolcott studiarono i comportamenti sociali legati agli auguri di Natale inviando cartoline augurali a 578 sconosciuti pescati sull’elenco telefonico. I due ricercatori riscontrarono che i loro auguri venivano contraccambiati più spesso di quanto si aspettavano e conclusero che il comportamento osservato fosse funzionale al mantenimento di una coesione sociale formale. Il 20% di coloro che risposero non si informarono sull'identità del mittente.
Kunz, P.R. e . Woolcott, M., Season's greetings: From my status to yours, Social Science Research, Vol 5, 3, Sep, 1976. pp. 269-278.

Nel 1999 Karen Fingerman e Patricia Griffiths analizzarono il comportamento di un gruppo di 87 persone di età compresa tra 24 e 87 anni per studiare la qualità dei biglietti d’auguri ricevuti e corrisposti in occasione delle festività. I risultati della ricerca indicano che gli auguri di Natale rappresentano una convenzione sociale con funzioni e scopi differenti a seconda dei destinatari e dell’età anagrafica delle persone.
Fingerman, K.L., et.al., Season's greetings: Adults' social contacts at the holiday season, Psychology and Aging, Vol 14, 2, Jun, 1999. pp. 192-205.

Non ho trovato quello che cercavo. Continuerò a cercare. Per ora ho confermato la mia convinzione: gli auguri possono essere sinceri o del tutto finti, possono essere frutto di sentimenti sinceri o di atteggiamenti stereotipati. Dipende dai casi.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
31 Dicembre 2016


25 dicembre 2016

L'eredità di Fabrizia, Fräulein F.

Fabrizia Di Lorenzo su Twitter aveva scelto di chiamarsi Fräulein F. (Signorina F.) e il suo account era @bizia: personaggio dell'Eneide che muore trafitto da una falarica (giavellotto). Sono andato a guardare i suoi ultimi tweet e ho trovato una bella intervista a Zigmunt Bauman, dalla quale è partita la riflessione che riporto qui sotto.





Fabrizia con questo ci ricorda almeno tre cose importanti:
  1. nessuno di noi può sapere quando non potrà più accedere ai propri account: potrebbe capitare in qualsiasi momento; e in alcuni casi quello che lasciamo scritto, gli articoli che condividiamo, le foto, le citazioni, tutto può costituire in qualche modo un'eredità per gli altri, come nel caso di Fabrizia (o essere dimenticato, come in molti altri casi); io questo lo prendo come un avvertimento: stai attento a quello che posti sui social;
  2. nessuno di noi può sapere che fine faranno i propri scritti sui social (potranno essere citati, commentati, condivisi, twittati e ritwittati): così come Maria Serena Natale, la giornalista che ha firmato l'intervista twittata da Fabrizia Di Lorenzo il 25 Marzo 2016; anche questo lo prendo come un avvertimento: stai attento a quello che scrivi (sul tuo blog o sui giornali con i quali collabori); ringrazio Fabrizia anche per questo;
  3. Zigmund Bauman nell'intervista di Maria Serena Natale sostiene esattamente quello che penso, (ovviamente in maniera più precisa e circostanziata di come potrei fare io); non avevo letto l'intervista e ringrazio Fabrizia per avermi offerto l'occasione di leggerla (anche se avrei preferito farlo in altre circostanze).

Grazie Fabrizia. Vorrei un'Europa piena di persone come te.


Nell'intervista di Maria Serena Natale, pubblicata sul Corriere della Sera il 24 Marzo 2016 Bauman dice:
"secondo la logica della profezia che si auto-avvera, infiammare sentimenti anti-islamici in Europa, facendo sì che siano gli stessi europei a convincere i giovani musulmani dell’esistenza di una distanza insormontabile tra loro. Questo rende molto più facile convogliare i conflitti connaturati alle relazioni sociali nell’idea di una guerra santa tra due modi di vivere inconciliabili, tra la sola vera fede e un insieme di false credenze".

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, Domenica 25 Dicembre 2016