17 dicembre 2011

Innovazione secondo Garofalo: riconoscere i punti critici e superarli con coraggio

Alessandro Garofalo Alessandro Garofalo (Vicepresidente della società Trentino Sviluppo SpA, presidente del Club della Qualità del Trentino Alto Adige e membro della Consulta per l’innovazione della Provincia di Bolzano) era a Cagliari (Città dell'Impresa) il 14 dicembre 2011 per parlare di "Creatività e collaborazione" nell'ambito del progetto Open Your Mind 2.0.
Ho apprezzato molto le stimolanti idee lanciate da Garofalo al pubblico di Cagliari, formato da imprenditori, ricercatori, innovatori. Per questo dopo il breve resoconto del 14 dicembre (Alessandro Garofalo a Cagliari: l'innovazione è dieci percento ispirazione e novanta percento sudore) ho deciso di porgli alcune domande.

Quando al convegno ci parlavi di contaminazione e di interculturalità ti riferivi solo allo scambio tra esperti di discipline diverse? Ma a volte mancano occasioni di incontro tra esperti, tipicamente i congressi e le pubblicazioni circolano entro ambiti ristretti. Quali sono i metodi rivelatisi efficaci per far avvicinare (formalmente o informalmente) esperti di diverse discipline?
«Io uso questa tecnica: vado a convegni, fiere, congressi dove non sono esperto e mi confronto con esperti di altre discipline. E poi come detto a Cagliari creo gruppi interdisciplinari ogni qual volta devo affrontare un problema, quindi è il mio network di circa mille professionisti che costituisce il luogo di incontro, un luogo che a volte può essere virtuale. L'ho sperimentato una deina di volta e funziona.»

Per chi desidera intraprendere l'avvincente ma sdrucciolevole sentiero che conduce al mondo dell'Impresa i consigli sentiti stamattina sono preziosissimi. Ma spesso si risente di lacune che hanno origine nella scuola. Ad esempio nelle scuole italiane, tranne in alcuni casi isolati, non si insegna a parlare in pubblico e a ragionare per progetti. Esistono modelli di scuole di managing per ricercatori che intendono avviare una start up che si possono seriamente consigliare senza spendere troppi soldi e troppo tempo?
«La Luiss fa delle attività valide. Come Trentino Sviluppo lo facciamo gratis per formare i neo imprenditori selezionati per i vari premi o per il venture capital.»

Parlando di cosa può essere utile alle aziende innovative è emersa la necessità di una formazione alla gestione dei conflitti. I conflitti sono naturali nelle organizzazioni e saperli gestire fornisce un vantaggio notevole. Possiamo fare qualche esempio?
«Al seminario suggerivo di vedersi il film social network proprio per vedere che livello di liti legali possono saltare fuori se non si è un po' attrezzati. In generale poi questo problema si evidenzia in tutti i passaggi generazionali quando per tradizione si affida al maschio la produzione e alla femmina la comunicazione. L'errore che si fa è questo, in breve: la famiglia si associa al valore della protezione. Il business è invece per definizione rischio imprenditoriale... le due cose sono incompatibili e gestirle richiede grandi capacità negoziali e decisionali. Per il bene dell'azienda tante volta bisognerebbe prendere decisioni impopolari per i parenti. Altri esempi riguardano la gestione delle cosiddette ansie sociali: ansia da critica, da perdita, da attenzione, situazioni difficili che si riscontrano quando si viene pesantemente criticati per la propria idea, o magari si è perso il proprio mentore di riferimento. O ancora quando si è in difficoltà ad esprimere la propria idea di business. In questi casi si compromettono alcune abilità manageriali, rispettivamente: l'imprenditività, l'autonomia e la capacità di parlare in pubblico.»

Andrea Mameli per www.linguaggiomacchina.it 17 dicembre 2011


P.S. Tra i numerosi consigli di Alessandro Garofalo segnalo questo libro: La caffettiera del masochista. Psicopatologia degli oggetti quotidiani, di Donald A. Norman
E’ frustrante non riuscire a usare gli oggetti di tutti i giorni, quelli che nascono proprio con l’intento di semplificarci la vita. Ancora più seccante è poi riconoscere che forse la colpa è solo della nostra goffagine o sincera repulsione contro tutto ciò che di tecnologico infesta questo mondo. Ma se non fosse così? Se la colpa fosse del cattivo design, di una progettazione debole, di un mercato che esige evoluzione tecnologica a discapito dell’usabilità?

