Esplorazione umana su Luna e Marte (Sardinews, luglio 2011)

Giacomo Cao La Sardegna entra nella produzione di tecnologie per l’esplorazione umana dello spazio. In particolare l’università di Cagliari sta sviluppando, anche con la collaborazione del CRS4, tecniche per lo sfruttamento di risorse minerali disponibili sulla Luna, su Marte e su alcuni asteroidi. Sardinews ne ha parlato col coordinatore di queste ricerche, Giacomo Cao, nella foto, docente di Principi di Ingegneria Chimica presso la facoltà di Ingegneria. Cao può annoverare, tra i recenti risultati ottenuti nel settore, il brevetto denominato “Procedimento di fabbricazione di elementi per strutture abitative e/o industriali sul suolo lunare e/o marziano”. È stato depositato nel luglio dello scorso anno in forma congiunta tra l’università di Cagliari e l’Asi, Agenzia spaziale italiana. Il mese scorso il brevetto ha avuto un più che positivo rapporto di ricerca da parte dell’Ufficio Brevetti Europeo, a cui, a partire dal 2008, tutti i brevetti italiani vengono sottomessi.
In cosa consiste il vostro brevetto?
«Il brevetto nasce nell’ambito del progetto Cosmic, finanziato alla fine del 2009 dall’Agenzia Spaziale Italiana, e consiste nello sviluppo di tecnologie innovative per la realizzazione di elementi strutturali ad uso civile o industriale sul suolo lunare e/o marziano. La tecnologia si basa sullo sfruttamento delle risorse disponibili su Luna e Marte con particolare riferimento al suolo, la cui composizione consente l’estrazione di specie chimiche, quali ad esempio ilmenite e ossidi di ferro, rispettivamente su quello lunare e marziano, adatte alla realizzazione degli elementi strutturali. Il principale stadio del processo che consente la realizzazione di tali elementi è stato sottoposto ad un particolare test lo scorso ottobre a Bordeaux, in Francia, durante la 53-esima campagna di voli parabolici che consentono di operare in assenza di gravità per circa 20 secondi nel corso delle 30 parabole eseguite per ognuna delle tre missioni di volo eseguite. Gli esperimenti condotti hanno consentito di dimostrare che il processo per la produzione di elementi strutturali depositato sotto forma di brevetto la scorsa estate non è influenzato dalla gravità ridotta e pertanto potrà essere sviluppato in vista di future missioni per l’esplorazione umana dello spazio».
volo simulato Chi ha collaborato al progetto?
«Oltre all’università di Cagliari (Unica) per il tramite del Dipartimento di Ingegneria chimica e materiali, i partner coinvolti nel brevetto sono: il Dipartimento Energia e Trasporti del Cnr (Det-Cnr), il Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna (CRS4), l’Istituto tecnico industriale “Enrico Fermi” di Fuscaldo (Cosenza), Corem Srl e SpaceLand Srl. Gli inventori designati del brevetto sono: Giacomo Cao (Unica), Alessandro Concas (CRS4), Gianluca Corrias (Unica), Roberta Licheri (Unica), Roberto Orrù (Unica), Massimo Pisu (CRS4), Claudio Zanotti (Det-Cnr)».
Questo risultato è anche un riconoscimento per la ricerca che si conduce in Sardegna?
«Sicuramente. In settori ad alto contenuto tecnologico e fortemente competitivi quale l’esplorazione umana dello spazio, la sinergia tra i principali attori che operano sul palcoscenico della ricerca regionale diventa strategico oltre che foriero di prestigiosi risultati. C’è sicuramente ancora molta strada da percorrere, ma mi pare di poter dire che l’interazione tra le Università sarde ed il Crs4 si sia negli anni rafforzato sia in chiave scientifico/tecnologia sia in termini di formazione. È la strada giusta da percorrere per poter raggiungere molti e più ambiziosi traguardi».
Quali prospettive per la Sardegna da questi studi?
«La Sardegna può giocare un ruolo cruciale, a livello italiano, nel settore dell’esplorazione, anche umana, dello spazio. La domanda di brevetto recentemente depositata e quelle che potranno maturare nel futuro più prossimo rappresentano un ideale punto di partenza che caratterizza fortemente la Sardegna nel settore di cui parliamo, i cui principali attori nazionali, quali Thales Alenia di Finmeccanica e Carlo Gavazzi Space, hanno solo recentemente ritenuto di pianificare qualche forma di investimento nel settore. Non si dimentichi inoltre che nel progetto Cosmic è stata coinvolta anche una piccola e medie industria locale, la Corem Srl, e altre ancora potranno fornire il loro prezioso contributo con evidenti ricadute occupazionali. Da sottolineare naturalmente il ruolo svolto dall’università di Cagliari e dal Crs4 in chiave di sviluppo di tecnologie innovative per l’esplorazione umana dello spazio che garantisce alla Sardegna una evidente visibilità nazionale e internazionale in un settore ad alto contenuto tecnologico, capace di influenzare fortemente l’immaginario collettivo».
