Matita gomma e china (L'Unione Sarda, 6 settembre 2007)
Matita gomma e china
A Mantova i fumetti di Vanna Vinci
Figurava tra le sei artiste scelte dal supplemento D del quotidiano La Repubblica di sabato scorso a rappresentare le fumettiste di Bologna. Vanna Vinci, nata a Cagliari nel 1964, vive nel capoluogo emiliano dal 1995, dove conduce una brillante carriera tutta disegni e nuvolette. Una produzione importante e ora anche la docenza al corso di Fumetto e illustrazione dell’Accademia di Belle arti di Bologna. Nel 1999 ha vinto il premio Yellow Kid come miglior disegnatrice e ha trionfato al Lucca Comics del 2005 con il Gran Guinigi.
Vanna Vinci ha iniziato a lavorare nel 1987 a Cagliari, dopo il diploma in grafica pubblicitaria all’Istituto Europeo di Design, aprendo lo studio di grafica Mow Mow con la collega Licia Casula. Nel 1989 ha esordito nel mondo del fumetto sulla rivista Fumo di China e dal 1996 pubblica regolarmente le sue storie a fumetti sulla rivista Mondo Naif di Kappa Edizioni. Vanna Vinci ha lavorato per molti editori (Mondadori, Fabbri, E.Elle, Piemme) anche come illustratrice e ha collaborato con le riviste Linus di Baldini e Castoldi, Io Donna Corriere della Sera. Attualmente illustra le pagine della cultura del quotidiano L’Unità.
La bambina filosofica 2, decimo libro a fumetti di Vanna Vinci (Kappa Edizioni, 2006) sta andando molto bene – ha anche un sito: www.labambinafilosofica.it – e segue il successo del 2004 (La bambina filosofica, dello stesso editore). Il più recente è Sophia nella Parigi ermetica (Kappa Edizioni, 2007).
L’anno scorso è intervenuta al festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie, a Cagliari, sul tema "Viaggio sentimentale fra parole e immagini". E il 7 settembre sarà al Festivaletteratura di Mantova: "Filosofie e alchimie a fumetti". Una telecamera riprenderà l’artista cagliaritana impegnata a disegnare con quel suo tratto originale, sintesi tra la grande tradizione del fumetto europeo e le suggestioni del manga giapponese
Cosa significa lavorare e vivere lontano dalla propria città? "Vivere lontano da Cagliari è un problema: non ci si abitua mai a lasciare il mare per la pianura padana, è impossibile abituarsi completamente. Però Bologna è bellissima, non me la sento molto di lamentarmi. È solo per l’indole fenicio punica che ci intristisce. Torno sempre in agosto e mi porto il lavoro a Cagliari".
Quali vantaggi? "Intanto Bologna è una città che facilita gli incontri e gli scambi, le amicizie e i rapporti professionali. Poi gli spostamenti verso altre città italiane sono facili e veloci. E nel mio lavoro c’è un humus che ha radici antiche".
Perché ci sono tante fumettiste? "Bologna è realmente piena di fumettari, tutti legati al fumetto d’autore, anche molte donne. Forse perché molte case editrici hanno il baricentro qui, si creano incontri, occasioni di scambio. E vere opportunità di lavoro".
Come ci si arriva? "Avevo delle influenze giapponesi forti, che all’epoca erano rare e rischiose, però avevo rimandi al fumetto italiano classico di Crepax, Pratt, Battaglia. Poi sono molto cocciuta e non mi sono mai abbattuta. Di fatto il mio approdo a Bologna è avvenuto con la pubblicazione di due albi: L’Altra Parte e Doppio Sogno su Nova Express, storica rivista della Granata Press, dal 1991 al 1994. Poi Granata a chiuso e ho avuto subito modo di iniziare una nuova avventura con Kappa, che prosegue tuttora".
