Buongiorno Cagliari: come fare informazione in modo serio e divertente. Dal 4 aprile sulle frequenze di Radio Master.

Nel 1995 incontrai Vito Biolchini dopo anni che non ci vedevamo. Mi raccontò con entusiasmo della nascita di Radio Press. All'epoca stavo finendo l'università e la radio non la ascoltavo mai, così la segnalazione di Vito mi rimase in testa per molti anni. Fino alla scoperta di Buongiorno Cagliari, quando le parole di Vito Biolchini e di Elio Turno Arthemalle sono divenute la mia colonna sonora preferita nel tragitto da casa al lavoro. Ma che cosa ha di speciale questa questa trasmissione radiofonica? Io ci vedo due caratteristiche fondamentali: l'informazione locale, attraverso la lettura dei quotidiani sardi, e l'interazione con chi la ascolta, grazie alla combinazione SMS-Facebook. Ma a volte queste due caratteristiche si mescolano e chi ascolta la radio può influire fornendo preziose informazioni, come le condizioni del traffico, o completando/criticando le notizie lette da Elio e Vito. Aspetti evidenziati da tempo dagli osservatori del mondo dell'informazione. Come ad esempio il sociologo Manuel Castells, studioso della “Network Society” (Affari & Finanza, La Repubblica, 7 dicembre 2009): «Le notizie locali sono le più importanti. Le persone sono estremamente interessate all’informazione locale. Perché l’informazione locale parla di loro, di cose molto vicine alla gente».
Ma nel caso della trasmissione di Vito e Elio si aggiunge una dimensione ulteriore che aiuta a scardinare le notizie e tutto quello che si portano dietro (con tutto il loro carico di mezze verità) come un grimaldello: la satira.
Da domani Buongiorno Cagliari migra, e cambia pelle. Per capire cosa significa e come accadrà ho chiesto a Vito Biolchini di spiegarlo per Linguaggio Macchina.
Vito, domani Buongiorno Cagliari risorge. Cosa significa? Dove sarete tu e Elio?
«Saremo a Cortexandra, nella sede di Radio Master. Ci sentirete dalle 8 alle 10 e in replica dalle 13 sugli 89.6 mhz. Per gli sms il nuovo numero è il 340-2714702. Sarà un’esperienza diversa rispetto a quella fatta a Radio Press, è evidente. Ma in questa emittente abbiamo trovato persone che hanno creduto fortemente nel progetto. Devo dire che anche altre radio si sono fatte avanti per ospitare la nostra trasmissione, e per questo le ringraziamo. Il progetto con Radio Master è molto articolato e va oltre la semplice trasmissione mattutina. Soprattutto nei tempi di crisi bisogna porsi obiettivi ambiziosi».
Rifarete Radio Press?
«No, una cosa però è certa: non rifaremo Radio Press. Quella è un’esperienza non ripetibile, frutto di ben 17 anni di lavoro di tantissime persone. Per questo dispiace che ora l’emittente sia così in crisi. Il senso della ripresa di Buongiorno Cagliari è semplice: le imprese editoriali sono molto fragili, e non basta la qualità (e Radio Press ne aveva tanta) per sopravvivere. Poi la trasmissione rinasce perché lo ha voluto la gente, gli ascoltatori. Tante persone che non si sono arrese allo stop e che ci hanno convinto che riprendere fosse la cosa più giusta da fare. Sono state manifestazioni di affetto molto importanti per noi, soprattutto perché altri hanno fatto finta di non accorgersi che la trasmissione si era fermata. Come se niente fosse, come se fosse una cosa normale interrompere una trasmissione così in una radio come Radio Press. Beh, queste persone sono state sconfitte: Buongiorno Cagliari riparte».
La formula ha avuto successo: due persone in radio, centinaia di sms, migliaia di radioascoltatori. Cosa vi ha insegnato l'esperienza di questi anni?
«Intanto che ridere della vita e del mondo è un lusso a cui, per fortuna, pochi vogliono rinunciare, per primi io ed Elio. Poi che il coraggio è come un muscolo e che va allenato ogni giorno. Poi che le persone hanno tante cose da dire: basta consentirgli di parlare. Ma noi viviamo in un sistema informativo che costringe sostanzialmente al silenzio i lettori e gli ascoltatori. Sempre meno, è vero. Ma i giornalisti si sentono sempre gli unici depositari della verità. Ecco, noi non abbiamo verità, e quelle poche che abbiamo le mettiamo al vaglio di tutti».
Una trasmissione divertente ma che aiuta a ragionare, a confrontarsi, a vedere i problemi sotto diverse angolazioni. L'informazione locale secondo te migliora grazie a questa rassegna stampa sapendo che viene analizzata da voi, senza sconti per nessuno, o nulla cambia?
«Mi chiedi se nelle redazioni prima di scrivere una cosa ci pensano due volte perché poi ci siamo noi la mattina che li prendiamo per il culo? No, direi di no. Ogni tanto ci accorgiamo che in qualche passaggio parlano di noi, delle nostre posizioni, ovviamente senza citarci. Per l’Unione e per la Nuova noi non esistiamo. Poi è che in queste due redazioni ci ascoltano, eccome se ci ascoltano. E mandano pure sms... I giornalisti sono fondamentalmente impermeabili a sollecitazioni esterne, hanno le loro logiche di redazione e di gruppo e a quelle rispondono. Solo la politica (paradossalmente) può cambiare i giornalisti e il loro modo di vedere le cose, non certo i lettori o gli ascoltatori. Noi abbiamo invertito questi fattori: ascoltare la gente, non ascoltare politici. E in comunicazione, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato cambia, eccome se cambia. Ciò su cui probabilmente agisce Buongiorno Cagliari è dunque la testa della gente. Penso che in questi anni abbiamo aiutato tante persone a farsi un’idea più precisa su temi che restano inaccessibili o incomprensibili. Ovviamente anche noi abbiamo imparato molto dagli ascoltatori. Buongiorno Cagliari è uno scambio alla pari tra persone libere che si scambiano informazioni, opinioni e pareri. È uno spazio di libertà. Grazie a tutti per avercelo fatto recuperare».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 3 aprile 2012

Commenti

Anonimo ha detto…
Buongiorno Cagliari non poteva perdersi nella "FINTA" indifferenza di qualcuno con il sorrisino sotto i baffi... e quel qualcuno non poteva averla vinta! È una trasmissione troppo importante per l'informazione locale perché la analizza, la spoglia, la smonta, la mette al giudizio della "gente comune" di cui faccio parte e soprattutto: la rende ridicola dove si fa troppo seria e la rende seria dove viene presa troppo alla leggera!
Grazie Vito ed Elio, grazie di essere tornati e di averci creduto!

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