In cosa consiste il vostro appello rivolto nei giorni scorsi al presidente della Repyubblica Giorgio Napolitano e a tutti i parlamentari sardi?
«Recentemente ci siamo permessi di chiedere l’intervento del presidente Napolitano, come pure di tutti i massimi vertici dello Stato italiano, compresi i due rami del Parlamento, perché possano dare il proprio autorevolissimo contributo a far decollare in Italia un progetto di ampio respiro, auspicabilmente supportato dall’Agenzia Spaziale Italiana, che, mettendo a sistema gli attori che operano nel settore, possa concorrere allo sviluppo di tecnologie innovative per l’esplorazione umana dello spazio. Il nostro Paese, con il significativo supporto della Sardegna, ha la possibilità e le competenze per raggiungere, attraverso un progetto di questo tipo, importanti traguardi in vista delle future missioni spaziali che potranno interessare nei prossimi 10-15 anni Luna, Marte o uno degli asteroidi più prossimi al pianeta Terra. In questo contesto l’auspicio è che i parlamentari sardi possano far sentire la propria voce a favore dell’iniziativa proposta che consentirebbe ricadute solo qualche anno fa inimmaginabili anche per il nostro territorio».
C’è dell’altro in chiave di innovazione tecnologica?
«Certamente. I gruppi di ricerca coordinati dal sottoscritto sia all’Università sia al CRS4 credo abbiano dato un significativo contributo per la nascita in Sardegna di tre imprese altamente innovative: Im (Innovative Materials) Srl, Dnm (Dense Nanostructured Materials) Srl e Bt (Biomedical Tissues) Srl. Le prime due, con sede legale e operativa a Sestu (Cagliari), hanno come obiettivo la produzione di materiali innovativi anche a microstruttura nanometrica e basano la propria capacità di aggredire i mercati del settore sulla disponibilità, tra le altre, della tecnologia denominata SPS “Spark Plasma Sintering”. Si tratta di una tecnologia ancora poco sviluppata in Europa ma pensare che due delle circa dieci apparecchiature oggi disponibili nel vecchio continente siano a disposizione delle aziende citate mi parrebbe un segnale molto chiaro in relazione alla localizzazione delle competenze in materia. Basti infatti pensare che la prima apparecchiatura basata sulla tecnologia SPS giunse a Cagliari per la prima volta in Italia nel 2003 nell’ambito di un progetto di ricerca coordinato dal sottoscritto con il cappello Promea Scarl. Le aziende m Srl e Dnm Srl producono una vasta gamma di materiali, sia attraverso “know-how” proprietario sia attraverso tecnologia brevettata, tra cui può valer la pena ricordare i materiali Uhtc(Ultra High Temperature Ceramics) candidati ideali per i “nasi” dei veivoli di rientro ipersonici, il miglior superconduttore “metallico” a base di diboruro di magnesio, come pure titanati misti di stronzio e ferro ideali sostituti dei sensori di gas utilizzati nelle sonde lambda impiegate nei motori a scoppio per mantenere il rapporto aria/combustibile entro l’intervallo di efficienza ottimale».
E la Bt Srl di cosa si occupa?
«L’azienda, che ha la sua sede operativa all’interno del Parco scientifico e Ttcnologico della Sardegna, si occupa, tra le pochissime in Italia, di ingegneria dei tessuti e di medicina rigenerativa. Si tratta di un settore fortemente interdisplinare nel quale si applicano i principi dell’ingegneria e delle scienze della vita per lo sviluppo di sostituti biologici al fine di ristabilire, mantenere o migliorare la funzione di tessuti e organi danneggiati. Per fare un esempio, l’azienda è in grado di fornire il proprio contributo allo sviluppo di nuove tecniche di trapianto di cellule autologhe ed in particolare di condrociti, quale valido approccio terapeutico nella riparazione di danni alla cartilagine articolare. La Bt Srl, anche attraverso l’interazione con il CRS4 e il Centro interdipartimentale di ingegneria e scienze ambientali dell’università di Cagliari, ha messo a punto e brevettato nel 2008 un processo per la produzione di biopetrolio che prevede la captazione della CO2 emessa da fonti industriali. Il processo si basa sull’impiego di microalghe dalle quali è possibile estrarre la stessa tipologia di biopetrolio che oggi si ottiene da piante oleaginose. Inoltre, in aggiunta al biopetrolio, attraverso tale procedimento, si possono contestualmente ottenere composti ad alto valore aggiunto impiegabili come materia prima nell’industria alimentare, biomedicale, cosmetica e zootecnica. Mi pare un panorama decisamente positivo che fa ben sperare per il futuro della nostra Sardegna. Mi sono limitato naturalmente a citare le iniziative di innovazione tecnologica che conosco più da vicino ma ne sono nate molte altre che danno grande lustro alla nostra terra».

Andrea Mameli
Sardinews, luglio 2011, pag. 14

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