"Fest", e a Trieste è febbre di scienza (L'Unione Sarda, 25 maggio 2007)

Leggere aiuta a capire. E far capire la scienza aiuta a leggere. Lo hanno ripetuto al Fest di Trieste, il più grande salone europeo di editoria scientifica, gli esperti internazionali chiamati a raccontare la loro esperienza nel settore. Intervenendo a uno dei 110 eventi che si sono svolti nei quattro giorni della manifestazione, il presidente del Gruppo interministeriale per lo sviluppo della cultura scientifica, Luigi Berlinguer ha inquadrato il problema: «Ho ragione di credere che uno dei motivi per cui in Italia si legge meno che negli altri paesi risieda nella scarsa educazione scientifica».
Fest, forte delle sue 30.000 presenze (distribuite tra il Salone degli Incanti, la Stazione Marittima e l’antico Caffè Tommaseo), può sicuramente fare da amplificatore al lavoro di quanti, da anni, credono nell’importanza della comunicazione della scienza, come esercizio democratico del diritto di sapere cosa fanno gli scienziati, strettamente connesso con il dovere degli scienziati di far sapere in che modo spendono i finanziamenti che ricevono e con il diritto di spiegare al politico perché deve investire nelle sue ricerche. E in fondo è anche esercizio del diritto di capire bene quali sono gli argomenti di un referendum o cosa significano le posizioni assunte dai partiti in ordine alle scelte energetiche, sanitarie, culturali e militari.
A Fest si è parlato anche dei rapporti tra comunicazione scientifica e mezzi d’informazione: il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) del Friuli Venezia Giulia, Franco Del Campo (docente di Teoria e tecniche della comunicazione pubblica all’Università di Trieste) ha richiamato la figura di Galileo Galilei, il divulgatore ante litteram del Dialogo sui massimi sistemi, per giungere alla condizione attuale. «La scienza moderna – per Del Campo – nasce come paradigma comunicativo aperto e trasparente, basato sul dialogo e il confronto rigoroso, ma anche come racconto divulgativo a un pubblico potenzialmente molto vasto».
A Trieste si è parlato di argomenti ai confini con la fantascienza, come il seminario Chi è la macchina? Il futuro prossimo tra robotica e bioingegneria, in cui Paolo Dario (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) ha illustrato i nuovi presìdi diagnostici e terapeutici costituiti da minuscoli robot da ingerire.
Ampio spazio è stato dedicato alla divulgazione scientifica per i bambini: Editoriale Scienza (che curava un laboratorio di scienza per gioco) ha presentato il libro La fisica del miao. Meritata ribalta per i Minidarwin: protagonisti 6 mesi fa dell’esplorazione delle Galapagos. Sette bambini che vedremo in azione su Rai Educational. A Fest si è svolta la cerimonia di premiazione del concorso dedicato a Giovanni Maria Pace, vinto da Lucio Luzzato con il libro Capire il cancro (Rizzoli, 2007).
Uno dei termometri che hanno misurato la febbre per la scienza divampata a Fest è quello dei libri venduti: sono stati 12.000 e hanno interessato ogni tipo di lettore. Oltre 300 persone hanno seguito i caffè scientifici e 400 sono rimasti affascinati dalla Street Science in piazza della Borsa. Le conferenze più affollate sono state quelle del matematico Piergiorgio Odifreddi “Perché non possiamo non essere scientisti (e più che mai matematici)” e del cosmologo inglese John David Barrow docente a Cambridge. Significativa la presenza delle scuole: visite guidate, mostre e laboratori per circa 4.100 studenti. Determinanti per la riuscita dell’iniziativa i 70 animatori dall’Università di Trieste e i 20 studenti del Master in Comunicazione della Scienza della Sissa.
ANDREA MAMELI 


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