La Perottina compie 40 anni (L'Unione Sarda, 30 ottobre 2005)
Ottobre 1965. New York. Lo stand Olivetti alla fiera dell’innovazione Bema Show è dedicato quasi interamente alla Logos 27, calcolatrice da tavolo, dotata di meccanica d’alte prestazioni e stile accattivante. Ma accade qualcosa di inatteso: i visitatori si accalcano in una saletta adiacente, dove una piccola macchina dal nome in codice Programma 101 sbalordisce esperti e giornalisti con le sue prestazioni da calcolatore. Per settimane Herald Tribune, New York Times, Wall Street Journal e stampa specializzata celebrano la nascita del primo computer programmabile da tavolo, oggi diremmo del primo personal computer.
Grazie al design di Mario Bellini, un esemplare di P101 è stato esposto al MoMa, il museo d’arte moderna di New York. La P101, che non è confrontabile con i normali Pc di oggi, (poteva eseguire al massimo 120 istruzioni), fu anche un successo commerciale: 44 mila esemplari venduti, duemila solo nel 1966, al prezzo di lancio di 3.200 dollari, fino al 1969. Purtroppo i dirigenti della casa di Ivrea non compresero la rivoluzione in atto e puntarono tutto sui prodotti meccanici. Fu un grave errore, e la fine di un sogno.
SOLUZIONI TECNOLOGICHE INNOVATIVE. Con la P101 si potevano eseguire rapidamente le operazioni aritmetiche elementari. Ma soprattutto, grazie al suo semplice linguaggio di programmazione, costituito da sole 16 istruzioni molto intuitive (una sorta di Basic ante litteram), l'utente la poteva programmare autonomamente.
Questo particolare fa compiere un salto tecnologico immenso, in un’era in cui poche persone sapevano usare i “cervelli elettronici”, macchine fragili, enormi e costose. La P101 è il primo strumento personale di elaborazione, dotato di un programma registrato in memoria e di un supporto per l’inserimento e l’esportazione dei dati in forma magnetica e non più cartacea: piccole tessere estraibili (prototipo del floppy-disc) sostituivano le vecchie schede perforate. Venduta con una libreria di programmi di matematica, statistica, contabilità, fisica, la P101 incorporava una stampante a tamburo a 30 colonne molto compatta ed era dotata di un manuale di 50 pagine nel quale si spiega con chiarezza come farla funzionare.
Era dunque uno strumento adatto al professionista, al progettista, all’impiegato, ma fu usata anche a scuola e in corsi professionali, tanto che oggi non pochi informatici, in Italia e all’estero, ricordano di aver iniziato a programmare con la P101.
All’origine di questa intensa pagina di storia dell’ingegno italiano vi è un episodio del 1954: la visita di Enrico Fermi all’Università di Pisa. Fu allora che il Nobel per la Fisica suggerì di realizzare un prototipo di calcolatore elettronico. E Adriano Olivetti raccolse l’invito, costituendo a Pisa il Laboratorio di Ricerche Elettroniche dove chiamò un gruppo di giovani ricercatori guidati di Mario Tchou. Tra questi si distinse un brillante ingegnere, Pier Giorgio Perotto, che in dieci anni inventò la P101, riuscendo dove tutti gli altri sarebbero arrivati solo alcuni anni più tardi. Il dispositivo di memoria esterna e altri particolari della P101 nel 1969 furono copiati nel modello HP9100 della Hewlett-Packard, che fu poi costretta a versare 900 mila dollari all’Olivetti a titolo di royalty, per violazione dei brevetti. Pier Giorgio Perotto, che nel 1991 ha ricevuto il Premio Internazionale Leonardo da Vinci, è morto tre anni fa, a 71 anni, lasciando una decina di libri, alcuni dei quali disponibili nel sito www.piergiorgioperotto.it.
Ma la P101 è anche una lezione di storia industriale. Cosa sarebbe successo se la casa di Ivrea avesse deciso di investire in quella direzione? Lo abbiamo chiesto a Corrado Bonfanti, docente di Storia delle Tecnologie all'Università Bicocca di Milano.
«Le prime idee di Pier Giorgio sulla Perottina risalgono al 1962, quindi a molto prima della crisi finanziaria dell'Olivetti, e le tecnologie di base erano in sostanza già disponibili. Ciò significa che se Roberto Olivetti e la Divisione Elettronica avessero mobilitato maggiori risorse, il successo del 1965 avrebbe potuto essere ancora più precoce e dirompente, tanto da poter forse modificare il corso degli eventi.
Non dimentichiamo che, abbandonata ormai la “grande” elettronica, la P101 segnò in effetti l'ingresso dell'Olivetti nel mercato dell'elettronica “leggera” e poi dell'informatica “periferica”, “distribuita”, fino ai successi del PC. Quello che l’Olivetti non riuscì a percepire, e lo fecero invece i concorrenti, fu la dinamica del mercato che richiedeva prodotti innovativi o quanto meno evolutivi, a ritmo almeno annuale; l'anima e la mente dei meccanici olivettiani erano invece assuefatte a una lunga tradizione di prodotti che tenevano il mercato per decenni. Fu per questo che l'exploit della Perottina rimase un episodio»
Stefano Sanna, ricercatore del CRS4, possiede una vasta collezione di computer dei primi anni '80. «Un calcolatore di 20-30 anni fa è un fossile informatico. Vederlo funzionare è, però, fonte di grande emozione. La comparazione ragionata tra un home computer del 1980 e un pc del 2005 mostra un incredibile salto tecnologico. Collezionare computer significa conservare la storia di questo straordinario progresso scientifico».
