I robot del nostro quotidiano (L'Unione Sarda, 15 aprile 2006)
Il Golem plasmato nel fango. I robot della prima fantascienza, il cyborg, tutti affondano le radici nel mito dell’automa malvagio cui si ispirò nel 1818 anche il Frankenstein di Mary Wollenstonecraft Shelley, il moderno Prometeo, appunto. Un mito nato forse insieme a quegli automi del teatro greco come gli uccelli in grado di cantare grazie alla pressione dell'acqua di Hero d'Alessandria (285-222 a.C.). Quanto alla parola robot pare derivi dal gotico “arbi”, da cui anche il tedesco “arbeit” (lavoro) e il ceco “robota” (schiavo o lavoratore forzato). Il Robot comparve per la prima volta nel 1912 in RUR: Rossum's Universal Robots, romanzo di Karel Kapek pubblicato nel 1917 in Cecoslovacchia. Ma parlare di robot e di fantascienza significa affrontare un tema molto reale e concreto: quanto la tecnologia ha inciso sul nostro quotidiano. Ne abbiamo parlato con Edoardo Boncinelli, docente di Biologia e Genetica all’Università San Raffaele di Milano e membro del Comitato di consul