Maria e io, divisi dall'autismo e uniti dai disegni (L'Unione Sarda 31 maggio 2010)



Maria e io















L'intervista. Parla l'illustratore spagnolo che firma sul New Yorker

Maria e io, divisi dall'autismo e uniti dai disegni 

Miguel Gallardo racconta il suo taccuino di viaggio diventato un libro sui disturbi dello sviluppo

L'uso delle immagini per facilitare la comunicazione con i bambini affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo è sempre più diffuso in tutto il mondo. Spesso vengono utilizzati disegni prodotti da grandi case editrici nordamericane specializzate, ma a volte sono gli stessi genitori a disegnare gli oggetti di uso comune intorno ai quali si innesca il percorso di apprendimento.
Ma cosa accade se il genitore è un artista? Nel caso di Miguel Gallardo, disegnatore professionista (le sue opere compaiono su New York Times, Herald Tribune, New Yorker) le immagini create per un solo bambino possono diventare patrimonio comune per tanti altri. Gallardo ha una figlia autistica, con la quale comunica per mezzo dei disegni. Così nasce “María y yo” (tradotto in italiano con il titolo “Maria e io” da Comma 22, 64 pagine, 12 €).
In Spagna il libro è piaciuto e dopo alcuni mesi ha generato un film, il video documentario “María y yo”, diretto da Félix Fernández de Castro e premiato un mese fa al festival di Tarragona.
Miguel Gallardo, quando ha deciso di rendere pubblici i disegni dedicati a Maria?
«Ho sempre disegnato per Maria, fin da quando era piccolina. Quando mi separai da sua madre e loro andarono a vivere alle Canarie, iniziai a viaggiare con Maria: per portarla da me a Barcellona e per ritornare alla sua isola. Fu in quelle circostanze che divenne evidente la formidabile memoria visuale di Maria: si ricorda il nome di tutte le persone che ha conosciuto nella sua vita, assolutamente di tutte! Così iniziammo un gioco nel quale lei deve dare il nome di una persona e io la disegno. Nei nostri viaggi usiamo sempre un quaderno dal quale è nato questo libro che per me non parla di autismo ma dell'amore e della voglia di comunicare tra un padre e una figlia».
Nella comunicazione per immagini si ritiene che lo stile non sia importante. Concorda?
«Sì ma lo stile deve essere chiaro e semplice, senza metafore o giochi visuali. Io ho sviluppato un mio stile di disegno per Maria anche per via delle circostanze in cui lo metto in atto: sale d'attesa degli aeroporti, spiagge, sale d'aspetto di ambulatori, quindi deve per forza di cose essere uno stile rapido e sintetico, che non carica il tratto di dettagli eccessivi».
Il libro quali reazioni ha suscitato?
«I genitori hanno apprezzato la storia che si sviluppa giorno per giorno, in modo naturale, senza la pretesa di spiegare l'autismo. Dalle e-mail che ricevo mi rendo conto di aver regalato qualche momento di serenità, magari ridendo nel riconoscere situazioni complicate, che sono molto comuni in questi casi. Ritenevo doveroso dare a Maria il ruolo di protagonista, senza trattarla come un oggetto di studio.»
Maria come l'ha presa?
«Maria non vede il mondo in astratto: il libro per lei è come un taccuino di disegni.»

ANDREA MAMELI
(L'UNIONE SARDA 31 maggio 2010 pagina 42)

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