16 dicembre 2011

Astrologi, preveggenti, chiromanti e professioni assimilate (Istat, Cultura)

Istat chiromanti Devo a Gianluca Carta questa gustosa segnalazione. Nella classificazione ISTAT "Professioni qualificate nei servizi ricreativi, culturali ed assimilati" troviamo: "Astrologi, preveggenti, chiromanti e professioni assimilate".
E la descrizione accurata dell'Istituto Nazionale di Statistica non lascia spazio a dubbi: "Le professioni comprese in questa categoria predicono il futuro alle persone, le informano sugli esiti delle loro azioni e dei loro comportamenti, danno indicazione per prevenire eventuali esiti negativi auspicando eventi positivi attraverso l’astrologia, la chiromanzia, la lettura della mano ed altre pratiche simili."
Io sospendo ogni commento in attesa di capire dove collocarmi a mia volta...

14 dicembre 2011

Alessandro Garofalo a Cagliari: l'innovazione è dieci percento ispirazione e novanta percento sudore

Garofalo Lui come me è un fisico (non praticante), ama le contaminazioni (culturali) e riconosce (onestamente) il valore della serendipità. Le similitudini finiscono qui. Lui è Alessandro Garofalo: Vicepresidente della società Trentino Sviluppo SpA, titolare di un'azienda che si occupa di formazione manageriale e di sviluppo creativo di nuovi prodotti (Idee Associate), presidente del Club della Qualità del Trentino Alto Adige e membro della Consulta per l’innovazione della Provincia di Bolzano.
Garofalo oggi era a Cagliari (Città dell'Impresa) per parlare di "Creatività e collaborazione" nell'ambito del progetto Open Your Mind 2.0.
Parafrasando, e aggiornando, Thomas Alva Edison ("Genius is one percent inspiration, ninety-nine percent perspiration") Garofalo sostiene che l'innovazione è composta dal 10% di ispirazione e dal 90% di sudore, ovvero metodica e instancabile applicazione. A Cagliari (nei locali della Città dell'Impresa) il vicepresidente di Trentino Sviluppo ha fornito preziosi suggerimenti per innovare: "Per essere innovatori per prima cosa bisogna fare in modo che le idee nascano e si sviluppino in un ambiente interdisciplinare e interculturale. Queste idee devono poi essere rappresentate in maniera efficace e convincente, meglio se per mezzo di un modello, di un rendering o di un prototipo".
Garofalo insiste poi su tre concetti: paradigma, paradosso e multisensorialità. "Occorre rompere il paradigma andando a cercare il reale campo d'azione della nostra idea imprenditoriale. Per esempio lo scenario di riferimento per chi produce trapani non sono i trapani ma i buchi, di chi produce cioccolatini non è il cioccolato ma sono le emozioni legate alle ricorrenze". In secondo luogo bisogna sforzarsi di superare le apparenze: "l'originalità di un'idea innovativa è proporzionale alla sua capacità di infrangere i paradossi". Terzo: è necessario associare due o tre sensi, studiando le connessioni tra materiali e rumori e tra materiali e odori.
Una delle domande cruciali, sottolinea Garofalo, è quella che quasi mai ci si pone: "perché non si innova?". Ecco le risposte: non siamo consapevoli dei nostri problemi, non sappiamo pianificare, non siamo in grado di individuare i giusti indicatori, ci lasciamo bloccare dall'eccesso di complessività e "a volte ci sono altre priorità". Baricco Wired
Ma come si può innalzare il livello di creatività? Garofalo cita Alessandro Baricco e il suo intervento su Wired (agosto 2010) - I nuovi barbari - "per restare a galla bisogna avere un buon equilibrio di gambe (specializzazione) e braccia (diversificazione)".
Ho apprezzato molto il modo semplice e diretto di esporre le sue idee (Garofalo fissa i concetti proiettando le parole che scrive sul momento, con la tavoletta grafica, e mostrando foto e filmati non montati su presentazioni) ma avrei gradito qualche altro esempio di innovazione in azienda. Ma me li cercherò io, grazie agli spunti che ho raccolto abbondantemente questa mattina.

