03 settembre 2011

Functional specificity for high-level linguistic processing in the human brain (PNAS)

La ricerca del MIT sulle aree del cervello dedicate al linguaggio, anticipata su Linguaggio Macchina il 31 agosto 2011, è stata pubblicata su PNAS il primo settembre: Functional specificity for high-level linguistic processing in the human brain. Ringrazio Evelina (Ev) Fedorenko, prima firma del paper, per avermi informato tempestivamente.
Buona lettura
Andrea Mameli, Cagliari, 3 settembre 2011
paper pnas

Functional specificity for high-level linguistic processing in the human brain
Evelina Fedorenko, Michael K. Behr, Michael Behr
Abstract
Neuroscientists have debated for centuries whether some regions of the human brain are selectively engaged in specific high-level mental functions or whether, instead, cognition is implemented in multifunctional brain regions. For the critical case of language, conflicting answers arise from the neuropsychological literature, which features striking dissociations between deficits in linguistic and nonlinguistic abilities, vs. the neuroimaging literature, which has argued for overlap between activations for linguistic and nonlinguistic processes, including arithmetic, domain general abilities like cognitive control, and music. Here, we use functional MRI to define classic language regions functionally in each subject individually and then examine the response of these regions to the nonlinguistic functions most commonly argued to engage these regions: arithmetic, working memory, cognitive control, and music. We find little or no response in language regions to these nonlinguistic functions. These data support a clear distinction between language and other cognitive processes, resolving the prior conflict between the neuropsychological and neuroimaging literatures.

02 settembre 2011

La nuova ignoranza. Uso improprio di parole proprie

ricariche mameli 2011 Non sopporto l'uso improprio delle parole. Mi va bene quando si scherza, quando si gioca o quando si deve spiegare qualcosa ricorrendo a espressioni spiritose o esempi bizzarri. Ma in un discorso serio non posso proprio sentire "estrapolare" come sinonimo di "estrarre" oppure "piuttosto che" usato per elencare anziché per confrontare o ancora "implementare" adoperato al posto di "migliorare". Una forma di pigrizia, nel ripetere quanto si sente dire da altri, oppure una maniera di innovare una lingua? Io propendo per la prima ipotesi. Sono solo opinioni senza pretesa di scientificità linguistica. Semplicemente non solo non trovo innovativo usare un termine importato, goffamente, da altre lingue. Ma mi sembra un evidente gesto di pigrizia mentale. In alcuni casi (uno su tutti "piuttosto che") forse proprio una moda, ragione in più per farmi odiare queste scorciatoie linguistiche. Già, scorciatoie, come "cosa" e "coso". Preferisco sforzarmi di trovare il termine appropriato a costo di rispolverare antichi armamentari (leggasi dizionario). Ma non cadrò mai (spero) nelle trappole della falsa innovazione. In particolare provo orrore per "supportare" e estrapolare" usati in modo inappropriato. Mi è bastata una rapida ricerca e ho capito di non essere vittima di scrupolosite fulminante. Leggete qui:

01 settembre 2011

La nostalgia dell'immortalità. Quando mio babbo e mio suocero si incontrarono sotto le bombe. In ricordo di Enrico Pili.

