16 luglio 2011

Tempo e spazio in Chronopolis di Ballard. Un saggio di Ignazio Sanna nel blog di Daniele Barbieri.

Chronopolis I greci avevano diverse parole per indicare il tempo: Kronos (il tempo cronologico) e Kairos (il momento propizio). Ma anche Aion: l’eternità. Al conflitto tra i primi due sensi del tempo è dedicato il racconto del 1960 di J.G. Ballard: Chronopolis.
L'intenzione dichiarata di Ballard era quella di disegnare la psicologia del futuro: non a caso il suo principale contributo alla fantascienza moderna è il concetto di spazio interiore: "Which Way to Inner Space" (New Worlds, 1962).
Il protagonista di Chronopolis, Conrad Newman, è alla ricerca di un tempo significativo da contrapporre allo scorrere della vita monotona e noiosa. Vi è qui una sorta di ossessione della misura del tempo in una società in cui l'orologio è vietato.
A questo tema è dedicato un saggio di Ignazio Sanna pubblicato nel blog di Daniele Barbieri: Tempo e spazio in Chronopolis di Ballard (12 luglio 2011). Sanna Ballard
Nel saggio "Le forme del tempo e del cronotopo nel romanzo" - scrive Sanna nel blog di Barbieri - Bachtin definisce il cronotopo «una categoria che riguarda la forma e il contenuto della letteratura» (Bachtin 2001: 230). Ma soprattutto riguarda il rapporto tra il tempo e lo spazio, cronos e topos, appunto. E tra i generi letterari la fantascienza è certamente quello che più di altri ha avuto a che fare con i concetti di tempo e spazio, come già nel classico di Wells The Time Machine, del 1895, o nelle innumerevoli saghe di imperi galattici e viaggi interstellari.
James Graham Ballard, nato a Shanghai il 15 novembre del 1930 e scomparso il 19 aprile 2009, è un rappresentante decisamente atipico del genere fantascientifico. Esemplare in questo senso il suo concetto di inner space, elaborato in contrapposizione allo scontato outer space della fantascienza ufficiale.
Come spesso avviene nella narrativa ballardiana (in High-Rise e Crash, per esempio), anche il racconto Chronopolis, pubblicato per la prima volta nel 1960 sulla rivista New Worlds, comincia dalla fine per raccontare in un lungo flashback cosa ha portato il protagonista, Conrad Newman, alla condizione finale. In questo modo inizio e fine coincidono, in un percorso narrativo formalmente circolare, che evoca la forma geometrica del cerchio, la quale a sua volta rimanda a quella del quadrante dell’orologio, come nota Francesco Marroni (Marroni 1982).
«[…] la tipica forma circolare dell’orologio acquista, agli occhi del personaggio, le sembianze di un vero e proprio mandala che, secondo la definizione junghiana, si configura come simbolo di “un ampliamento della sfera della coscienza e della vita psicologica cosciente” (Carl Gustav Jung, Dizionario di psicologia analitica, Torino, 1977, p. 85)».
[SEGUE nel blog di Daniele Barbieri]

Il disegno è di Gianfranco Meloni


Avventure nello spazio interno (L'Unione Sarda, 28 ottobre 2009)

15 luglio 2011

Luci alimentate a Fuel Cell al Kennedy Space Center

fuel cell shuttle Celle a combusibile per illuminazione mobile nei bordi della pista di atterraggio dello Space Shuttle al Kennedy Space Center di in occasione dell'ultimo lancio della navetta Atlantis. Il sistema, sviluppato dai Sandia National Laboratories, in collaborazione con la Boeing è sponsorizzato dal Department of Energy (DOE) "Office of Energy Efficiency and Renewable Energy" (EERE).
Si tratta di un sistema di illuminazione autoalimentato pulito e silenzioso, a differenza delle tradizionali unità elettrogene a gasolio, rumorose e inquinanti.
L'energia elettrica prodotta dalla ricomposizione di idrogeno e ossigeno in acqua alimenta una luce al plasma (LEP) ad altissima efficienza.
Fuel cell mobile lighting system featured at Space Shuttle Atlantis launch (Sandia Laboratories, July 14, 2011)

14 luglio 2011

Energia elettrica da rinnovabili supera quota nucleare negli USA

Negli USA l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili ha superato la quota generata dalle centrali nucleari. Lo rivela il rapporto mensile (Monthly Energy Review) dell'agenzia governativa EIA (Energy Information Administration) relativo al primo trimestre 2011.
Nei primi 6 mesi del 2010 la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si manteneva in sostanziale parità rispetto a quella proveniente da fonte nucleare.
2011
energia Usa primi sei mesi del 2010

Annual Energy Outlook 2011 (free download)

13 luglio 2011

Elettricità dalle differenze di temperatura. Ricerca e brevetti a Milano Bicocca.

