
Ho letto
La luce di Orione. Il ritorno dell'inquisitore Eymerich (Mondadori, 2007, 334 pagine, euro 15,50). Stavolta
Valerio Evangelisti (uno dei maggiori interpreti della moderna fantascienza, corrente
New Weird precisano i più esperti) si è superato: cita Dante, sbeffeggia Petrarca, mostra un tormentato Iraq ancora in guerra tra un secolo, con giganti e zombi, mosaici e poliploidi. Ovunque ferocia e odio con religioni e superstizioni usate come grimaldelli in una perenne e irresistibile ricerca del potere. La componente
science della storia contiene un sistema di raccolta dei segnali elettrici del cervello umano (
BioMuse ideato nel 1992) e il concetto di non località quantica o entanglement (La mente estesa, del biologo
Rupert Sheldrake, edizione italiana: Urra, 2006). La storia di
Nicolas Eymerich, alle prese con nuovi misteri e inquietanti manifestazioni del male, si svolge nel 1366, prima a Padova, poi a Venezia, quindi sulle navi dei crociati (agli ordini di
Amedeo di Savoia) e infine a Costantinopoli. Evangelisti, fine conoscitore del Medioevo, ci restituisce l'immagine di un impero bizantino in piena decadenza. E l'inquisitore domenicano, in forma smagliante, mette a fuoco, come sempre fuor di metafora, gli alleati del maligno.
E, come sempre, Evangelisti con i suoi personaggi scava anche dentro di noi.
Eccellente.
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