Alla ricerca delle prime tracce del genere Homo, tra odio, amore, vergogna e coraggio.
Ho letto Fossili di Arianna Dagnino. Il libro, pubblicato da Fazi nel 2010, mi ha catturato con svariati tentacoli: ci sono i drammi e le storie d'amore, affiora il passato tenebroso dell'apartheid. Su tutto la ricerca di reperti del genere Homo, condotta dalla protagonista: Zoe Du Plessis, discendente degli ugonotti che alla fine del 1600 fuggendo dalla Francia per scampare alle persecuzioni religiose si imbarcarono per la Colonia del Capo, è una paleaoantropologa. Zoe è un'afrikaner e vive sulla sua pelle le contraddizioni di una terra incantevole che per anni è stata martoriata dalla segregazione razziale. Una terra, lo si scopre nelle ultime pagine, che ha vissuto anche una forte emarginazione scientifica da parte di non pochi studiosi. E così quelle ossa fossili, risalenti a oltre cento mila anni fa, diventano un oggetto del desiderio, mentre scorrono visioni di un mondo colorato di rosso, quello degli incantevoli tramonti del profondissimo sud, ma anche rosso di sangue, lo stesso colore con cui si dipingono indifferentemente odio, amore, vergogna e coraggio.
Commenti