Inflazione di auguri: ipocrisia acuta o sincero bisogno di condividere sentimenti?

Fino a 20 anni fa in occasione delle feste di Natale ricevevo lettere e cartoline augurali. Da qualche tempo il lavoro del postino, almeno da queste parti, si è notevolmente ridotto (tra il 2010 e il 2015 il volume di corrispondenza postale in Italia è calato del 39%); qualche giorno fa ho ricevuto l'unica lettera di auguri, proveniva dagli USA.
Non è che lo scambio sia diminuito, anzi. E-mail, Facebook, Twitter, WhatsApp e all'nossidabile SMS, si assiste a un proliferare di auguri, greetings, happy e merry... Solo che la maggior parte di queste comunicazioni non è diretta a una persona ma è collettiva. Spesso sono auguri sparati nel mucchio, facilitati anche dalla semplicità: non ci sono lettere da scrivere a mano, affrancare e imbucare. O lanciati compulsivamente come quelli che si scambiano nei negozi, negli uffici, nelle scuole: dire auguri o, peggio, "auguroni" (!) non costa niente.
Attacchi di ipocrisia acuta o sincero bisogno di condividere sentimenti?
Ovviamente dipende dai casi.
Vediamo se qualche ricerca sul tema può aiutarci a capire qualcosa.

Secondo gli antropologi Robin Hill (Università di Durham) e Robin Dunbar (Oxford) la spedizione degli auguri per posta è ancora l'unico indicatore valido per misurare la reale volontà di restare in contatto con le persone care.
Hill R., Dunbar R.,  Social Networks Size in Humans, Human Nature, Vol. 14, No. 1, pp. 53-72.

Nel 1976 Phillip R. Kunz e Michael Woolcott studiarono i comportamenti sociali legati agli auguri di Natale inviando cartoline augurali a 578 sconosciuti pescati sull’elenco telefonico. I due ricercatori riscontrarono che i loro auguri venivano contraccambiati più spesso di quanto si aspettavano e conclusero che il comportamento osservato fosse funzionale al mantenimento di una coesione sociale formale. Il 20% di coloro che risposero non si informarono sull'identità del mittente.
Kunz, P.R. e . Woolcott, M., Season's greetings: From my status to yours, Social Science Research, Vol 5, 3, Sep, 1976. pp. 269-278.

Nel 1999 Karen Fingerman e Patricia Griffiths analizzarono il comportamento di un gruppo di 87 persone di età compresa tra 24 e 87 anni per studiare la qualità dei biglietti d’auguri ricevuti e corrisposti in occasione delle festività. I risultati della ricerca indicano che gli auguri di Natale rappresentano una convenzione sociale con funzioni e scopi differenti a seconda dei destinatari e dell’età anagrafica delle persone.
Fingerman, K.L., et.al., Season's greetings: Adults' social contacts at the holiday season, Psychology and Aging, Vol 14, 2, Jun, 1999. pp. 192-205.

Non ho trovato quello che cercavo. Continuerò a cercare. Per ora ho confermato la mia convinzione: gli auguri possono essere sinceri o del tutto finti, possono essere frutto di sentimenti sinceri o di atteggiamenti stereotipati. Dipende dai casi.

Andrea Mameli
blog Linguaggio Macchina
31 Dicembre 2016


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