Seebeck L'effetto Seebeck, la produzione di elettricità a partire da una differenza di temperatura tra coppie di conduttori metallici o semiconduttori, è alla base del brevetto depositato dal dipartimento di Scienza dei Materiali dell'Università Bicocca di Milano.
I convertitori termoelettrici di nuova generazione a effetto Seebeck sono costituiti da pile di silicio nanostrutturato (nella foto: immagine nanometrica del supporto sul quale vengono realizzati i nanofili di silicio. Credit: Università Bicocca).
Così l'Università, l'Istituto dei Materiali per la Microelettronica del Cnr di Bologna e la società Erg hanno creato un consorzio per lo sfruttamento industriale del brevetto.
Le fonti da utilizzare sono numerosissime, dal calore degli impianti industriali al sole, dalle dispersioni termiche nei motori al calore di origine biologica, la disponibilità di calore dispoerso a bassa temperatura a livello mondiale può essere stimata nell’ordine di 15.000 gigaWatt.
Andrea Mameli - linguaggiomacchina.it - 13 luglio 2011



Energie rinnovabili, l’Università di Milano-Bicocca e ERG insieme nella ricerca di una fonte per produrre elettricità dalla differenza di temperatura
(Milano Bicocca, 5 luglio 2011)

12 luglio 2011

Esplorazione umana su Luna e Marte (Sardinews, luglio 2011)

