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Visualizzazione dei post da aprile 9, 2006

I robot del nostro quotidiano (L'Unione Sarda, 15 aprile 2006)

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Il Golem plasmato nel fango. I robot della prima fantascienza, il cyborg, tutti affondano le radici nel mito dell’automa malvagio cui si ispirò nel 1818 anche il Frankenstein di Mary Wollenstonecraft Shelley, il moderno Prometeo, appunto. Un mito nato forse insieme a quegli automi del teatro greco come gli uccelli in grado di cantare grazie alla pressione dell'acqua di Hero d'Alessandria (285-222 a.C.). Quanto alla parola robot pare derivi dal gotico “arbi”, da cui anche il tedesco “arbeit” (lavoro) e il ceco “robota” (schiavo o lavoratore forzato). Il Robot comparve per la prima volta nel 1912 in RUR: Rossum's Universal Robots, romanzo di Karel Kapek pubblicato nel 1917 in Cecoslovacchia. Ma parlare di robot e di fantascienza significa affrontare un tema molto reale e concreto: quanto la tecnologia ha inciso sul nostro quotidiano. Ne abbiamo parlato con Edoardo Boncinelli, docente di Biologia e Genetica all’Università San Raffaele di Milano e membro del Comitato di consul

Carta e forbici nell'epoca del computer (L'Unione Sarda, 10 aprile 2006)

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Nell’era del videogioco può apparire anacronistico far ricorso a carta, forbici e coccoina, ora che copia e incolla è divenuto sinonimo di azioni da compiere con i software e non a mano. A riabilitare i giochi semplici e i materiali tradizionali ecco il “Kit del bravo supplente” (Edizioni La Meridiana, 144 pagine, 15 euro). L’autore, Carlo Carzan, ideatore della prima ludoteca palermitana, ci spiega come aiutare maestri e professori a diventare «facilitatori di giochi di logica, di parole e socialità». Il Kit del bravo supplente presenta 22 schede di giochi, complete di storia, modalità di utilizzo, finalità, collegamenti con le discipline scolastiche, bibliografia. A dire il vero non sono aboliti i giochi tecnologici: una proposta è incentrata sull’uso del tanto amato SMS, che diventa esca educativa per portare i ragazzi a cimentarsi in una gara a cronometro, per scrivere ad esempio un commento su un film o un libro, entro il limite dei fatidici 160 caratteri. «Questo libro – spiega C