Cagliari Giardini Pubblici grotte rifugio Quando l'uomo arrivò alla porta del rifugio era quasi senza respiro. Aveva percorso i due chilometri che separano il porto di Cagliari dai Giardini Pubblici tutti di corsa. "Anti sciusciau tottu"... Esclamò quando lo fecero entrare nelle antiche grotte scavate nel calcare. E subito richiusero la porta: le esplosioni sarebbero durate ancora a lungo. "Hanno distrutto il porto!" Gridò ancora poi fu soltanto silenzio in quella spelonca. Un silenzio interrotto, a ondate, dai motori degli aerei e delle loro bombe.
Era una domenica fredda ma solare, quel 28 febbraio 1943 e quando mancavano dieci minuti all'una apparvero in cielo 46 quadrimotori Boeing B 17 “Flying Fortress”, scortati da 39 caccia Lockheed P-38J “Lightning”. A Cagliari tutti si stavano sedendo a tavola, tranne chi lavorava al porto o in una delle due stazioni ferroviarie e pochi altri, quando si scatenò l'inferno. Gli aerei “alleati” scaricarono 538 bombe sul porto e la stazione della città. I morti quel giorno furono 200. Salvatore lavorava al porto e fu tra i primi a rendersi conto della catastrofe imminente. Saltò giù dalla nave e si mise a correre verso i giardini pubblici. Tra i superstiti, accalcati in quella caverna, c'era anche Tito Mameli, mio babbo.
Babbo mi raccontò che mentre si trovava al sicuro nella grotta dei Giardini Pubblici, stracolma di gente spaventata, si sentì bussare alla porta. Entrò un giovane. Era senza fiato e quasi non si reggeva in piedi per lo sforzo, essendo salito dal porto di corsa. Diceva che avevano distrutto tutto.
D'altronde, se il resoconto della distruzione non fosse sufficiente, i diari dell'epoca registrarono un esito schiacciante. Il tiro contraereo venne definito poco efficace. Solo 15 caccia italiani e 9 tedeschi si levarono in volo, pochi minuti prima che la squadriglia nemica giungesse sull'obiettivo, riuscendo a colpire 3 fortezze volanti. In compenso due aerei italiani (Macchi MC 202) e due tedeschi (Messerschmitt Me109) finirono nelle acque del Golfo degli Angeli. Desideravo un resoconto da parte di chi era presente quel giorno: avrei voluto chiedere a Salvatore e a Tito. Ma il primo, che nel frattempo è diventato mio suocero, era già morto. E babbo si è buscato una malattia che lo ha rapinato dei suoi ricordi.
Ricordo anche che mamma raccontava altri particolari di quel giorno maledetto. Quando lei e alcuni dei suoi riuscirono a partire con un treno pochi minuti prima che la stazione fosse distrutta.
Ma perché mi sono ricordato questo episodio di guerra? Perché oggi passeggiavo con babbo ai Giardini Pubblici per trovare fresco. E il fresco l'abbiamo trovato. Poi ho visto la porta di una di quelle grotte e ho pensato a Enrico Pili. Perché si chiederà il lettore. Ma perché uno dei suoi autori preferiti era Kurt Vonnegut, uno che di bombardamenti aveva una certa esperienza, essendo stato testimone della distruzione di Dresda. Vonnegut, nato a Indianapolis nel 1922, faceva parte di un contingente “alleato” nelle Ardenne quando fu fatto prigioniero dai tedeschi e condotto a Dresda, nel mattatoio comunale, dove ebbe modo di riflettere sugli orrori della guerra. Nel 1969 scrisse un romanzo straordinario, veramente fuori dell'ordinario, intitolato “Mattatoio n. 5 o La crociata dei Bambini” (titolo originale: “Slaughterhouse-Five; or, The Children's Crusade: A Duty-Dance With Death”) nel quale compaiono gli alieni di Tralfamadore e i viaggi nel tempo ma è tutt'altro che un romanzo d'evasione. Enrico mi raccontò di aver apprezzato enormemente la capacità di interpretare la realtà attraverso la fantasia espressa da Kurt Vonnegut. E io ringrazio Enrico per avermi trasmesso questa riflessione.
Poi, in fondo, c'è un'altra ragione che lega la passeggiata di questo sabato pomeriggio a Enrico. L'ho capito rileggendo una mia recensione del suo “Hinterland sei“. E pensare che allora non avevo colto il messaggio, pur avendolo riportato nel mio pezzo (pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda il 5 gennaio 2008): “Quando si raggiunge una certa età, dopo l'adolescenza, si comincia a sentire il sovrappeso psicologico e la nostalgia del tempo che fu. La nostalgia dell'immortalità.”
Proprio così: oggi, passeggiando con babbo accanto a quella caverna che lo aveva ospitato 68 anni fa, ho colto il senso della frase di Enrico. Ho capito che se devo scrivere qualcosa mi devo muovere, devo fare presto. E mi sono precipitato a scrivere questa pagina di ricordi. Non si sa mai.
Andrea Mameli, 27 agosto 2011

Pubblicato nel blog di Daniele Barbieri il primo settembre 2011

[Nell'immagine: il rifugio dei Giardini Pubblici così come appare oggi]

