È italiano il cucciolo di robot (L'unione Sarda, 30 luglio 2006)
Scienza. Sarà in grado di autoripararsi e di imparare: molteplici gli scopi a cui potrà essere adibito
È italiano il cucciolo di robot
Avrà un cervello ibrido, biologico e artificiale
Avrà le dimensioni di un bambino di 2 anni e mezzo. Sarà in grado di auto-riparare i suoi tessuti principali e avrà un cervello ibrido: metà biologico e metà artificiale. Fantascienza? No, è Robot Cub ("cucciolo di robot") un ambizioso progetto, finanziato dall’Unione Europea, che nel giro di pochi anni permetterà di vedere in azione un robot del tipo di quelli anticipati in libri e pellicole. Le attività sono coordinate dall’ideatore del progetto, Giulio Sandini, dell’Università di Genova, direttore di ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia (che ha sede nel capoluogo ligure all’interno del tecnopolo di Morego). Si tratta di un progetto da 8,5 milioni di Euro finanziato dall’Unione Europea e sviluppato da un gruppo internazionale che comprende oltre ai due centri genovesi altri importanti istituti di ricerca italiani (come la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’Università di Ferrara) e esteri (le Università di Salford, Lisbona e Tokyo, l’MIT di Boston), vedrà uno sviluppo del RobotCub aperto e trasparente, nella stessa ottica del software open source. Un prototipo replicabile, quindi, sul quale sarà possibile inserire applicazioni frutto del lavoro di diversi gruppi di ricerca. In quest’ottica, nei prossimi mesi, l’Istituto italiano di tecnologia (Iit) potrà offrire il proprio contributo allo sviluppo del progetto con le strutture e ricercatori.
I primi componenti del robot sono stati presentati a Ventimiglia nei giorni scorsi, in occasione di un seminario internazionale che ha radunato i principali esperti mondiali delle discipline interessate, mentre a Genova, al tecnopolo di Morego, sede dell’Iit, sono state illustrate le linee di attività dell’Istituto italiano di tecnologia, che oltre le nanotecnologie e le neuroscienze, prevedono di dare nuovo slancio alla robotica. Ma quali sono le principali novità introdotte dal Robotcub? Innanzitutto la possibilità di portare oltre gli attuali confini tecnologici la ricerca nel campo dell’intelligenza artificiale, grazie alla coesistenza di parti organiche e parti sintetiche nel cervello del robottino.
L’istituto italiano di tecnologie a questo scopo sta sviluppando una nuova tecnica di creazione di reti neuronali che prevede l’inserzione di cellule nervose di animali su piastre di vetro e di silicio. Una simile mente artificiale sarà capace di interagire con l’ambiente, di apprendere e creare risposte sempre nuove. Il primo prototipo ha un’intelligenza ancora basata su transistor e componenti elettronici tradizionali.
Altre novità riguardano i materiali utilizzati per assemblare l’androide: Robotcub sarà costruito con sistemi innovativi e a seconda delle esigenze avrà parti molli, flessibili, resistenti, elastiche. Il corpo sarà così in grado di interagire con l’esterno, e, come accade ai cuccioli d’uomo, nei quali l’intelligenza si sviluppa di pari passo alla manipolazione, il cucciolo di robot saprà sfruttare le sue abilità motorie anche per apprendere, che è in fondo il cuore del progetto.
Robotcub avrà anche la capacità di intervenire, autonomamente, riparando tessuti danneggiati, il che lo renderebbe adatto a compiere missioni in zone rischiose (ad esempio in prossimità di incendi, alluvioni o altre calamità) oppure su altri pianeti, dove fra l’altro non avrebbe bisogno di respirare e di nutrirsi. Sono state immaginate svariate applicazioni per questo simpatico robot: dalle segreterie telefoniche intelligenti alla partecipazione a missioni impossibili. Inoltre Robotcub servirà a sperimentare microcircuiti in grado di sostituire parti di tessuto nervoso per fornire nuove capacità motorie agli invalidi (come arti e midollo spinale lesionato) e nano-trasmettitori ideati per intervenire con precisione nella parte del corpo interessata aumentando enormemente l’efficacia di farmaci a uso locale, limitando gli effetti collaterali.
L’Iit (che oltre alla robotica sperimenta nuovi sistemi ottici artificiali) ha presentato i nuovi direttori di ricerca, che affiancheranno il direttore scientifico, Roberto Cingolani. Sono Darwin Caldwell (Università di Manchester) esperto di robotica di movimento, Guy Fontaine (Università di Parigi) si occupa di tecnologie robotiche industriali, il già citato Giulio Sandini, esperto di robotica, apprendimento e visione, Fabio Benfenati (Università di Genova) specialista in neuroscienze.
Andrea Mameli
30 luglio 2006 - L’Unione Sarda - Pagina 34, Cultura
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