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 30 ottobre 2005
pag. 19 (Cultura)
Grazie al design di Mario Bellini, un esemplare di P101 è stato esposto al MoMa, il museo d’arte moderna di New York. La P101, che non è confrontabile con i normali Pc di oggi, (poteva eseguire al massimo 120 istruzioni), fu anche un successo commerciale: 44 mila esemplari venduti, duemila solo nel 1966, al prezzo di lancio di 3.200 dollari, fino al 1969. Purtroppo i dirigenti della casa di Ivrea non compresero la rivoluzione in atto e puntarono tutto sui prodotti meccanici. Fu un grave errore, e la fine di un sogno.
SOLUZIONI TECNOLOGICHE INNOVATIVE. Con la P101 si potevano eseguire rapidamente le operazioni aritmetiche elementari. Ma soprattutto, grazie al suo semplice linguaggio di programmazione, costituito da sole 16 istruzioni molto intuitive (una sorta di Basic ante litteram), l'utente la poteva programmare autonomamente.
Questo particolare fa compiere un salto tecnologico immenso, in un’era in cui poche persone sapevano usare i “cervelli elettronici”, macchine fragili, enormi e costose. La P101 è il primo strumento personale di elaborazione, dotato di un programma registrato in memoria e di un supporto per l’inserimento e l’esportazione dei dati in forma magnetica e non più cartacea: piccole tessere estraibili (prototipo del floppy-disc) sostituivano le vecchie schede perforate. Venduta con una libreria di programmi di matematica, statistica, contabilità, fisica, la P101 incorporava una stampante a tamburo a 30 colonne molto compatta ed era dotata di un manuale di 50 pagine nel quale si spiega con chiarezza come farla funzionare.
Era dunque uno strumento adatto al professionista, al progettista, all’impiegato, ma fu usata anche a scuola e in corsi professionali, tanto che oggi non pochi informatici, in Italia e all’estero, ricordano di aver iniziato a programmare con la P101.
All’origine di questa intensa pagina di storia dell’ingegno italiano vi è un episodio del 1954: la visita di Enrico Fermi all’Università di Pisa. Fu allora che il Nobel per la Fisica suggerì di realizzare un prototipo di calcolatore elettronico. E Adriano Olivetti raccolse l’invito, costituendo a Pisa il Laboratorio di Ricerche Elettroniche dove chiamò un gruppo di giovani ricercatori guidati di Mario Tchou. Tra questi si distinse un brillante ingegnere, Pier Giorgio Perotto, che in dieci anni inventò la P101, riuscendo dove tutti gli altri sarebbero arrivati solo alcuni anni più tardi. Il dispositivo di memoria esterna e altri particolari della P101 nel 1969 furono copiati nel modello HP9100 della Hewlett-Packard, che fu poi costretta a versare 900 mila dollari all’Olivetti a titolo di royalty, per violazione dei brevetti. Pier Giorgio Perotto, che nel 1991 ha ricevuto il Premio Internazionale Leonardo da Vinci, è morto tre anni fa, a 71 anni, lasciando una decina di libri, alcuni dei quali disponibili nel sito www.piergiorgioperotto.it.
Ma la P101 è anche una lezione di storia industriale. Cosa sarebbe successo se la casa di Ivrea avesse deciso di investire in quella direzione? Lo abbiamo chiesto a Corrado Bonfanti, docente di Storia delle Tecnologie all'Università Bicocca di Milano.
«Le prime idee di Pier Giorgio sulla Perottina risalgono al 1962, quindi a molto prima della crisi finanziaria dell'Olivetti, e le tecnologie di base erano in sostanza già disponibili. Ciò significa che se Roberto Olivetti e la Divisione Elettronica avessero mobilitato maggiori risorse, il successo del 1965 avrebbe potuto essere ancora più precoce e dirompente, tanto da poter forse modificare il corso degli eventi.
Non dimentichiamo che, abbandonata ormai la “grande” elettronica, la P101 segnò in effetti l'ingresso dell'Olivetti nel mercato dell'elettronica “leggera” e poi dell'informatica “periferica”, “distribuita”, fino ai successi del PC. Quello che l’Olivetti non riuscì a percepire, e lo fecero invece i concorrenti, fu la dinamica del mercato che richiedeva prodotti innovativi o quanto meno evolutivi, a ritmo almeno annuale; l'anima e la mente dei meccanici olivettiani erano invece assuefatte a una lunga tradizione di prodotti che tenevano il mercato per decenni. Fu per questo che l'exploit della Perottina rimase un episodio»
Stefano Sanna, ricercatore del CRS4, possiede una vasta collezione di computer dei primi anni '80. «Un calcolatore di 20-30 anni fa è un fossile informatico. Vederlo funzionare è, però, fonte di grande emozione. La comparazione ragionata tra un home computer del 1980 e un pc del 2005 mostra un incredibile salto tecnologico. Collezionare computer significa conservare la storia di questo straordinario progresso scientifico».
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, 30 ottobre 2005
pag. 19 (Cultura)
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