31 agosto 2011

Aree del cervello dedicate al linguaggio. Una ricerca del MIT

brain Una nuova ricerca condotta al Massachusetts Institute of Technology - anticipata nel sito del MIT: Localizing language in the brain e in pubbliazione su PNAS (Functional specificity for high-level linguistic processing in the human brain) - suggerisce l'esistenza di punti del cervello dedicati esclusivamente al linguaggio. Questo risultato costituisce un significativo passo avanti nella ricerca di regioni del cervello specializzate in particolari funzioni. Gli scienziati sanno che le specificità funzionali esistono in aree limitate. Nel controllo del movimento, ad esempio, alcuni neuroni sono dedicati alle dita della mano sinistra mentre altri controllano la lingua. Ma cosa cosa implicano funzioni molto più complesse come il riconoscimento delle facce o l'utilizzo di un linguaggio adeguato o la matematica? Esistono parti del cervello dedicate a queste attività o si utilizzano aree che utili per qualsiasi compito? Numerosi esperimenti hanno trovato che molte azioni differenti, come aritmetica, memoria, musica, sembrano attivare le stesse aree. MIT researchers
Per Evelina Fedorenko, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Cognitive del MIT e prima firma di questo studio, e per i co-autori Nancy Kanwisher, docente di Neuroscienze Cognitive e lo studente Michael Behr, questa apparente sovrapposizione può essere dovuta semplicemente a difetti nella metodologia di analisi, come il modo in cui vengono studiati i dati della risonanza magnetica. La nuova metodica adottata dai ricercatori del MIT consentirebbe dunque una visione più accurata del processo. Così delle nove regioni analizzate - quattro nel lobo frontale sinistro, tra cui l'area di Broca, e cinque più indietro nell'emisfero sinistro - otto appaiono dedicate unicamente al linguaggio.
Le prime osservazioni sistematiche sulla localizzazione delle aree del cervello preposte al linguaggio risalgono al 1891, quando Paul Broca notò che una lesione nell’area inferiore e posteriore del lobo frontale sinistro causa un’afasia. Nel 1874 Carl Wernicke (1874) rilevò che anche una lesione nell’area posteriore del lobo temporale sinistro è causa di afasia. Questi dati sono confermati da più di un secolo di osservazione clinica: si manifestano afasie nel 70% degli individui lesi a sinistra, mentre solo l'uno percento con lesioni a destra. Vi è inoltre il caso denominato "split-brain": i pazienti in cui si è determinata una separazione dei due emisferi, mediante scissione del corpo calloso (il sistema di fibre che collega i due emisferi) per il trattamento di gravi forme epilettiche, l’emisfero destro risulta “muto”. In questi casi il paziente non è in grado di associare un nome all’oggetto presentato a sinistra. Va sottolineato che in circa il 90% degli esseri umani l’emisfero dominante è quello sinistro, nel senso che controlla la mano preferita (la destra) e il linguaggio.
I risultati della ricerca presentata in questi giorni non implicano necessariamente che a ogni funzione cognitica sia associato un pezzo di corteccia cerebrale, ma incoraggiano a cercare altre correlazioni tra funzioni e aree cerebrali, impiegango metodi di ricerca sempre più efficienti.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 31 agosto 2011
Nella foto di Patrick Gillooly, da sinistra: Michael Behr, Nancy Kanwisher, Evelina Fedorenko; alle loro spalle la macchina per la Risonanza Magnetica da loro usata per le misure di attività cerebrale in tempo reale associate al linguaggio e ad altre abilità cognitive.

30 agosto 2011

Molte persone sono prevenute rispetto alle idee creative.

