Il rospo di Gallura. Le poesie scientifiche di Popinga (L'Unione Sarda, 20 luglio 2011)
Poesie sulla matematica, la chimica e la fisica. Incarrighiane, limerick, clerihew e versi maltusiani. Il variegato repertorio di Marco Fulvio Barozzi, in arte Popinga, gli è utile per svolgere il compito di insegnante di matematica. Scienza Express ha pubblicato una raccolta delle poesie scientifiche di Popinga dal titolo “Giovanni Keplero aveva un gatto nero. Matematica e fisica in versi”. Ecco un esempio: “Un saggio rospo di uno stagno della Gallura mi spiegò la differenza tra calore e temperatura. “Il calore è l'energia di un moto disordinato di tutte le molecole di un corpo considerato, invece T è come la media di questa energia: non dipende dalla massa, e così sia. Così una pietra rovente ha T più elevata ma meno calore dello stagno in cui è gettata. Se le molecole tutta l'energia han perduto si ha la T più bassa, o zero assoluto. Al di sotto di questa non si può proprio andare: se il moto è già nullo, che media vui fare?” Con sguardo interrogativo mi disse “Ayò!”, salutò con gentilezza e nell'acqua si tuffò”.
Barozzi, come nasce il libro?
«Raccoglie le poesie scritte per puro diletto negli ultimi quattro anni e pubblicate sul blog Popinga, nate osservando come il genere abbia una lunga tradizione nei paesi anglosassoni. In Italia ancora resistono una incomprensibile separazione tra cultura umanistica e scientifica e un'aura di sacralità che circonda le scienze e allontana il grande pubblico».
Pensate come esche educative, le rime raggiungono lo scopo a scuola?
«La maggior parte è stata pensata per un pubblico con una certa cultura scientifico-matematica. Diciamo che il target sono gli insegnanti, anche quelli di materie umanistiche. Oppure gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado. Solo alcune sono state utilizzate in classe come esche didattiche. Devo dire che quando le ho testate, come con “Il rospo di Gallura”, il divertimento iniziale si è trasformato in uno stimolo. Tuttavia scrivere una poesia umoristica con scopi didattici non è affatto facile, perché bisogna contemporaneamente suscitare riso e curiosità, senza banalizzare».
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, Cultura, 20 luglio 2011
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