I sentieri dei pastori, i fuoristrada e le mappe aborigene che diventano quadri

Mc Lean Ricordo da bambino il reciproco rispetto con il quale mio padre salutava i pastori in campagna e li ringraziava per le indicazioni ricevute, spesso alla ricerca di una sorgente non segnata sulla mappa o semplicemente per conoscere il nome di un luogo. Interpellare i pastori per orientarsi tra sentieri e cespugli era un sistema infallibile. E non ho mai visto una mappa in mano a un pastore: tutti i riferimenti topografici erano evidentemente ben conservati dentro la testa.
Ma perché ora che sono in spiaggia scrivo di sentieri di campagna, di mappe e di pastori? Perché ieri, parlando di mappe con alcuni amici di Orgosolo sono rimasto colpito da una constatazione: molti giovani pastori non conoscono più la posizione delle sorgenti e degli stessi sentieri, dato che affrontano le strade di campagna al volante di potenti fuoristrada. Molti, ovviamente, non tutti. Ma questo basta a far temere che un patrimonio di conoscenze, che oggi ricade sotto il nome di cultura ambientale, si stia perdendo per sempre.
Mi son venuti in mente i sentieri della magnifica campagna sarda ripensando alle mappe del deserto australiano viste ieri al MAN di Nuoro. Gianvincenzo Monni, nell'illustrare la mostra "Dreamtime. Il linguaggio dell’arte aborigena", spiegava che la punteggiatura decorativa, come nel quadro di Mary McLeane riprodotto sopra, deriva da un bisogno molto preciso: la necessità di criptare le mappe per renderle incomprensibili agli occhi dei colonizzatori. Tecniche queste ora incorporate nell'arte aborigena all'interno della quale l'oggetto mappa ha mutato radicalmente la propria fisionomia divenendo qualcosa di apparentemente molto diverso. Come nel caso della tavola che ho fotografato al Man e riporto qui sotto. In questo caso il patrimonio di conoscenze, in parte criptato, si trasforma in simbolo e dalla mappa si passa alla tela.
Evoluzioni differenti per diverse rappresentazioni dell'ambiente, in Sardegna e in Australia.
L'amara lezione, a mio avviso, è questa: la conoscenza che non si trasferisce dalla dimensione orale alla rappresentazione simbolica corre il rischio di perdersi. Per sempre.
Mappe

P. S. Ho sempre avuto un ottimo rapporto con le mappe. In particolare amavo le carte dell'Istituto Geografico Militare, in scala uno venticinquemila mila, con le quali imparai a orientarmi, girando l'interno della Sardegna a piedi con gli scout. Ora però Michela Murgia con alcune mappe postate su Facebook mi fa ricordare un aspetto della rappresentazione del territorio che avevo rimosso: quello che mostra la superficie occupata manu militari in Sardegna. Mappe di territorio, terra e mare, sottratto agli usi civili. Queste sono mappe che mi piacerebbe veder cambiare.

Andrea Mameli - linguaggiomacchina.it - 9 luglio 2011


La vera stima del danno (Michela Murgia, Sardegna24, 9 luglio 2011).

Cosa sono le servitù mappe, dati, descrizioni (Regione Autonoma della Sardegna).

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