castelli di sabbia Mi son sempre chiesto perché molte persone non gradiscono l'umorismo creativo e preferiscono le barzellette, perché le sculture di sabbia non sono apprezzate unanimemente, perché in campo scientifico i salti concettuali incontrano spesso grosse difficoltà ad essere accettati. Ho trovato alcune risposte ai miei interrogativi in un articolo intitolato "The bias against creativity: Why people desire but reject creative ideas" (L'avversione alla creatività: perché la gente desidera ma poi rifiuta le idee creative). L'articolo, in via di pubblicazione e anticipato nel sito della Cornell University, inizia con la storia esemplare di Robert Hutchings Goddard (5 Ottobre 1882 – 10 Agosto 1945). Deriso e sbeffeggiato dalla stamap e dai suoi stessi colleghi ingegneri per le sue idee ritenute ridicole e inapplicabili, Goddard è oggi considerato il padre della moderna propulsione spaziale.
L'articolo illustra due esperimenti che hanno coinvolto 200 persone condotti nel 2010 all'università della Pennsylvania, da cui emerge una forte resistenza al cambiamento e una sostanziale avversione rispetto alle idee nuove e creative, a fronte, paradossalmente, di un esplicito gradimento della creatività.
È come se nonostante lo sbandierato desiderio di novità vi fosse quasi ripugnanza verso il cambiamento. La tedenza è quella di un pigro attaccamento alle conoscenze acquisite.
Lo studio, firmato da Jennifer S. Mueller (University of Pennsylvania), Shimul Melwani (University of North Carolina), Jack A. Goncalo (Cornell University), rivela che la creatività introduce un livello d'incertezza che impedisce di riconoscere la stessa creatività. Afferrando la natura del pregiudizio contro la creatività può aiutare a capire perché la gente spesso non accetta il progresso scientifico. Forse aveva ragione Aldous Leonard Huxley: “Ogni concezione scientifica comincia come un’eresia".
Testo e foto: Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
www.linguaggiomacchina.it
30 agosto 2011


The bias against creativity: Why people desire but reject creative ideas.
Jennifer S. Mueller (University of Pennsylvania), Shimul Melwani (University of North Carolina at Chapel Hill), Jack A. Goncalo (Cornell University).
Abstract
People often reject creative ideas even when espousing creativity as a desired goal. To explain this paradox, we propose that people can hold a bias against creativity that is not necessarily overt, and which is activated when people experience a motivation to reduce uncertainty.
In two studies, we measure and manipulate uncertainty using different methods including: discrete uncertainty feelings, and an uncertainty reduction prime. The results of both studies demonstrated a negative bias toward creativity (relative to practicality) when participants experienced uncertainty. Furthermore, the bias against creativity interfered with participants’ ability to recognize a creative idea. These results reveal a concealed barrier that creative actors may face as they attempt to gain acceptance for their novel ideas.

29 agosto 2011

La storia d'un viaggio mancato (Cultura, inserto Estate, L'Unione Sarda, 29 agosto 2011)

Non è come andare sulla Luna. E non solo perché il pianeta rosso è molto più lontano. Una delle caratteristiche fondamentali di questo viaggio è che tra Terra e Marte la distanza varia continuamente, con cicli di due anni: si va da 55 a 101 milioni di chilometri. Il primo progetto di spedizione risale al 1952, quando Wernher von Braun propose il lancio di 10 astronavi. L'idea piacque molto anche alla Disney: Von Braun fu consulente per tre film e per la sezione di Disneyland dedicata al futuro, Tomorrowland. Poi fu la volta del propulsore elettrico alimentato da un reattore nucleare: dieci astronavi avrebbero dovuto portare su Marte un equipaggio di 200 persone. Per i successivi 30 anni alla Nasa si accavallarono le proposte, nessuna messa in pratica: dal "singolo lancio" con una grande astronave da assemblare in orbita terrestre, al motore nucleare scartato per la mancanza di protezione dalle radiazioni.
Nel decennio della conquista della Luna, furono proposti vettori convenzionali in grado di garantire viaggi da 15 a 21 mesi. Nel '71 la Nasa propose un uso avanzato dello shuttle, allora in costruzione. E nel '79 fu la volta del progetto più originale: il VASIMR (Variable Specific Impulse Magnetoplasma Rocket). In questo caso il propulsore sfrutta un fascio di microonde per scaldare un gas (argon o neon) per creare plasma la cui spinta permette le velocità necessarie a questi viaggi. I vantaggi sono due: consumi più bassi e velocità maggiori, tanto da garantire un viaggio Terra-Marte in 39 giorni. E l'Urss? Dopo aver mandato il primo uomo in orbita e perso la corsa alla Luna, l'idea di raggiungere Marte fu perseguita con decine di progetti. Tuttavia, se si eccettuano le sonde automatiche, nessuna delle due superpotenze riuscì nell'intento. Ma le missioni umane non sono state abbandonate: la Nasa ha in progetto una missione verso Marte nel 2020 e l'Agenzia spaziale Europea nel 2030. In entrambi i casi la durata si aggirerebbe intorno ai 6 mesi. Per la costruzione di una base sono già pronti i brevetti del progetto Cosmic, coordinato da Giacomo Cao (Università Cagliari e ricercatore del CRS4), che offrono il modo per costruire edifici senza portarsi appresso mattoni e cemento.
Andrea Mameli (pagina della Cultura, inserto Estate, L'Unione Sarda, 29 agosto 2011)

