Piscialluau, la trota sarda e la biodiversità. Un libro per capire.
Ecco in un libro i pesci sardi di acqua dolce
L’area di utilizzo di proverbi e modi di dire, a volte, può fornire informazioni interessanti. Prendiamo l’espressione "Piscialluau" diffusa in tutta l’isola secondo Max Leopold Wagner: «Alluare – scriveva il linguista tedesco nel Dizionario Etimologico Sardo – vale, oltre "stordire i pesci con l’euforbia" anche "rendere stupido", e alluau è una persona stupida, sciocca».
Ora, se la pratica della pesca di frodo per stordimento dei pesci con l’euforbia ha avuto, nei secoli passati, una notevole diffusione, come l’eco di quel Piscialluau sembra volerci trasmettere, allora una delle cause del rischio di estinzione della trota sarda andrebbe ricercata in questa barbara usanza. La trota sarda (Salmo trutta macrostigma) è al centro di un progetto di salvaguardia, a cura del Dipartimento di biologia ed ecologia animale dell’Università di Cagliari e dell’Ente Foreste della Sardegna, che rientra nel programma europeo "Countdown 2010": fermare la perdita di biodiversità entro il 2010. Le altre specie oggetto di tutela in Sardegna sono il grifone (Gyps fulvus), il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), il gipeto (Gypaetus barbatus) e il daino (Dama dama-Daino).
Un libro ci aiuta a capire l’importanza della biodiversità legata alle acque interne isolane: Pesci d'acqua dolce della Sardegna (aisara, 2008, 96 pagine, 12 euro). Gli autori sono quattro biologi accomunati dalla passione per gli abitanti dei mari, degli stagni e soprattutto dei laghi e dei fiumi: Angelo Cau, Gabriele Conti, Gabriele Loddo, Paolo Massidda. Il volume risponde con chiarezza alle domande fondamentali: cosa è un pesce? Che differenza c’è tra l’acqua salata e l’acqua dolce per la respirazione branchiale? Come si dividono i pesci d’acqua dolce tra zone a salinità differente? Il cuore del volume sono le schede sulle specie ittiche presenti nelle acque interne della Sardegna: per ciascuna delle 20 specie (compreso lo Storione per il quale sono riportate alcune rare catture) ogni scheda fornisce la descrizione, le aree di diffusione, le note sulle limitazioni alla pesca (per la trota sarda vige il divieto assoluto dal 1995) e i disegni. L’ultimo aspetto svela il pregio delle illustrazioni ad acquerello di Paolo Massidda. Come ha scritto su Nature il 6 marzo 2003 Frank Ippolito, illustratore del Museo di storia naturale di New York: le figure sono "arte al servizio della scienza". E in un volume divulgativo pensato per descrivere creature che non tutti hanno il piacere di ammirare dal vivo, il ruolo delle immagini è fondamentale.
Il libro ha poi il pregio di affrontare la tematica in maniera aperta: il biologo tende la mano ai pescatori sportivi. «Questo libro – scrive l’antropologo Giulio Angioni nella presentazione – dà un suo contributo ittologico serio e adatto a ogni possibile lettore. È quindi un encomiabile contributo settoriale anche a poter decidere comportamenti oggi più a ragion veduta su questi modi antichi quanto l’uomo di rapportarsi produttivamente e ludicamente alla fauna non allevata e alla flora non coltivata».
E forse, aggiungiamo noi, il percorso sarà compiuto quando leggeremo qualche bel racconto ambientato nei luoghi in cui la trota sarda ha diritto di vivere ancora a lungo. Come seppe fare Mario Albertarelli per fiumi e ruscelli del nord ovest con il romanzo L’amo e la lenza, capolavoro di prosa alieutica.
ANDREA MAMELI
L’area di utilizzo di proverbi e modi di dire, a volte, può fornire informazioni interessanti. Prendiamo l’espressione "Piscialluau" diffusa in tutta l’isola secondo Max Leopold Wagner: «Alluare – scriveva il linguista tedesco nel Dizionario Etimologico Sardo – vale, oltre "stordire i pesci con l’euforbia" anche "rendere stupido", e alluau è una persona stupida, sciocca».
Ora, se la pratica della pesca di frodo per stordimento dei pesci con l’euforbia ha avuto, nei secoli passati, una notevole diffusione, come l’eco di quel Piscialluau sembra volerci trasmettere, allora una delle cause del rischio di estinzione della trota sarda andrebbe ricercata in questa barbara usanza. La trota sarda (Salmo trutta macrostigma) è al centro di un progetto di salvaguardia, a cura del Dipartimento di biologia ed ecologia animale dell’Università di Cagliari e dell’Ente Foreste della Sardegna, che rientra nel programma europeo "Countdown 2010": fermare la perdita di biodiversità entro il 2010. Le altre specie oggetto di tutela in Sardegna sono il grifone (Gyps fulvus), il cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), il gipeto (Gypaetus barbatus) e il daino (Dama dama-Daino).
Un libro ci aiuta a capire l’importanza della biodiversità legata alle acque interne isolane: Pesci d'acqua dolce della Sardegna (aisara, 2008, 96 pagine, 12 euro). Gli autori sono quattro biologi accomunati dalla passione per gli abitanti dei mari, degli stagni e soprattutto dei laghi e dei fiumi: Angelo Cau, Gabriele Conti, Gabriele Loddo, Paolo Massidda. Il volume risponde con chiarezza alle domande fondamentali: cosa è un pesce? Che differenza c’è tra l’acqua salata e l’acqua dolce per la respirazione branchiale? Come si dividono i pesci d’acqua dolce tra zone a salinità differente? Il cuore del volume sono le schede sulle specie ittiche presenti nelle acque interne della Sardegna: per ciascuna delle 20 specie (compreso lo Storione per il quale sono riportate alcune rare catture) ogni scheda fornisce la descrizione, le aree di diffusione, le note sulle limitazioni alla pesca (per la trota sarda vige il divieto assoluto dal 1995) e i disegni. L’ultimo aspetto svela il pregio delle illustrazioni ad acquerello di Paolo Massidda. Come ha scritto su Nature il 6 marzo 2003 Frank Ippolito, illustratore del Museo di storia naturale di New York: le figure sono "arte al servizio della scienza". E in un volume divulgativo pensato per descrivere creature che non tutti hanno il piacere di ammirare dal vivo, il ruolo delle immagini è fondamentale.
Il libro ha poi il pregio di affrontare la tematica in maniera aperta: il biologo tende la mano ai pescatori sportivi. «Questo libro – scrive l’antropologo Giulio Angioni nella presentazione – dà un suo contributo ittologico serio e adatto a ogni possibile lettore. È quindi un encomiabile contributo settoriale anche a poter decidere comportamenti oggi più a ragion veduta su questi modi antichi quanto l’uomo di rapportarsi produttivamente e ludicamente alla fauna non allevata e alla flora non coltivata».
E forse, aggiungiamo noi, il percorso sarà compiuto quando leggeremo qualche bel racconto ambientato nei luoghi in cui la trota sarda ha diritto di vivere ancora a lungo. Come seppe fare Mario Albertarelli per fiumi e ruscelli del nord ovest con il romanzo L’amo e la lenza, capolavoro di prosa alieutica.
ANDREA MAMELI
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