13 dicembre 2011

La teoria sociale di Heider dimostrata alla SISSA di Trieste. I risultati pubblicati su Pnas

Trieste, 13 dicembre 2011 - La teoria sociale di Heider dimostrata dai matematici della Sissa di Trieste. Uno studio, che verrà pubblicato questa settimana su Pnas, condotto da ricercatori della Sissa di Trieste, analizza le interazioni tra le persone nei social network e dimostra la validità della teoria dell’equilibrio formulata negli anni Cinquanta del secolo scorso dallo psicologo Fritz Heider. Gli individui cercano di evitare situazioni conflittuali e, per non creare spiacevoli attriti, tendenzialmente adottano scelte conformiste, adeguandosi alle scelte degli amici o degli opinion leader. Per esempio se A e B sono amici e A dichiara di apprezzare C, probabilmente B farà lo stesso. Così come se A “tagga” negativamente C, lo stesso tenderà a fare B per evitare fraintendimenti e situazioni instabili. I matematici della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati hanno usato un algoritmo mutuato dalla fisica statistica per esplorare le connessioni tra gli utenti di tre social network - Epinions, Slashdot e “WikiElections” – in cui non solo le persone sono in relazione tra loro, ma è anche dichiarata la valenza positiva o negativa di ogni interazione.
Secondo la teoria dell’equilibrio di Heider, ci sono maggiori probabilità che in una comunità sociale si stabiliscano le seguenti relazioni, perché più stabili di altre: “gli amici dei miei amici sono miei amici”, “i nemici dei miei amici sono miei nemici”, così come “gli amici dei miei nemici sono miei nemici” e “i nemici dei miei nemici sono miei amici”. I risultati ottenuti da Claudio Altafini, Giuseppe Facchetti e Giovanni Iacono, in corso di pubblicazione sui Proceedings of the National Academy of Sciences, ne sono una prova quantitativa. «Dalla nostra analisi emerge chiaramente che le situazioni stressanti dal punto di vista sociale tendono a essere evitate: le relazioni che in gergo si definiscono bilanciate sono più numerose infatti di quelle sbilanciate, che generano frustrazione. La teoria di Heider non era mai stata verificata su così larga scala» precisa Altafini, matematico della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati.
uesta teoria sociale è stata formulata per cercare di capire l’origine dei conflitti e delle tensioni tra individui, i cui rapporti con gli altri membri della comunità sono di amicizia o di ostilità, e si basa sui legami positivi e negativi in una triade di individui. «Noi abbiamo studiato la mappa delle interazioni tra le persone in tre comunità digitali – continua Altafini – e per passare dalle relazioni tra tre soggetti a quelle tra centinaia di migliaia di membri di questi social network abbiamo usato l’algoritmo con cui si calcola lo stato di energia minima di uno spin glass».
Le persone connesse tra di loro in una rete sociale possono essere descritte infatti come gli spin magnetici di un materiale. E così come tra gli spin può esserci un legame ferromagnetico, cioè una sorta di attrazione (+), o antiferromagnetico, ovvero una sorta di repulsione (-), tra le persone si possono instaurare relazioni di amicizia (+) o inimicizia (-). Il disordine introdotto dalla presenza di segni negativi può indurre frustrazione, corrispondente a cicli con un numero dispari di segni negativi, ma può anche essere solo “apparente”, quando la grande maggioranza di cicli è positiva. BALANCED
Per esempio utenti con moltissimi amici (+) o con moltissimi “nemici” (-) alterano solo apparentemente l’equilibrio della comunità. L’interpretazione sociale di questo fenomeno è chiara: le persone impopolari sono tendenzialmente tenute a distanza dalla maggioranza dei membri della società senza creare conflitti all’interno della comunità stessa.
«Quando infatti una comunità è d’accordo che uno o più individui sono da isolare, questi ultimi attireranno tanti giudizi negativi senza per questo “sbilanciare” la rete. E questo è esattamente quello che accade nelle reti sociali che abbiamo analizzato. Ciò che è di grande interesse è che proprietà globali emergano in forma massiccia da giudizi e scelte individuali. Questo giudizio è “in nuce” un contenuto semantico associato alla rete. E l’analisi del contenuto semantico delle reti sociali (o del web) è una nuova frontiera della ricerca in questo campo» conclude Altafini, laurea in ingegneria all’Università di Padova, dottorato a Stoccolma e dal 2001 ricercatore nel settore di Analisi funzionale alla Sissa di Trieste.
Perché analizzare le relazioni tra le persone su Epionions e non sul più famoso dei social network? “Perché a differenza di Facebook – commenta - su Epinions le persone possono esprimere non solo pareri positivi sugli altri utenti della rete (I like) ma anche giudizi negativi”.
UNBALANCED I matematici della Sissa hanno riscontrato la stessa dinamica, che induce a evitare cicli frustrati (corrispondenti al numero dispari di segni negativi), anche nelle reti di regolazione genica: sono reti biologiche in cui un gene attiva o inibisce un altro gene. In questo caso i nodi del grafo sono i geni e gli archi, le connessioni, sono l’attivazione (+) o l’inibizione (-). Qui una ragione plausibile potrebbe essere la necessità di un organismo di evitare azioni “contradditorie” nei suoi meccanismi di regolazione.
Su Epinions.com gli utenti possono condividere giudizi e opinioni su una vasta gamma di prodotti. Ma non solo: possono giudicare le opinioni espresse dagli altri utenti secondo criteri di affidabilità, fino a scegliere di bloccare un altro membro.
Su Slashdot.org invece amici e “nemici” si confrontano su argomenti di natura tecnologica.
I ricercatori hanno definito “WikiElections” la rete assemblata in base ai risultati di valutazioni interne tra gli amministratori delle pagine della ben più famosa Wikipedia.
UFFICIO STAMPA SISSA, Trieste, 13 dicembre 2011
(Il ritratto di Fritz Heider è di Giovanni Iacono)