Nella stessa pagina: La beffa dei marziani (di Daniele Barbieri).
Cent'anni fa si diffuse la bufala dei canali sul pianeta rosso scoperti da Schiaparelli: un errore di traduzione "certificato" dal NYT.

28 agosto 2011

Cafonizia: cafonaggine e pigrizia insieme.

espositori
penne e quaderni
Ho riflettuto molto sulla pigrizia, circa un anno fa. Stavo scrivendo "Manuale di sopravvivenza energetica" e cercavo un motivo per molti sprechi domestici.
Poi, nei giorni scorsi, ero in vacanza al mare e ho potuto osservare le cicche di sigaretta in spiagga. Poi ho notato il comportamento di giovani e giovanissimi, quando accompagnavo babbo ai servizi igienici di un parco acquatico: nessuno cedeva il passo, tutti di fretta. Ma che maleducati direte voi. In effetti la sensazione non è molto piacevole. Anzi, direi proprio insopportabile: non sopporto quelli che pensano di avere più diritti degli altri e più fretta degli altri o forse di essere più furbi degli altri. Quelli che, per intenderci: parcheggiano nei posti riservati ai disabili, quelli che invadono allegramente le corsie dell'autobus, quelli che tentano di fregarti quando sei in fila superando nei modi più arditi, quelli che parcheggiano in seconda e terza fila per andare al bar, quelli che non si fermano sulle strisce a meno che non ci sia il vigile nei paraggi. E scrivo quelli ma il fenomeno mostra una chiara parità tra i sessi. A questi comportamenti insopportabili ne aggiungo uno che sto notando in crescita da alcuni mesi: la violazione dell'articolo 154 del codice stradale. O, come si diceva quand'ero bambino: "gli indiani hanno perso le frecce". Proprio quest'ultimo comportamento da cafoni della strada, la mancata segnalazione in caso di cambio di corsia, di sorpasso o di svolta non obbligatoria, mi ha ispirato. Vuoi vedere che quella che chiamiamo maleducazione nasce da una profonda pigrizia? Ho coniato questa parola orribile (com'è orribile la materia da cui trae origine): "Cafonizia". Ma mi mancava la prova visiva.
Ed ecco che oggi, in una grande cartoleria, ho trovato l'elemento emblematico: le penne provate sui cartellini dei prezzi. Solo una persona pigra e maleducata, nel significato di essere stata educata male ovvero non preparata alla vita e al saper vivere civilmente insieme agli altri, prova la penna su un cartellino che la trova la sua ragione di esistere nel perenne nostro bisogno di sapere quanto costa,. Il cartellino dei prezzi pasticciato è come le cicche nella sabbia. O come la gente alla cassa prioritaria o sul pullman che non vede la donna incinta o l'uomo con difficoltà di deambulazione.
Ma come io trovo insopportabile la cafonizia, direi che chi la pratica non riesce, altrettanto fortemente, a farne a meno. Evidentemente sono due forze opposte, e io spero sempre che la prima prevalga sulla seconda. Nutro però una paura: che alcune manifestazioni della cafonizia, come svoltare senza freccia o non rispettare le file, si stiano diffondendo anche per emulazione. Della serie: se è pigro lui perché non posso esserlo anch'io? O, forse peggio, più figo se sei meno gentile, meno corretto, meno educato. Esagero? Fatemelo sapere.
Buona conclusione dell'estate, educata e solerte.

Testo e foto: Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
www.linguaggiomacchina.it
Domenica 28 agosto 2011