Los Alamos, quell'alba estiva vide sorgere un secondo sole (L'Unione Sarda, 28 luglio 2005)

 

"Appuntamento a Hiroshima": diario della più terribile invenzione della storia

Los Alamos, quell’alba estiva vide sorgere un secondo sole 

Dal Trinity Test ai due lanci sul Giappone, la bomba atomica 

La notte tra il 15 e il 16 luglio del 1945 quasi nessuno riuscì a prendere sonno. Tra scienziati, tecnici e militari impegnati a Los Alamos nella creazione della bomba atomica si era diffusa una formidabile eccitazione. Tutti erano vittime dell’emozione di assistere al Trinity Test e vedere alla prova la nuova arma ma anche del timore che l’esperimento conclusivo del Progetto Manhattan potesse fallire. Così la gigantesca esplosione del primo ordigno al plutonio, all’alba del 16 luglio, giunse come una liberazione. Ma fu l’inizio dell’incubo atomico.
In Appuntamento a Hiroshima (Longanesi, 365 pagine, 18 Euro) Stephen Walker descrive così l’esperienza provata dagli uomini riuniti nel deserto del New Mexico: "Sorse dal deserto come un secondo sole, una palla di fuoco brillante e ardente in continua espansione, e terrorizzò tutti quelli che la guardarono. Nel primo millesimo di secondo parve qualcosa di orrendamente alieno, una forma gigantesca, carnosa, simile a un cervello con punte infuocate che schizzavano da tutte le parti mentre il cielo gli si apriva davanti. In quello stesso millisecondo, l’istante esatto della sua nascita, la temperatura del suo nucleo aveva raggiunto diversi milioni di gradi centigradi, diecimila volte più calda della superficie del sole, e il lampo accecante era assai più luminoso. Avvolse le montagne e il deserto con un’intensità e una chiarezza che nessuno degli astanti avrebbe mai dimenticato. L’impatto fu mostruoso e primordiale".
Il progetto Manhattan
Walker, studi storici a Oxford e a Harvard e ora regista di documentari, ripercorre le vicende umane, politiche e scientifiche che accompagnarono l’evento più drammatico della seconda guerra mondiale. Lo fa in maniera avvincente, documentando ogni notizia, dalla nascita del progetto al test Trinity, dalle esercitazioni del 509° gruppo dell’aviazione Usa alla distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Così descrive il clima di quei tempi: "Le due bombe accorciarono indubbiamente la guerra. È tuttora fonte di infiniti dibattiti quanto a lungo i giapponesi avrebbero ancora potuto resistere se non fossero state sganciate le due atomiche. Senza dubbio i combattimenti avrebbero fatto altre vittime, anche se non è possibile sapere se sarebbero state più o meno numerose di quelle che effettivamente perirono nelle due città giapponesi. Il fatto assodato è che la percezione di una minaccia da parte dell’Unione Sovietica ebbe un ruolo importante nella decisione di utilizzare la bomba atomica". Oggi i luoghi in cui si svolse il test Trinity fanno parte di un poligono missilistico di ventimila ettari e le grandi macchie verde smeraldo visibili nelle foto satellitari (accessibili via Internet con Google Map) mostrano ancora la sabbia vetrificata, effetto delle altissime temperature sprigionate nel corso delle esplosioni. Per la creazione dell’atomica gli Usa investirono circa 2 miliardi di dollari impiegando in totale 125 mila persone tra cui centinaia di scienziati, molti dei quali provenienti dall’Europa, compresi Enrico Fermi e altri italiani. Alla base di tutto i progressi fatti registrare in quegli anni nella fisica teorica e sperimentale. In particolare la scoperta che la fissione nucleare, la rottura del nucleo di un atomo con liberazione di enormi quantità di energia, poteva essere controllata. Utilizzando pochi kg di Plutonio (Trinity Test e Nagasaki) o di Uranio (Hiroshima) si otteneva l’effetto di migliaia di tonnellate di tritolo (kilotoni). La mattina del 16 luglio l’energia emessa fu pari a 20 kilotoni.
Misteri della Germania nazista
Si ritiene che la Germania nazista sarebbe riuscita a raggiungere i risultati del progetto Manhattan con oltre un anno di ritardo. Ma in un libro di Reiner Karlsch Hitler’s Bombe (DVA, 2005) riemerge la testimonianza di Luigi Romersa, uomo di fiducia di Mussolini, che nell’ottobre del 1944 si recò in Germania, su incarico del Duce, per assistere alla presentazione di una nuova straordinaria arma. Secondo l’autore si sarebbe trattato di una bomba al plutonio. Citando un rapporto dello spionaggio sovietico Karlsch racconta che nel marzo del 1945, in Turingia, furono fatte esplodere due bombe all’Uranio 235 che causarono la morte di centinaia di cavie umane, prigionieri di un vicino campo di concentramento. Recentemente il settimanale tedesco Der Spiegel ha ricordato che il 14 maggio 1945 un grande sommergibile tedesco, nome in codice U 234 XB, si arrese negli Usa, consegnando oltre a due aerei a reazione Messerschmidt 262, anche mezza tonnellata di ossido di uranio. Come contropartita di questo prezioso carico gli Usa avrebbero concesso la libertà a due ospiti dell’U-boat: Heinrich Mueller, comandante della Gestapo e Martin Bormann, capo del partito nazista e segretario di Hitler. Carter Hydrick nel suo Critical Mass: la vera storia della nascita della bomba atomica (1998) sostiene apertamente questa tesi e aggiunge che senza l’apporto tedesco il progetto Manhattan avrebbe accumulato mesi di ritardo.
La sabbia del Poetto
Il volume del Comitato di controllo degli effetti delle radiazioni atomiche delle Nazioni Unite che raccoglie tutte le informazioni relative ai materiali radioattivi derivanti da attività umane indica piccoli aumenti in concomitanza con ciascuno degli oltre duemila test eseguiti in atmosfera e nel sottosuolo. «In Sardegna - spiega Paolo Randaccio, docente di Fisica applicata all’Università di Cagliari e membro della sezione cagliaritana dell’INFN (Istituto nazionale di fisica nucleare) - analizzando campioni di terreno stratificati si nota che i livelli del Cesio 137 si innalzarono in corrispondenza dei test francesi nel deserto algerino (1960 e 1961) e dell’incidente di Cernobyl (1986). Altro dato eloquente è la sabbia del Poetto. Quella del ripascimento, essendo stata schermata fino a pochissimi anni fa, non presenta tracce di inquinamento radioattivo dovuto a esplosioni e incidenti nucleari, mentre siamo in grado di misurarle nella sabbia che è rimasta esposta in precedenza. Questi valori, molto significativi dal punto di vista scientifico, per fortuna non lo sono dal punto di vista sanitario. La radioattività, come il fuoco o la gravità, è un fenomeno naturale e bisogna conoscerla per evitarla quando supera livelli di guardia». Il laboratorio di Monserrato fornisce l’opportunità di approfondire questi studi distribuendo gratuitamente un semplice kit per allestire una piccola stazione di monitoraggio della radioattività, a disposizione di tutte le scuole che ne faranno richiesta: http://randaccio.ca.infn.it/laborad/ 

Andrea Mameli

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