Un grande radiotelescopio in Sardegna. Il progetto SRT.

La lunghezza d’onda nominale minima alla quale SRT dovrà lavorare è 3 mm (ovvero una frequenza di 100 GHz): per garantire la massima efficienza a questa frequenza la superficie del riflettore primario da 64 metri è composta da 1008 pannelli di alluminio controllati da altrettanti servomeccanismi (attuatori). Il controllo e la compensazione delle deformazioni avverrà attraverso una procedura che utilizzerà sia il modello meccanico agli elementi finiti dell’antenna, sia la misura in tempo reale dell’impatto dei parametri atmosferici sulla struttura (grazie a centinaia di sensori di pressione per la misura del vento disposti sulla superficie del riflettore primario e sensori di temperatura distribuiti su tutta la struttura).
Il 15 febbraio 2012 la ditta MT-Mechatronics ha ultimato i lavori di propria competenza e si appresta a effettuare i collaudi.
Il progetto, gestito dall'INAF di Cagliari tramite l'Osservatorio astronomico di Cagliari (e in collaborazione con l'Istituto di Radioastronomia di Bologna e l'Osservatorio astrofisico di Arcetri di Firenze), è finanziato dal MIUR (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca) e ha il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna.
Ho visitato il cantiere insime al giornalista Daniele Barbieri e all'astrofisico Ignazio Porceddu.
A Silvia Casu, astrofisica dell'INAF-OAC, ho chiesto di illustrare il funzionamento e l'utità del radiotelescopio nella ricerca scientifica internazionale e di spiegare se potrebbe rivelarsi utile anche nella ricerca di forme di vita intelligenti.
- Silvia Casu (INAF-OAC) spiega cos'è e a cosa serve un radiotelescopio come SRT (videointervista, blog Linguaggio Macchina 18 febbraio 2012).
- E se SRT captasse un "Wow Signal"? Video-intervista all'astrofisica Silvia Casu (INAF-OAC) la Jody Foster di Pranu Sanguni (videointervista, blog Linguaggio Macchina 18 febbraio 2012).
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