Fulco Pratesi e le domande sugli animali
Da piccolo anche lui si poneva mille interrogativi sulla natura. Per questo ieri sera Fulco Pratesi ha risposto con pazienza alle decine di domande rivoltegli dai bambini che hanno partecipato all'incontro con il presidente del WWF Italia organizzato nell'ambito del Festival Tuttestorie.
Molto affascinante la descrizione che Pratesi fa (anche nel libro cui era dedicato il titolo dell'incontro "Nella giungla di Sandokan") dei suoi incontri con gli animali, piccoli e grandi che siano. Da ammirare anche quella capacità di raccontare con grande lucidità ma con estrema semplicità i problemi importanti, come l'importanza della biodiversità e il rischio delle contaminazioni da pesticidi. Ma i bambini sembravano non essere molto interessati ai temi più problematici, quanto, e forse è giusto, alle colorazioni, al peso, alla velocità e alla forza degli animali più distanti da quelli (ma li avranno mai visti dal vivo?) presenti nei nostri ambienti.
A essere sinceri, tolte quelle dieci domande brillanti e utili a mantenere vivo l'interesse, con un Pratesi in splendida forma e capace di dare risposte profonde e colorate, alcuni bambini hanno ripetuto quello che accade in molti luoghi.
Come l'acquisto compulsivo e lo stesso consumo compulsivo [concetto per il quale rimando all'intervista Sulle tracce di Salgàri. Pratesi insegue il sogno dell'infanzia (che Pratesi mi ha concesso per la pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda, 16 ottobre 2006)] ho scoperto che esiste anche il domandare compulsivo. Solo così mi spiego perché i bambini seduti ai piedi del relatore si accanivano a chiedere quante righe ha la tigre, quanti pallini ha la giraffa, se un rinoceronte pesa più di un ippopotamo o quanto è piccola una formica.
Di bisogno di far domande, per fortuna ne abbiamo sempre e guai se così non fosse, ma allora chiediamoci perché si deve attendere Fulco Pratesi per porre quesiti che forse avrebbero potuto avere risposta a casa o a scuola. Un sospetto mi viene... Forse abituati a trangugiare la tv, cui non si puà chiedere nulla, i bambini non sanno più che possono abbeverarsi anche ad altre fonti del sapere. Un libro, un'enciclopedia, un papà capace almeno di aiutare a cercar le risposte, una mamma che sappia dov'è l'enciclopedia.
Andrea Mameli (blog Linguaggio Macchina)
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ciao
Paolo Maccioni