Computing global structural balance in large-scale signed social networks
Giuseppe Facchetti, Giovanni Iacono, and Claudio Altafini
Early Edition Pnas

12 dicembre 2011

Fenomenologia dello sbadiglio: su PlosONE una ricerca UniPi-CNR

Lo sbadiglio di Joseph Ducreux (autoritratto, 1783) Lo sbadiglio è contagioso? Non sempre: uno studio dell’Università di Pisa e dell’Istc-CNR, pubblicato su PlosONE, dimostra che il fenomeno è più rapido e frequente tra persone con un legame empatico: amici, parenti stretti, coppie.
L'analisi del contagio emotivo è stata condotta da Elisabetta Palagi e Ivan Norscia (Università di Pisa, Museo di storia naturale e del territorio e Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del CNR di Roma).
Secondo Elisabetta Palagi: “Lo sbadiglio spontaneo, non sollecitato da altri sbadigli, è un comportamento evolutivamente molto antico, presente già nei pesci ossei che popolano il nostro pianeta da almeno 200 milioni di anni. A seconda del gruppo animale nel quale si ritrova, può indicare stress, noia, stanchezza o segnalare un cambio di attività, ad esempio dal sonno alla veglia e viceversa, mentre lo sbadiglio ‘contagioso’ è un fenomeno completamente diverso, più ‘moderno’, dimostrato finora solo in alcune scimmie (scimpanzè e babbuini gelada) e nell’uomo e ipotizzato anche per animali con capacità cognitive e affettive sviluppate come il cane. Nell’essere umano normalmente lo sbadiglio può essere evocato da un altro sbadiglio entro 5 minuti”.
Lo studio si fonda su una rigorosa raccolta di dati etologici, effettuata nel corso di un anno su più di 100 adulti e corrispondenti a oltre 400 coppie di ‘sbadiglianti’, osservati nei contesti più disparati: a tavola, in treno, al lavoro. Le osservazioni, svolte in Italia e in Madagascar, hanno coinvolto coppie, persone tra loro sconosciute, conoscenti che si frequentano solo perché uniti da un terzo amico comune, amici che si frequentano per scelta, parenti stretti (nonni/nipoti, genitori/figli, fratelli e compagni di vita).
“Un’analisi statistica - sottolinea Ivan Norscia - basata su modelli lineari misti (Lmm, Glmm) ha rivelato che la presenza e la frequenza di contagio non è influenzata da differenze di contesto sociale o dalle modalità di percezione (sentire uno sbadiglio evoca una risposta tanto quanto vederlo, o vederlo e sentirlo), né da differenze di età, di genere o di nazionalità”, “Ciò che influenza il contagio è la qualità della relazione che lega chi sbadiglia e chi ‘riceve’. È più probabile che una persona ‘ricambi’ se ad aver sbadigliato è una persona amata. Lo studio rivela un trend preciso: il contagio è massimo tra familiari o coppie e diminuisce progressivamente tra amici, conoscenti e sconosciuti, in cui è minimo. Anche la latenza di risposta, cioè il tempo di reazione, è minore in familiari, amanti e amici rispetto a conoscenti o sconosciuti”.
Elisabetta Visalberghi (coordinatrice dell'Unità di primatologia cognitiva, Istc-CNR) aggiunge, in favore di questa ipotesi, anche dati neurobiologici: “Esistono studi che mostrano come le zone del cervello che si attivano durante la percezione di uno sbadiglio altrui sono in parte sovrapposte a quelle legate alla sfera emotiva. Possiamo quindi dire che lo sbadiglio può essere indice non solo di noia, ma di empatia".

