Il progetto D.NAMICA e la sfida della medicina personalizzata



Un progetto (cofinanziato dal POR FESR 2007-2013 Obiettivo Competitività regionale e Occupazione del Friuli Venezia Giulia) nato per migliorare la cooperazione tra organismi di ricerca, centri per il trasferimento tecnologico e imprese. Il progetto D.NAMICA cura l'analisi dei parametri genetico-molecolari dei pazienti gestendo i dati per mezzo di una piattaforma informatica appositamente creata e sviluppa pannelli diagnostici in grado di rilevare polimorfismi genetici per le patologie oggetto dello studio.

Ho intervistato Lorenzo Giollo, respondabile del progetto, per capire di cosa si tratta e che progetti potrà avere.

Come nasce il progetto D.NAMICA?
«L’obiettivo che avevamo in mente è la realizzazione della medicina personalizzata. Credo sia noto che soggetti diversi con una medesima patologia, rispondono in maniera differente alle terapie. L’idea è quella di combinare informazioni molto importanti e di farle confluire in una nuova cartella clinica e molecolare più estesa, più capiente: un sistema intelligente che possa raccogliere sia i classici dati clinici di un paziente, sia le informazioni genetiche. Questo tipo di informazioni sono importanti per capire non solo l’insorgenza e lo sviluppo di una malattia ma anche le risposte ai trattamenti da parte di un paziente e quindi permetteranno una modulazione della terapia ad hoc. Il progetto vuole portare alla realizzazione di una piattaforma per lo studio di queste correlazioni e gettare le basi per una cartella clinica utile al personale medico e di ricerca».

Com'è stato possibile mettere insieme realtà così diverse e a volte distanti, come centri di ricerca, imprese, istituzioni?
«Qualche anno fa, la Regione Friuli Venezia Giulia ha con lungimiranza creato un distretto tecnologico per la biomedicina molecolare. In tale contesto, la naturale conseguenza è stata quella di promuovere proprio in questo ambito, che rappresenta il futuro della medicina, il bando co-finanziato da fondi europei POR FESR 2007 - 2013 Obiettivo Competitività regionale e Occupazione. Tutti i partner coinvolti nel progetto D.NAMICA, imprese, centri di ricerca, centri per il trasferimento tecnologico, hanno nel loro DNA l’innovazione e la ricerca. È su questo terreno comune che abbiamo innestato il bando regionale a cui abbiamo partecipato. Ciò nonostante, solitamente risulta molto difficile mettere insieme il mondo dell’impresa e quello della ricerca: è un dato problematico che è stato affrontato in molti modi anche a livello europeo. In questo caso specifico, l’input è arrivato dalla Regione che ha inserito nel bando l’obbligo di costruire una cordata secondo determinate caratteristiche che portano a una collaborazione così stretta. Va riconosciuto pertanto alle amministrazioni regionali che si sono succedute, il merito di aver saputo individuare e perseguire degli obiettivi di innovazione così importanti nonché di applicare un modello di cooperazione essenziale data la complessità dei temi affrontati. Il Friuli Venezia Giulia ha investito negli anni notevoli risorse in tema di innovazione. È una cosa che nasce nel tempo e ora se ne stanno raccogliendo i frutti. E’ un modello che funziona e che a mio avviso potrebbe essere ripreso da altre Regioni».

Perché sono state scelte queste tre aree della salute: cardiologia (cardiomiopatia dilatativa), oncologia (epatocarcinoma), malattie neurodegenerative (atrofia muscolare spinale)?
«Innanzitutto per l’impatto di queste patologie in termini di percezione da parte dei cittadini: sono patologie che hanno un impatto notevole sulla società, coinvolgono tanto il soggetto colpito, quanto chi gli è più vicino. Ricordo che il fine è personalizzare la cura, quindi migliorare la qualità della vita dei soggetti che purtroppo sviluppano queste patologie. Poi queste tre aree erano le più interessanti per i partner coinvolti, anche tenendo conto della specializzazione dei singoli soggetti che hanno preso parte al progetto e del punto di partenza da cui sviluppare la ricerca».

La cartella clinica digitale sarà compatibile con gli standard internazionali? Dove penste di proporla?
«Sì, la cartella clinica, o meglio la piattaforma, sarà compatibile con gli standard internazionali. Questo perché viene di fatto già progettata e costruita seguendo tali standard, compresi quelli per la protezione della privacy: i dati sensibili sono trattati in forma assolutamente anonima. Per quanto riguarda il prodotto finale: per il tipo di progetto e per la legislazione europea che lo regola, il nostro prodotto finale non può arrivare sul mercato. Ci dobbiamo fermare al prototipo da proporre. Pertanto gli sbocchi sul mercato saranno destinati alla successiva singola iniziativa dell’impresa o all’eventuale partenariato consolidato dal progetto di ricerca. Il nostro sistema si adatterà in ogni caso alle cartelle cliniche che sono già in utilizzo presso le strutture sanitarie, ma che non contengono tutte le informazioni che può fornire il prototipo che stiamo sviluppando e che è progettato in modo da essere flessibile e adattabile. Considerato il progetto nel suo insieme e immaginando come sarà realizzato il prodotto che stiamo sviluppando, riteniamo che potrà essere utilizzato, dopo opportuni adattamenti, a livello nazionale e internazionale, anche extraeuropeo».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 18 Maggio 2013

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