Scienza, la regina che si trasforma (L'Unione Sarda, 4 novembre 2009)
Come spiegherebbe a un bambino il bisogno di superare la concezione di Natura al singolare?
«Gli direi di guardare con attenzione gli occhi di un'ape, magari con una lente d'ingrandimento, e li vedrà diversi da quelli di un essere umano. Poi gli spiegherei che il sistema occhio-cervello dell'ape è molto diverso da quello umano e che quindi uomo e ape vedono in modo diverso. Infine gli direi di immaginare di passeggiare sul prato e così vedrà l'erba e i fiori e immaginerà che l'ape li vede in modo diverso. Allora, gli direi: caro bambino, la natura non è una sola. Ci sono molte nature a seconda di chi sta osservando il mondo esterno: la natura vista dall'uomo è diversa dalla natura vista dagli animali. A meno che non si decida che solo l'uomo conosce la natura. E qui sorge un altro problema. Spiegherei al bambino che per molti secoli gli esseri umani hanno descritto l'universo ponendo la Terra immobile al centro. Dopo, però, Copernico, Keplero e Galilei hanno dimostrato che l'universo è completamente diverso e che la Terra non è immobile ma ruota intorno al Sole. E se guardiamo la storia della scienza ci rendiamo conto che le nostre descrizioni della natura hanno subìto mutamenti radicali. Quindi anche per noi umani c'è una sequenza di molte nature».
La scienza in Italia è sempre la cenerentola: pochi investimenti, scarsa considerazione sociale, fuga di cervelli. Ha soluzioni da suggerire?
«Quella soluzione l'ha suggerita il presidente della Repubblica, che ha addirittura usato la parola “meschinità” per descrivere ciò che è accaduto in Italia negli ultimi vent'anni, usando la scusa del bilancio per bloccare sia gli investimenti in danaro, sia gli investimenti in risorse umane, nell'ambito della ricerca scientifica e tecnologica. Uscire dalla meschinità vuol dire fare scelte politiche coraggiose per superare la crisi con grandi innovazioni conoscitive, così da innovare a livello industriale e potenziare il senso critico dei cittadini. Meno opere faraoniche e più cultura».
ANDREA MAMELI
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