Yawn Contagion and Empathy in Homo sapiens
Ivan Norscia (Centro Interdipartimentale Museo di Storia Naturale e del Territorio, Università di Pisa, Calci, Pisa, Italy)
Elisabetta Palagi (Unità di Primatologia Cognitiva, ISTC-CNR, Roma, Italy)
Abstract
The ability to share others' emotions, or empathy, is crucial for complex social interactions. Clinical, psychological, and neurobiological clues suggest a link between yawn contagion and empathy in humans (Homo sapiens). However, no behavioral evidence has been provided so far. We tested the effect of different variables (e.g., country of origin, sex, yawn characteristics) on yawn contagion by running mixed models applied to observational data collected over 1 year on adult (>16 years old) human subjects. Only social bonding predicted the occurrence, frequency, and latency of yawn contagion. As with other measures of empathy, the rate of contagion was greatest in response to kin, then friends, then acquaintances, and lastly strangers. Related individuals (r≥0.25) showed the greatest contagion, in terms of both occurrence of yawning and frequency of yawns. Strangers and acquaintances showed a longer delay in the yawn response (latency) compared to friends and kin. This outcome suggests that the neuronal activation magnitude related to yawn contagion can differ as a function of subject familiarity. In conclusion, our results demonstrate that yawn contagion is primarily driven by the emotional closeness between individuals and not by other variables, such as gender and nationality.

11 dicembre 2011

Neuroetica e tribunali. Un convegno a Roma il 15 dicembre 2011.

Esiste una correlazione tra comportamento criminale e patrimonio genetico di un individuo? Le neuroscienze posso aiutare a valutare il grado di consapevolezza di una persona? Le conoscenze del cervello potranno arrivare a influenzare le decisioni dei tribunali?
Se ne parlerà il 15 dicembre a Roma nel corso del convegno "Neuroetica e tribunali. Profili di responsabilità morale, giuridica e sociale nella prospettiva delle neuroscienze". Il convegno, ch si svolgerà nella sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche (piazzale Aldo Moro 7, aula Marconi, a partire dalle 9), è organizzato organizzato dall'Isgi-Cnr (Istituto di studi giuridici internazionali del Centro nazionale delle ricerche) in collaborazione con le facoltà di farmacia e medicina dell'Università La Sapienza di Roma e le facoltà di lettere e filosofia dell’Università Roma Tre.
Saranno affrontate le implicazioni tecnico-scientifiche, etico-giuridiche, filosofiche e sociali dell’applicazione di tecnologie neuroscientifiche (neurogenetica e neuroimaging funzionale), a scopo investigativo e probatorio, e nei tribunali.
“Gli avanzamenti delle nuove tecnologie di indagine sui fenomeni mentali e sulle disfunzioni del comportamento pongono nuove sfide morali e sociopolitiche, particolarmente riguardo all’eventuale loro base genetica. La discussione scientifica - spiega Cinzia Caporale, responsabile del modulo di ricerca 'Bioetica, etica della ricerca e diritto' dell’Isgi-Cnr e coordinatrice dei lavori - è molto sviluppata soprattutto a livello internazionale, specialmente nell’ambito dell’amministrazione della Giustizia. Neurogenetica e neuroscienze forniscono strumenti di valutazione che inducono a ripensare temi eticogiuridici e antropologici fondamentali quali libero arbitrio, coscienza, responsabilità, giudizio morale e, di conseguenza, imputabilità del reo. Il Cnr è il luogo ideale per questo tipo di studi data la sua vocazione multidisciplinare e l’eccellenza dei suoi ricercatori in ogni diverso settore di interesse per questo tema. Occorre fornire strumenti per governare l’impatto del progresso delle neuroscienze e delle tecnologie correlate nelle applicazioni a maggiore incidenza sugli individui e complessivamente sulla società”.
Per Gilberto Corbellini, docente di Storia della medicina e di bioetica alla Sapienza: “Una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Trieste del 2009 ha diminuito di un terzo la pena inflitta a un omicida per futili motivi, che è risultato ‘vulnerabile geneticamente’ rispetto al comportamento aggressivo e violento. A un’indagine genetica, l’imputato mostrava infatti la ‘sfavorevole’ variante Low dell’enzima monoaminoossidasi A (L-MAOA), modulatore dei neurotrasmettitori dell’ammina, che favorirebbe lo sviluppo di un’indole violenta”.
Interverranno tra gli altri: Adina Lynn Roskies (filosofa e neuroscienziata presso il Dartmouth College di Hanover, USA), Salvatore Maria Aglioti (coordinatore del Laboratorio 'Neuroscienze cognitive e sociali' della Sapienza), Luisella De Cataldo Neuburger (presidente della Società di Psicologia Giuridica), Amedeo Santosuosso (magistrato della Corte d’Appello di Milano), Lorenza Violini (ordinario presso l'Università degli Studi di Milano).