Innovazione secondo Garofalo: riconoscere i punti critici e superarli con coraggio

Alessandro Garofalo Alessandro Garofalo (Vicepresidente della società Trentino Sviluppo SpA, presidente del Club della Qualità del Trentino Alto Adige e membro della Consulta per l’innovazione della Provincia di Bolzano) era a Cagliari (Città dell'Impresa) il 14 dicembre 2011 per parlare di "Creatività e collaborazione" nell'ambito del progetto Open Your Mind 2.0.
Ho apprezzato molto le stimolanti idee lanciate da Garofalo al pubblico di Cagliari, formato da imprenditori, ricercatori, innovatori. Per questo dopo il breve resoconto del 14 dicembre (Alessandro Garofalo a Cagliari: l'innovazione è dieci percento ispirazione e novanta percento sudore) ho deciso di porgli alcune domande.

Quando al convegno ci parlavi di contaminazione e di interculturalità ti riferivi solo allo scambio tra esperti di discipline diverse? Ma a volte mancano occasioni di incontro tra esperti, tipicamente i congressi e le pubblicazioni circolano entro ambiti ristretti. Quali sono i metodi rivelatisi efficaci per far avvicinare (formalmente o informalmente) esperti di diverse discipline?
«Io uso questa tecnica: vado a convegni, fiere, congressi dove non sono esperto e mi confronto con esperti di altre discipline. E poi come detto a Cagliari creo gruppi interdisciplinari ogni qual volta devo affrontare un problema, quindi è il mio network di circa mille professionisti che costituisce il luogo di incontro, un luogo che a volte può essere virtuale. L'ho sperimentato una deina di volta e funziona.»

Per chi desidera intraprendere l'avvincente ma sdrucciolevole sentiero che conduce al mondo dell'Impresa i consigli sentiti stamattina sono preziosissimi. Ma spesso si risente di lacune che hanno origine nella scuola. Ad esempio nelle scuole italiane, tranne in alcuni casi isolati, non si insegna a parlare in pubblico e a ragionare per progetti. Esistono modelli di scuole di managing per ricercatori che intendono avviare una start up che si possono seriamente consigliare senza spendere troppi soldi e troppo tempo?
«La Luiss fa delle attività valide. Come Trentino Sviluppo lo facciamo gratis per formare i neo imprenditori selezionati per i vari premi o per il venture capital.»

Parlando di cosa può essere utile alle aziende innovative è emersa la necessità di una formazione alla gestione dei conflitti. I conflitti sono naturali nelle organizzazioni e saperli gestire fornisce un vantaggio notevole. Possiamo fare qualche esempio?
«Al seminario suggerivo di vedersi il film social network proprio per vedere che livello di liti legali possono saltare fuori se non si è un po' attrezzati. In generale poi questo problema si evidenzia in tutti i passaggi generazionali quando per tradizione si affida al maschio la produzione e alla femmina la comunicazione. L'errore che si fa è questo, in breve: la famiglia si associa al valore della protezione. Il business è invece per definizione rischio imprenditoriale... le due cose sono incompatibili e gestirle richiede grandi capacità negoziali e decisionali. Per il bene dell'azienda tante volta bisognerebbe prendere decisioni impopolari per i parenti. Altri esempi riguardano la gestione delle cosiddette ansie sociali: ansia da critica, da perdita, da attenzione, situazioni difficili che si riscontrano quando si viene pesantemente criticati per la propria idea, o magari si è perso il proprio mentore di riferimento. O ancora quando si è in difficoltà ad esprimere la propria idea di business. In questi casi si compromettono alcune abilità manageriali, rispettivamente: l'imprenditività, l'autonomia e la capacità di parlare in pubblico.»

Andrea Mameli per www.linguaggiomacchina.it 17 dicembre 2011


P.S. Tra i numerosi consigli di Alessandro Garofalo segnalo questo libro: La caffettiera del masochista. Psicopatologia degli oggetti quotidiani, di Donald A. Norman
E’ frustrante non riuscire a usare gli oggetti di tutti i giorni, quelli che nascono proprio con l’intento di semplificarci la vita. Ancora più seccante è poi riconoscere che forse la colpa è solo della nostra goffagine o sincera repulsione contro tutto ciò che di tecnologico infesta questo mondo. Ma se non fosse così? Se la colpa fosse del cattivo design, di una progettazione debole, di un mercato che esige evoluzione tecnologica a discapito dell’usabilità?

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