Come nascono i personaggi? "La bambina filosofica è nata su un tovagliolo di carta in un pub, spontaneamente e con un carattere diverso dagli altri miei precedenti personaggi, più realistici, dai quali non emergevano miei tratti bibliografici. Poi c’è Sophia, una ragazza che disegna fumetti e ha una grande ossessione: l’alchimia. Da Cagliari Sophia parte alla volta di Bologna, una città che si rivela inaspettatamente magica. Ora sto facendo un lavoro per l’editore franco-belga Dargaud: una ragazza arriva a Parigi dalla Sardegna e anche qui scattano incontri con i fantasmi, lo spostamento, il viaggio. I fantasmi, a parte uno o due, sono strettamente legati a Parigi. Quasi sempre nelle mie storie ci sono dinamiche interpersonali e storie personali. C’è il quotidiano, ma manca l’avventura".
E le ambientazioni? "Quando disegno Cagliari si riconoscono alcuni ambienti. Ma non è un capriccio: in Sophia l’inizio nelle rocce di capo Teulada per me è molto importante. Inoltre il mio lavoro è molto intenso anche sul riferimento storico e di ambientazione. Poi vado sul posto a scattare foto dell’ambiente che devo disegnare. Ho un’ossessione per lo sfondo: lo devo riportare fedelmente".
Cosa è per lei il fumetto? "Un linguaggio di comunicazione molto particolare. Io lavoro con matita, gomma e china, e faccio crescere un mondo molto complesso con strumenti molto semplici. È un lavoro artistico che può richiedere poco materiale e poco spazio. Lo sento un lavoro molto artigianale e con un rapporto molto stretto con gli attrezzi del mestiere".
Progetti futuri? "Portare avanti la lunga storia a colori richiestami dall’editore franco-belga Dargaud. Poi ho un altro libro in lavorazione per Il Battello a Vapore. Per Kappa un terzo libro della bambina filosofica strisce e per Lucca Comics un volume di sole vignette".
Le maggiori soddisfazioni? "Intanto di essere riuscita a fare quello che volevo. Poi riconoscimenti come l’invito a Mantova. Ma soprattutto la risposta da parte dei lettori e il rapporto con gli editori italiani e stranieri. Ho sempre lavorato con molto rispetto e ascolto per le mie idee. Faccio l’autrice e sono felice".
A Mantova i fumetti di Vanna Vinci
Figurava tra le sei artiste scelte dal supplemento D del quotidiano La Repubblica di sabato scorso a rappresentare le fumettiste di Bologna. Vanna Vinci, nata a Cagliari nel 1964, vive nel capoluogo emiliano dal 1995, dove conduce una brillante carriera tutta disegni e nuvolette. Una produzione importante e ora anche la docenza al corso di Fumetto e illustrazione dell’Accademia di Belle arti di Bologna. Nel 1999 ha vinto il premio Yellow Kid come miglior disegnatrice e ha trionfato al Lucca Comics del 2005 con il Gran Guinigi.
Vanna Vinci ha iniziato a lavorare nel 1987 a Cagliari, dopo il diploma in grafica pubblicitaria all’Istituto Europeo di Design, aprendo lo studio di grafica Mow Mow con la collega Licia Casula. Nel 1989 ha esordito nel mondo del fumetto sulla rivista Fumo di China e dal 1996 pubblica regolarmente le sue storie a fumetti sulla rivista Mondo Naif di Kappa Edizioni. Vanna Vinci ha lavorato per molti editori (Mondadori, Fabbri, E.Elle, Piemme) anche come illustratrice e ha collaborato con le riviste Linus di Baldini e Castoldi, Io Donna Corriere della Sera. Attualmente illustra le pagine della cultura del quotidiano L’Unità.
La bambina filosofica 2, decimo libro a fumetti di Vanna Vinci (Kappa Edizioni, 2006) sta andando molto bene – ha anche un sito: www.labambinafilosofica.it – e segue il successo del 2004 (La bambina filosofica, dello stesso editore). Il più recente è Sophia nella Parigi ermetica (Kappa Edizioni, 2007).