Giacomo Cao La Sardegna entra nella produzione di tecnologie per l’esplorazione umana dello spazio. In particolare l’università di Cagliari sta sviluppando, anche con la collaborazione del CRS4, tecniche per lo sfruttamento di risorse minerali disponibili sulla Luna, su Marte e su alcuni asteroidi. Sardinews ne ha parlato col coordinatore di queste ricerche, Giacomo Cao, nella foto, docente di Principi di Ingegneria Chimica presso la facoltà di Ingegneria. Cao può annoverare, tra i recenti risultati ottenuti nel settore, il brevetto denominato “Procedimento di fabbricazione di elementi per strutture abitative e/o industriali sul suolo lunare e/o marziano”. È stato depositato nel luglio dello scorso anno in forma congiunta tra l’università di Cagliari e l’Asi, Agenzia spaziale italiana. Il mese scorso il brevetto ha avuto un più che positivo rapporto di ricerca da parte dell’Ufficio Brevetti Europeo, a cui, a partire dal 2008, tutti i brevetti italiani vengono sottomessi.
In cosa consiste il vostro brevetto?
«Il brevetto nasce nell’ambito del progetto Cosmic, finanziato alla fine del 2009 dall’Agenzia Spaziale Italiana, e consiste nello sviluppo di tecnologie innovative per la realizzazione di elementi strutturali ad uso civile o industriale sul suolo lunare e/o marziano. La tecnologia si basa sullo sfruttamento delle risorse disponibili su Luna e Marte con particolare riferimento al suolo, la cui composizione consente l’estrazione di specie chimiche, quali ad esempio ilmenite e ossidi di ferro, rispettivamente su quello lunare e marziano, adatte alla realizzazione degli elementi strutturali. Il principale stadio del processo che consente la realizzazione di tali elementi è stato sottoposto ad un particolare test lo scorso ottobre a Bordeaux, in Francia, durante la 53-esima campagna di voli parabolici che consentono di operare in assenza di gravità per circa 20 secondi nel corso delle 30 parabole eseguite per ognuna delle tre missioni di volo eseguite. Gli esperimenti condotti hanno consentito di dimostrare che il processo per la produzione di elementi strutturali depositato sotto forma di brevetto la scorsa estate non è influenzato dalla gravità ridotta e pertanto potrà essere sviluppato in vista di future missioni per l’esplorazione umana dello spazio».
volo simulato Chi ha collaborato al progetto?
«Oltre all’università di Cagliari (Unica) per il tramite del Dipartimento di Ingegneria chimica e materiali, i partner coinvolti nel brevetto sono: il Dipartimento Energia e Trasporti del Cnr (Det-Cnr), il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna (CRS4), l’Istituto tecnico industriale “Enrico Fermi” di Fuscaldo (Cosenza), Corem Srl e SpaceLand Srl. Gli inventori designati del brevetto sono: Giacomo Cao (Unica), Alessandro Concas (CRS4), Gianluca Corrias (Unica), Roberta Licheri (Unica), Roberto Orrù (Unica), Massimo Pisu (CRS4), Claudio Zanotti (Det-Cnr)».
Questo risultato è anche un riconoscimento per la ricerca che si conduce in Sardegna?
«Sicuramente. In settori ad alto contenuto tecnologico e fortemente competitivi quale l’esplorazione umana dello spazio, la sinergia tra i principali attori che operano sul palcoscenico della ricerca regionale diventa strategico oltre che foriero di prestigiosi risultati. C’è sicuramente ancora molta strada da percorrere, ma mi pare di poter dire che l’interazione tra le Università sarde ed il Crs4 si sia negli anni rafforzato sia in chiave scientifico/tecnologia sia in termini di formazione. È la strada giusta da percorrere per poter raggiungere molti e più ambiziosi traguardi».
Quali prospettive per la Sardegna da questi studi?
«La Sardegna può giocare un ruolo cruciale, a livello italiano, nel settore dell’esplorazione, anche umana, dello spazio. La domanda di brevetto recentemente depositata e quelle che potranno maturare nel futuro più prossimo rappresentano un ideale punto di partenza che caratterizza fortemente la Sardegna nel settore di cui parliamo, i cui principali attori nazionali, quali Thales Alenia di Finmeccanica e Carlo Gavazzi Space, hanno solo recentemente ritenuto di pianificare qualche forma di investimento nel settore. Non si dimentichi inoltre che nel progetto Cosmic è stata coinvolta anche una piccola e medie industria locale, la Corem Srl, e altre ancora potranno fornire il loro prezioso contributo con evidenti ricadute occupazionali. Da sottolineare naturalmente il ruolo svolto dall’università di Cagliari e dal Crs4 in chiave di sviluppo di tecnologie innovative per l’esplorazione umana dello spazio che garantisce alla Sardegna una evidente visibilità nazionale e internazionale in un settore ad alto contenuto tecnologico, capace di influenzare fortemente l’immaginario collettivo».
In cosa consiste il vostro appello rivolto nei giorni scorsi al presidente della Repyubblica Giorgio Napolitano e a tutti i parlamentari sardi?
«Recentemente ci siamo permessi di chiedere l’intervento del presidente Napolitano, come pure di tutti i massimi vertici dello Stato italiano, compresi i due rami del Parlamento, perché possano dare il proprio autorevolissimo contributo a far decollare in Italia un progetto di ampio respiro, auspicabilmente supportato dall’Agenzia Spaziale Italiana, che, mettendo a sistema gli attori che operano nel settore, possa concorrere allo sviluppo di tecnologie innovative per l’esplorazione umana dello spazio. Il nostro Paese, con il significativo supporto della Sardegna, ha la possibilità e le competenze per raggiungere, attraverso un progetto di questo tipo, importanti traguardi in vista delle future missioni spaziali che potranno interessare nei prossimi 10-15 anni Luna, Marte o uno degli asteroidi più prossimi al pianeta Terra. In questo contesto l’auspicio è che i parlamentari sardi possano far sentire la propria voce a favore dell’iniziativa proposta che consentirebbe ricadute solo qualche anno fa inimmaginabili anche per il nostro territorio».
C’è dell’altro in chiave di innovazione tecnologica?
«Certamente. I gruppi di ricerca coordinati dal sottoscritto sia all’Università sia al CRS4 credo abbiano dato un significativo contributo per la nascita in Sardegna di tre imprese altamente innovative: Im (Innovative Materials) Srl, Dnm (Dense Nanostructured Materials) Srl e Bt (Biomedical Tissues) Srl. Le prime due, con sede legale e operativa a Sestu (Cagliari), hanno come obiettivo la produzione di materiali innovativi anche a microstruttura nanometrica e basano la propria capacità di aggredire i mercati del settore sulla disponibilità, tra le altre, della tecnologia denominata SPS “Spark Plasma Sintering”. Si tratta di una tecnologia ancora poco sviluppata in Europa ma pensare che due delle circa dieci apparecchiature oggi disponibili nel vecchio continente siano a disposizione delle aziende citate mi parrebbe un segnale molto chiaro in relazione alla localizzazione delle competenze in materia. Basti infatti pensare che la prima apparecchiatura basata sulla tecnologia SPS giunse a Cagliari per la prima volta in Italia nel 2003 nell’ambito di un progetto di ricerca coordinato dal sottoscritto con il cappello Promea Scarl. Le aziende m Srl e Dnm Srl producono una vasta gamma di materiali, sia attraverso “know-how” proprietario sia attraverso tecnologia brevettata, tra cui può valer la pena ricordare i materiali Uhtc(Ultra High Temperature Ceramics) candidati ideali per i “nasi” dei veivoli di rientro ipersonici, il miglior superconduttore “metallico” a base di diboruro di magnesio, come pure titanati misti di stronzio e ferro ideali sostituti dei sensori di gas utilizzati nelle sonde lambda impiegate nei motori a scoppio per mantenere il rapporto aria/combustibile entro l’intervallo di efficienza ottimale».
E la Bt Srl di cosa si occupa?
«L’azienda, che ha la sua sede operativa all’interno del Parco scientifico e Ttcnologico della Sardegna, si occupa, tra le pochissime in Italia, di ingegneria dei tessuti e di medicina rigenerativa. Si tratta di un settore fortemente interdisplinare nel quale si applicano i principi dell’ingegneria e delle scienze della vita per lo sviluppo di sostituti biologici al fine di ristabilire, mantenere o migliorare la funzione di tessuti e organi danneggiati. Per fare un esempio, l’azienda è in grado di fornire il proprio contributo allo sviluppo di nuove tecniche di trapianto di cellule autologhe ed in particolare di condrociti, quale valido approccio terapeutico nella riparazione di danni alla cartilagine articolare. La Bt Srl, anche attraverso l’interazione con il CRS4 e il Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali dell’università di Cagliari, ha messo a punto e brevettato nel 2008 un processo per la produzione di biopetrolio che prevede la captazione della CO2 emessa da fonti industriali. Il processo si basa sull’impiego di microalghe dalle quali è possibile estrarre la stessa tipologia di biopetrolio che oggi si ottiene da piante oleaginose. Inoltre, in aggiunta al biopetrolio, attraverso tale procedimento, si possono contestualmente ottenere composti ad alto valore aggiunto impiegabili come materia prima nell’industria alimentare, biomedicale, cosmetica e zootecnica. Mi pare un panorama decisamente positivo che fa ben sperare per il futuro della nostra Sardegna. Mi sono limitato naturalmente a citare le iniziative di innovazione tecnologica che conosco più da vicino ma ne sono nate molte altre che danno grande lustro alla nostra terra».

