La Voce di Avenal per evadere dal carcere (L'Unione Sarda, 27 novembre 2007, pag. 20)

avenal, parlanti, anedda Carlo Parlanti, fisico detenuto negli Usa, comunica attraverso il blog curato dalla compagna cagliaritana
Una finestra sul mondo, in un luogo come il carcere che per definizione non offre visuali aperte. Una finestra virtuale, nel senso che chi è dentro non si può affacciare.
Sono i blog che offrono ai detenuti uno spazio per comunicare con il mondo. Indirettamente, dato che Internet è interdetto negli istituti di detenzione, quindi attraversofogli stampati il cui contenuto viene poi inserito sul sito da persone esterne al carcere. Come www.dentroefuori.org nato nel 2005 (primo in Italia) in una sezione della Casa circondariale di Lorusso e Cutugno (Vallette, Torino). O come vocediavenal.blogspot.com (in inglese avenalvoice.blogspot.com) a disposizione dei detenuti della prigione di Avenal (California). L'idea di creare La voce di Avenal è venuta otto mesi fa a Katia Anedda, cagliaritana, legata sentimentalmente a un italiano detenuto negli Usa.
Lui, Carlo Parlanti, è un fisico, che, come tanti suoi colleghi, ha trovato lavoro negli States in campo informatico. Condannato a 9 anni di detenzione per violenza nei confronti della ex convivente reato di cui si proclama da sempre innocente (al punto da rifiutare il patteggiamento della pena), Parlanti è stato recluso ad Avenal dal giugno del 2005. Il 24 settembre è stato trasferito in un carcere più vicino al tribunale incaricato di pronunciare una nuova sentenza: l'udienza, prevista per il primo ottobre, è slittata al 10 dicembre, giornata mondiale dei diritti umani. Nelle
sue lettere Parlanti racconta le privazioni dei diritti più elementari, come quello di poter accedere a cure adeguate, e la durezza del carcere: le gigantesche celle di Avenal ospitano fino a 400 detenuti. Anedda e Parlanti a Avenal Katia Anedda ha sollevato il caso Parlanti attraverso un sito (www.carloparlanti.it) ma ha poi sentito il bisogno di creare La voce di Avenal per offrire anche agli altri carcerati un mezzo di comunicazione con l'esterno. L'impatto delle lettere dei detenuti, amplificato dai blog, diventa notevole. Si tratta di persone che desiderano lanciare la loro voce oltre quelle mura insuperabili. E nel farlo toccano anche la nostra coscienza. Come fa Mel Tarpley, quanto scrive (in un messaggio pubblicato il 3 aprile sul blog di Avanal: "Il più grosso problema in questo posto è la mancanza di vera amicizia. Nessuno è veramente affidabile, è impossibile trovare qualcuno a cui importi. Se potessi chiedere un regale a Babbo Natale, qualunque regalo, è questo che probabilmente chiederei: qualcuno a cui importare." La voce di Avenal fa anche da vetrina alle borsette create da Julio Martinez, ai quadri firmati da Greg Van Gundy, alle struggenti poesie di Paul Lara. C'è spazio anche per gli articoli di Carlo Parlanti dedicati a scienza e tecnologia, storia delle migrazioni e sofraffollamento carcerario.
Quali sono le particolarità di Avenal?
"Dovrebbe essere un carcere di secondo livello - spiega Katia Anedda - ma in realtà è uno dei peggiori: sovraffollamento, violenza, punizioni di massa e disagi. Le cronache raccontano di detenuti morti per non essere stati curati."
Come sta Carlo Parlanti?
"E' stato trasferito nel carcere di Wasco, ufficialmente a causa delle precarie condizioni di salute. Si tratta di una prigione peggiore perché qui il detenuto è isolato, non può chiamare l'esterno ed è sottoposto alla tortura psicologica di sentirsi dire ogni due giorni che lo devono spostare. Ma come se come se non bastasse gli fanno impacchettare tutta la sua roba, quindi rimane senza materiale per scrivere."
Cosa significa per lui scrivere?
"Penso che per Carlo, che in questo momento può comunicare soltanto così, scrivere voglia dire rimanere in vita."

Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 27 novembre 2007, pag. 20

Commenti

Anonimo ha detto…
E il governo italiano che fa? :-(
Anonimo ha detto…
E il governo italiano che fa? :-(
Anonimo ha detto…
Grazie Andrea per avere sottratto all'indifferenza generale una vicenda drammatica come questa.
Drammatica umanamente e, purtroppo, anche politicamente, perché lascia emergere tutta l'arretratezza civile degli USA e l'ipocrisia che caratterizza i rapporti tra l'Italia e questo Stato, troppo spesso prepotente e ignorante!!

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