L’anno scorso è intervenuta al festival di letteratura per ragazzi Tuttestorie, a Cagliari, sul tema "Viaggio sentimentale fra parole e immagini". E il 7 settembre sarà al Festivaletteratura di Mantova: "Filosofie e alchimie a fumetti". Una telecamera riprenderà l’artista cagliaritana impegnata a disegnare con quel suo tratto originale, sintesi tra la grande tradizione del fumetto europeo e le suggestioni del manga giapponese
Cosa significa lavorare e vivere lontano dalla propria città? "Vivere lontano da Cagliari è un problema: non ci si abitua mai a lasciare il mare per la pianura padana, è impossibile abituarsi completamente. Però Bologna è bellissima, non me la sento molto di lamentarmi. È solo per l’indole fenicio punica che ci intristisce. Torno sempre in agosto e mi porto il lavoro a Cagliari".
Quali vantaggi? "Intanto Bologna è una città che facilita gli incontri e gli scambi, le amicizie e i rapporti professionali. Poi gli spostamenti verso altre città italiane sono facili e veloci. E nel mio lavoro c’è un humus che ha radici antiche".
Perché ci sono tante fumettiste? "Bologna è realmente piena di fumettari, tutti legati al fumetto d’autore, anche molte donne. Forse perché molte case editrici hanno il baricentro qui, si creano incontri, occasioni di scambio. E vere opportunità di lavoro".
Come ci si arriva? "Avevo delle influenze giapponesi forti, che all’epoca erano rare e rischiose, però avevo rimandi al fumetto italiano classico di Crepax, Pratt, Battaglia. Poi sono molto cocciuta e non mi sono mai abbattuta. Di fatto il mio approdo a Bologna è avvenuto con la pubblicazione di due albi: L’Altra Parte e Doppio Sogno su Nova Express, storica rivista della Granata Press, dal 1991 al 1994. Poi Granata a chiuso e ho avuto subito modo di iniziare una nuova avventura con Kappa, che prosegue tuttora".
Come nascono i personaggi? "La bambina filosofica è nata su un tovagliolo di carta in un pub, spontaneamente e con un carattere diverso dagli altri miei precedenti personaggi, più realistici, dai quali non emergevano miei tratti bibliografici. Poi c’è Sophia, una ragazza che disegna fumetti e ha una grande ossessione: l’alchimia. Da Cagliari Sophia parte alla volta di Bologna, una città che si rivela inaspettatamente magica. Ora sto facendo un lavoro per l’editore franco-belga Dargaud: una ragazza arriva a Parigi dalla Sardegna e anche qui scattano incontri con i fantasmi, lo spostamento, il viaggio. I fantasmi, a parte uno o due, sono strettamente legati a Parigi. Quasi sempre nelle mie storie ci sono dinamiche interpersonali e storie personali. C’è il quotidiano, ma manca l’avventura".
E le ambientazioni? "Quando disegno Cagliari si riconoscono alcuni ambienti. Ma non è un capriccio: in Sophia l’inizio nelle rocce di capo Teulada per me è molto importante. Inoltre il mio lavoro è molto intenso anche sul riferimento storico e di ambientazione. Poi vado sul posto a scattare foto dell’ambiente che devo disegnare. Ho un’ossessione per lo sfondo: lo devo riportare fedelmente".
Cosa è per lei il fumetto? "Un linguaggio di comunicazione molto particolare. Io lavoro con matita, gomma e china, e faccio crescere un mondo molto complesso con strumenti molto semplici. È un lavoro artistico che può richiedere poco materiale e poco spazio. Lo sento un lavoro molto artigianale e con un rapporto molto stretto con gli attrezzi del mestiere".
Progetti futuri? "Portare avanti la lunga storia a colori richiestami dall’editore franco-belga Dargaud. Poi ho un altro libro in lavorazione per Il Battello a Vapore. Per Kappa un terzo libro della bambina filosofica strisce e per Lucca Comics un volume di sole vignette".
Le maggiori soddisfazioni? "Intanto di essere riuscita a fare quello che volevo. Poi riconoscimenti come l’invito a Mantova. Ma soprattutto la risposta da parte dei lettori e il rapporto con gli editori italiani e stranieri. Ho sempre lavorato con molto rispetto e ascolto per le mie idee. Faccio l’autrice e sono felice".
Andrea Mameli
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