Scene di un'impresa. Volume di Antonio Saba (L'Unione Sarda, 15 dicembre 2008)
La fisica del secolo scorso ha raccolto numerose prove a sostegno della teoria del Big Bang secondo la quale il nostro universo avrebbe avuto origine da una gigantesca esplosione. Nei primi istanti la materia non era altro che un enorme miscuglio caldo e denso, chiamato plasma di quark e gluoni, ovvero un condensato di quelle particelle che oggi risiedono dentro i protoni e i neutroni: i costituenti elementari della materia. Ma questa condizione immediatamente successiva al Big Bang sembra essere durata appena 10 microsecondi e questo fatto ha incuriosito i fisici al punto da spingerli a tentare di ricreare il plasma di quark e gluoni. L'esperimento ALICE (A Large Ion Collider Experiment at CERN) nasce con questo scopo grazie alla disponibilità del più potente acceleratore di particelle del mondo: quello del CERN di Ginevra. Per originare il plasma si farano scontrare nuclei di atomi di piombo e così il progetto ALICE, nel quale sono impegnati anche una dozzina di ricercatori sardi, potrebbe riuscire svelare uno dei più grandi misteri della fisica moderna. Non è facile afferrare la grandiosità di questa colossale impresa scientifica e culturale, ma oggi disponiamo di un libro che può aiutare a capire. Il volume, presentato il 12 dicembre al T-hotel di Cagliari, è frutto del lavoro di Antonio Saba, fotografo ufficiale della collaborazione internazionale ALICE.
Fotografare macchine e persone impegnate a scoprire le condizioni della materia nei primi istanti di vita dell'universo richiedeva un titolo imponente: One millionth of a second after the big bang (Un milionesimo di secondo dopo il big bang). Il libro è impreziosito dalla grafica di Stefano Asili, a partire dalla copertina, perforata da un grande ottagono rosso, a richiamare la forma delle strutture più vistose dell'acceleratore di Ginevra. Osservando queste macchine imponenti e i lunghissimi cavi che si intrecciano nei tunnel, e poi mani, occhi, teste protette da caschetti d’alpinista a dimostrazione dello straordinario impegno di uomini e donne provenienti da tutto il mondo, si apprezza il valore dell’opera di Antonio Saba. Tavole di grande formato, stampate su sfondo nero, forniscono pagina dopo pagina uno spaccato della grande impresa scientifica. Ma il libro di Saba – alcune immagini si trovano nel sito www.antoniosaba.com/alicebook – è anche una miniera di informazioni scientifiche, grazie ai testi redatti da fisici impegnati nel progetto.
Con l’uso di luci colorate, inquadrature ardite e messe a fuoco studiate al millimetro, saba mostra di sapersi destreggiare molto bene nel sottile crinale sul quale si muove il fotografo industriale. Ovvero tra la necessità di riportare fedelmente la realtà e il bisogno di imporre la propria vena artistica, senza peraltro ricorrere a stratagemmi elettronici.
«Forse la mia abilità – spiega Antonio Saba – consiste nel vedere dell'arte in ogni manufatto umano e di riuscire a trasmettere questa mia visione».
Ma come si progetta un volume come questo?
«Il libro - spiega ancora Saba - nasce come sviluppo naturale dei miei interventi fotografici su ALICE, e in particolare l'idea nacque da un incontro ad Erice fra me, Eugenio Nappi coordinatore del progetto ALICE Italia e Corrado Cicalò dell'Istituto di Fisica Nucleare di Cagliari».
Andrea Mameli
Fotografare macchine e persone impegnate a scoprire le condizioni della materia nei primi istanti di vita dell'universo richiedeva un titolo imponente: One millionth of a second after the big bang (Un milionesimo di secondo dopo il big bang). Il libro è impreziosito dalla grafica di Stefano Asili, a partire dalla copertina, perforata da un grande ottagono rosso, a richiamare la forma delle strutture più vistose dell'acceleratore di Ginevra. Osservando queste macchine imponenti e i lunghissimi cavi che si intrecciano nei tunnel, e poi mani, occhi, teste protette da caschetti d’alpinista a dimostrazione dello straordinario impegno di uomini e donne provenienti da tutto il mondo, si apprezza il valore dell’opera di Antonio Saba. Tavole di grande formato, stampate su sfondo nero, forniscono pagina dopo pagina uno spaccato della grande impresa scientifica. Ma il libro di Saba – alcune immagini si trovano nel sito www.antoniosaba.com/alicebook – è anche una miniera di informazioni scientifiche, grazie ai testi redatti da fisici impegnati nel progetto.
Con l’uso di luci colorate, inquadrature ardite e messe a fuoco studiate al millimetro, saba mostra di sapersi destreggiare molto bene nel sottile crinale sul quale si muove il fotografo industriale. Ovvero tra la necessità di riportare fedelmente la realtà e il bisogno di imporre la propria vena artistica, senza peraltro ricorrere a stratagemmi elettronici.
«Forse la mia abilità – spiega Antonio Saba – consiste nel vedere dell'arte in ogni manufatto umano e di riuscire a trasmettere questa mia visione».
Ma come si progetta un volume come questo?
«Il libro - spiega ancora Saba - nasce come sviluppo naturale dei miei interventi fotografici su ALICE, e in particolare l'idea nacque da un incontro ad Erice fra me, Eugenio Nappi coordinatore del progetto ALICE Italia e Corrado Cicalò dell'Istituto di Fisica Nucleare di Cagliari».
Andrea Mameli
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