Batteri, i protagonisti della Storia
Nella conferenza dell'infettivologo Silverio Piro le caratteristiche e il ruolo nella vicenda dell'Uomo dei più piccoli organismi del pianeta
La loro presenza è stata determinante nel rendere la Terra abitabile, ma sono noti solo per la loro pericolosità. Sono i batteri, l’organismo più diffuso sul pianeta, ma invisibile a occhio. Devono la loro rapidità di adattamento alla ricombinazione di materiale genetico, azione molto più rapida delle mutazioni degli altri organismi. E per questa ragione non esistono solo batteri buoni, quelli cioè che il nostro corpo ospita in grande numero (si conoscono oltre 200 specie di microrganismi residenti nel nostro organismo, circa 10 milioni di batteri su un centimetro quadrato di pelle). I batteri, ma non solo loro, sono stati al centro della relazione tenuta dall’infettivologo Silverio Piro nel corso del seminario "Grandi epidemie nella storia dell'umanità". L’incontro, il quarto del ciclo Aggiornamenti in Medicina, si è svolto il 19 febbraio nell’auditorium dell’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari.
Le epidemie, ha spiegato Piro, hanno avuto inizio dopo il formarsi dei primi villaggi, circa 10 mila anni fa, per una serie di cause, come l’assenza di sistemi di smaltimento dei rifiuti e degli escrementi, l’incapacità del sistema immunitario umano di adattarsi rapidamente per fronteggiare nuovi microbi, lo stesso aumento della popolazione e la vicinanza con altre specie animali.
Silverio Piro (specialista in Malattie Infettive e in Medicina Tropicale all’Ospedale Santissima Trinità di Cagliari) ha ricordato le grandi transizioni verificatesi negli ultimi 100 secoli, a partire dalla prima, che diede origine a numerose malattie infettive in Medio Oriente, Asia e America, alla seconda, caratterizzata dall’esplosione in Europa di malattie virali in seguito ai primi viaggi e alle grandi guerre condotte dall’Impero Romano e dai crociati, in particolare nel Vicino oriente. Successivamente gli europei esportarono alcuni agenti patogeni nelle Americhe, nel sud Pacifico, in Australia e infine in Africa, con esiti letali per le popolazioni che fino a quel momento erano rimaste immunologicamente isolate. Le epidemie storiche sono causate da batteri e da virus, tranne la malaria, che trae origine da alcune specie di protozoi, il più pericoloso dei quali è il Plasmodium falciparum, trasmesso all’uomo dalla zanzara Anopheles. Con i suoi 500 milioni di casi all’anno la malaria è ancora oggi la più diffusa fra tutte le malattie parassitarie, tristemente nota in Sardegna, fino alla completa eradicazione avvenuta nel 1950 in seguito alla campagna triennale a colpi di DDT. Tra le epidemie più temibili della storia un posto di rilievo spetta alla peste, malattia causata dal batterio Yersinia pestis, che viene trasmesso all’uomo dalle pulci. A Cagliari si ricorda quella del 1656. La causa del colera, malattia caratterizzata dall’insorgenza di diarrea e vomito, risiede invece nel veleno secreto dal batterio Vibrio cholerae. Al virus del vaiolo, ufficialmente scomparso nel 1980, sopravvive invece in due laboratori: ad Atlanta, negli USA, e a Novosibirsk, in Russia. Altre epidemie di rilievo furono quella di poliomielite (scesa a poche centinaia di casi all’anno) e la tubercolosi (che uccide ancora oggi 2 milioni di persone all’anno).
Se delle epidemie catastrofiche oggi si parla solo al passato geografici lo dobbiamo all’evoluzione della medicina e al miglioramento delle condizioni di igiene, unitamente alla circolazione della conoscenza in ampie fasce della popolazione mondiale.
ANDREA MAMELI
L'UNIONE SARDA, 21 febbraio 2008, pagina 55, Cultura
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