Andrea Mameli
Sardinews, luglio 2011, pag. 14

11 luglio 2011

Alla ricerca delle prime tracce del genere Homo, tra odio, amore, vergogna e coraggio.

Fissili Ho letto Fossili di Arianna Dagnino. Il libro, pubblicato da Fazi nel 2010, mi ha catturato con svariati tentacoli: ci sono i drammi e le storie d'amore, affiora il passato tenebroso dell'apartheid. Su tutto la ricerca di reperti del genere Homo, condotta dalla protagonista: Zoe Du Plessis, discendente degli ugonotti che alla fine del 1600 fuggendo dalla Francia per scampare alle persecuzioni religiose si imbarcarono per la Colonia del Capo, è una paleaoantropologa. Zoe è un'afrikaner e vive sulla sua pelle le contraddizioni di una terra incantevole che per anni è stata martoriata dalla segregazione razziale. Una terra, lo si scopre nelle ultime pagine, che ha vissuto anche una forte emarginazione scientifica da parte di non pochi studiosi. E così quelle ossa fossili, risalenti a oltre cento mila anni fa, diventano un oggetto del desiderio, mentre scorrono visioni di un mondo colorato di rosso, quello degli incantevoli tramonti del profondissimo sud, ma anche rosso di sangue, lo stesso colore con cui si dipingono indifferentemente odio, amore, vergogna e coraggio.
Andrea Mameli - linguaggiomacchina.it - 11 luglio 2011

10 luglio 2011

Georgia Tech: captare energia dall'ambiente con antenne stampabili

Manos Tentzeris Viviamo fra le onde elettromagnetiche. Allora perché non catturare almeno una parte della loro energia? Un gruppo di ricercatori della Georgia Tech School guidati da Manos Tentzeris ha realizzato una piccola antenna in grado di captare le onde e convertirle in corrente continua. La strada è quella dell'energy harvesting: "C'è una grande quantità di energia di origine elettromagnetica tutto intorno a noi, ma nessuno è stato finora in grado di attingere da questa risorsa - sottolinea Manos Tentzeris, docente di "Electrical and Computer Engineering" alla Georgia Tech School - noi usiamo un'antenna che ci permette di sfruttare una varietà di segnali in diverse gamme di frequenza."
Il gruppo di Tentzeris utilizza stampanti a getto d'inchiostro per generare circuiti, sensori e antenne, da stampare su carta o su supporti polimerici flessibili e ha presentato l'antenna il 6 luglio al congresso internazionale IEEE Antennas and Propagation Symposium 2011.

energy antenna
Due approfondimenti sul tema:
- Air Power: New Device Captures Ambient Electromagnetic Energy to Drive Small Electronic Devices Georgia Institute of Technology (July 7, 2011)
- Power from the Air: Device Captures Ambient Electromagnetic Energy to Drive Small Electronic Devices Science Daily (July 8, 2011).

Di Energy Harvesting si occupa anche il Noise in Physical System (N.i.P.S) Laboratory dell'Università di Perugia:
- Fluctuations-Energy-Harvesting Luca Gammaitoni, Seminar at the University of Bologna in Cesena (July 7, 2011)
- NiPS Summer School 2011 "Energy Harvesting at micro and nanoscale" Perugia (Aug. 1-6, 2011).
Andrea Mameli - linguaggiomacchina.it - 10 luglio 2011