"Nature", nuovi onori per le pulsar doppie (L'Unione Sarda, 16 febbraio 2006)

"Nature", nuovi onori per le pulsar doppie 

Scoperte da un gruppo internazionale composto anche da astrofisici dell’ateneo cagliaritano 

Un’antica novella persiana persiana narra la storia dei tre principi di Serendippo che vengono inviati dal padre in giro del mondo. I tre giovani nel loro peregrinare imparano a far tesoro delle scoperte casuali cui vanno incontro e riescono a superare prove molto impegnative, riuscendo a ritornano a corte felici e sapienti. Da allora il termine serendipità è rimasto a designare i casi, frequenti nella storia della scienza, in cui l’intelligenza riesce a cogliere da un accidente di percorso l’elemento, appunto non cercato, può rivelarsi assai prezioso. Anzi, a volte la grandezza di uno scienziato (e fior di Nobel lo testimoniano) può risiedere proprio nella sua capacità di cogliere questi regali della sorte. Così fu anche per la scoperta delle pulsar doppie: i nuovi oggetti cosmici scoperti, per caso, nell’ambito di massicce ricerche sulle pulsar. 
Le pulsar, scoperte nel 1967, sono particolari stelle di neutroni che emettono impulsi radio rilevabili con i radiotelescopi terrestri. Nel dicembre 2003 un gruppo internazionale, composto anche da astronomi dell’Università di Cagliari e del locale Istituto nazionale di astrofisica, pubblicò su Nature il resoconto della scoperta della prima pulsar doppia. Questo faro gravitazionale, denominato PSR J0737-3039, acquista ulteriore valore poiché consente di mettere alla prova la teoria della relatività generale di Albert Einstein, come un orologio cosmico di estrema precisione. Aver prestato attenzione a quel debole segnale intermittente ha fruttato al gruppo il Premio Cartesio 2005, massimo riconoscimento europeo per la ricerca scientifica. 
Il gruppo di ricerca italiano, diretto da Nichi D’Amico, ordinario di astrofisica all’Università di Cagliari e direttore dell’Osservatorio astronomico di Cagliari (struttura dell’istituto nazionale di astrofisica), ha presentato le recenti osservazioni delle SRRS (Sorgenti radio rotanti sporadiche) sull’ultimo numero di Nature. Se consideriamo che l’articolo pubblicato sulla rivista nel dicembre 2003 risulta oggi uno tra gli articoli scientifici più citati al mondo, in altre pubblicazioni scientifiche, non c’è da dubitare che anche quello annunciato ieri potrà seguire la medesima sorte. «Il lavoro sulle Pulsar è iniziato diversi anni fa - spiega Nicolò D’Amico - con misure prese in Australia, già pubblicate. Successivamente abbiamo eseguito nuove analisi di quegli stessi dati, trovando segnali diversi. Così siamo arrivati a scoprire una nuova classe di stelle di neutroni». 
Quali sono le caratteristiche principali di queste stelle?
«Le Pulsar girano ed emettono un impulso di onde radio, come la luce di un faro che ci giunge ad ogni giro. In questo caso invece l’emissione si interrompe: ogni tanto i fari non danno luce. Di questi oggetti riteniamo che nella nostra galassia ve ne siano più di 400 mila, mentre si immagina che le pulsar siano circa 100 mila». 
Quali sono le ricadute dell’astrofisica in altri campi? 
«Il ministero della ricerca ha appena approvato due grandi progetti dell’istituto di astrofisica. Il Waterfall, che ha come obiettivo l’applicazione delle tecnologie ottiche alla diagnostica e alla chirurgia oftalmica, e il Protosar, che prevede la realizzazione di specchi di grandi dimensioni utilizzabili per le energie alternative, insieme a Enel e Galileo Avionica. Questo secondo progetto porterà alla costruzione, nei pressi di Cagliari, di un nuovo impianto dedicato alle nuove tecnologie di costruzione di specchi per grandi telescopi». 
Il grande occhio sardo...
«Come simbolo del radiotelescopio di San Basilio, che con i suoi 64 metri di diametro sarà il più grande d’Europa, è stato scelto il petroglifo di Gennarrele stilizzato donato dal fisico cagliaritano, oggi affermato designer, Stefano Asili. Questo segno nuragico del capovolto appare - nel sito web ufficiale www.ca.astro.it/srt - affiancato alla ricostruzione digitale della futura parabola, con un impressionante accostamento antico-moderno». 
Il radiotelescopio sardo, in costruzione a San Basilio, sarà impiegato in questi studi? «Abbiamo intenzione di studiare queste sorgenti sempre più sistematicamente, specie quando sarà ultimato il Sardinia Radio Telescope che ha caratteristiche superiori agli impianti fin qui utilizzati per osservare le pulsar doppie. Sarà pronto tra fine 2007 e inizio 2008. Per l’epoca potenzieremo le nostre attività di divulgazione scientifica». 
Andrea Mameli




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