11 febbraio 2012

L’alfabeto della scienza. Bando per la quinta edizione del Cagliari FestivalScienza

FestivalScienza Cagliari FestivalScienza, Quinta Edizione: L’alfabeto della scienza. Modulo di partecipazione da compilare online (è consentito inserire non più di due proposte).
Scadenza: 15 marzo 2012.
Le proposte saranno selezionate sulla base di criteri qualitativi e di originalità, autorevolezza, pertinenza rispetto al tema generale oltre che di economicità. La comunicazione dell'eventuale inserimento nel programma del Cagliari FestivalScienza verrà data entro la fine del mese di aprile 2012.
L'accettazione non comporta una copertura dei costi della singola proposta: il festival mette a disposizione le strutture, l’organizzazione complessiva e, solo eccezionalmente, eventuali rimborsi per spese vive di viaggio, vitto e alloggio che dovranno essere preventivamente concordate e successivamente documentate unicamente con fatture o ricevute fiscali (non saranno rimborsate le spese documentate da scontrini fiscali).
L’accettazione non comporta una copertura assicurativa dei materiali ne’ per eventuali danneggiamenti dovuti al trasporto o all’uso ne’ per eventuali furti. L’organizzazione garantisce unicamente la presenza di un custode nelle ore notturne in cui i locali che ospitano il Festival sono chiusi.

Tipologie di proposte:

  1. Conferenze con scienziati di rilievo nazionale e internazionale.
  2. Presentazione di libri di divulgazione scientifica.
  3. Incontri dibattito mattutini durante i quali i giovani potranno dialogare e confrontarsi con gli esperti su argomenti scientifici e tecnologici di grande attualità.
  4. Tavole rotonde in cui dibattere realtà complesse (ambiente, questione femminile, disagio giovanile, ecc.) e proporre soluzioni scientificamente possibili.
  5. Mostre/Exhibit: rispettivamente esposizioni e singola installazione a carattere didattico, scientifico, artistico e interattivo.
  6. Laboratori: nei quali siano messi a disposizione dei visitatori dimostrazioni sperimentali, apparecchi ed esperimenti eseguibili in prima persona o sotto la guida di animatori scientifici.
  7. Spettacoli: rappresentazioni teatrali, concerti, danze, proiezioni cinematografiche e cicli a tema etc.
  8. Letture, animazioni, giochi dedicati ai più piccoli per esplorare fenomeni e regole matematiche

ENEA: primo Rapporto Efficienza Energetica

ENEA Rapporto sull’Efficienza Energetica Il primo Rapporto sull’Efficienza Energetica, presentato a Roma il 20 gennaio, fornisce il quadro complessivo delle politiche e delle misure per l'efficienza energetica negli usi finali dell'energia, analizza l’evoluzione dell’intensità energetica, valuta l’efficacia e i risultati ottenuti dagli strumenti già messi in atto e il grado di raggiungimento degli obiettivi di risparmio energetico in Italia.
L’entità del risparmio energetico conseguito a fine 2010 è stato calcolato pari a 47.800 GWh/anno.
Questo risultato supera gli obiettivi prefissati dal Piano di di Azione per l’Efficienza Energetica del 2007 (PAEE), che prevedeva un risparmio energetico di circa 35.658 GWh/anno.

10 febbraio 2012

Il cinema di fantascienza. Dai classici alla rivoluzione di “2001: odissea nello spazio”. Cagliari, Cineteca Sarda, dal 17 febbraio al 30 marzo 2012

Cagliari cinema di fantascienza Il cinema di fantascienza. Dai classici alla rivoluzione di “2001: odissea nello spazio” è il titolo della strabiliante rassegna messa insieme dalla Cineteca Sarda. Si inizia venerdì 17 febbraio alle 19 con la presentazione a cura di Antonello Zanda e Luigi Cabras. A seguire l'intervento di Daniele Barbieri: “Cristalli sognanti, buio in sala, desideri e paure”. Alle 21: Viaggio nella Luna (Georges Méliès - Francia, 1902) e a seguire: Viaggio attraverso l’impossibile (Georges Méliès - Francia, 1904) , La fotografia elettrica a distanza (Georges Méliès - Francia, 1908), L’uomo meccanico (André Deed - Italia, 1921), Parigi che dorme (René Clair - Francia, 1925).
Martedì 21 febbraio alle 19: Una donna nella Luna (Fritz Lang - Germania, 1928), alle 21: L’uomo invisibile (James Whale - Usa, 1933).
Venerdì 24 febbraio alle 19: La vita futura (William Cameron Menzies - Gran Bretagna, 1936), alle 21: Uomini sulla Luna (Irving Pichel - Usa, 1950).
Martedì 28 febbraio alle 19: Ultimatum alla Terra (Robert Wise - Usa, 1951), alle 20 e 30: Gianni Olla: “Alieni buoni e alieni cattivi”, alle 21.00: La cosa da un altro mondo (Christian Nyby, Howard Hawks - Usa, 1951).
Venerdì 2 marzo alle 19: Elisabetta Randaccio: “Invasioni aliene, invasori mediatici”, alle 21: La guerra dei mondi (Byron Haskin - Usa, 1953).
Mercoledì 7 marzo alle 19: Godzilla (Ishirô Honda - Giappone, 1954), alle 20 e 30: Gianni Olla: “La fine del mondo nella narrativa popolare tra ‘800 e ‘900”, alle 21: 20.000 leghe sotto i mari (Richard Fleischer - Usa, 1954)
Venerdì 9 marzo 2012 alle 19: Il pianeta proibito (Fred McLeod Wilcox - Usa, 1956), alle 20 e 30: Bepi Vigna: “La scoperta del pianeta uomo”, alle 21: L’esperimento del dottor K (Kurt Neumann - Usa, 1958)
Venerdì 16 marzo alle 19: Daniele Terzoli: “Fantascienza d’essai”, alle 21: L’uomo che visse nel futuro (George Pal - Gran Bretagna, 1960).
Mercoledì 21 marzo alle 19: Andrea Mameli: “L’invasione degli ultrafilm”, alle 21: L’invasione degli ultracorpi (Don Siegel - Usa, 1956).
Venerdì 23 marzo alle 19: La diabolica invenzione (Karel Zeman - Cecoslovacchia, 1958), alle 21: Il villaggio dei dannati (Wolf Rilla - Gran Bretagna, 1960).
Mercoledì 28 marzo alle 19: Hallucination (Joseph Losey - Inghilterrra, 1962), alle 21: L’uomo dagli occhi a raggi X (Roger Corman - Usa, 1963).
Venerdì 30 marzo alle 19: Terrore nello spazio (Mario Bava - Italia, 1965), alle 21: Viaggio allucinante (Richard Fleischer - Usa, 1966).

09 febbraio 2012

Come facciamo a riconoscere un volto? Uno studio pubblicato su Proceedings Biological Sciences.

Professor Ming Meng photo by Eli Burak Cosa succede quando il cervello si cimenta nel riconoscimento di una faccia? un gruppo di ricercatori guidato da Ming Meng (a sinistra; professore associato al Dipartimento di Scienze Psicologiche e del cervello al Dartmouth College) è riuscito, utilizzando un approccio innovativo, ad assegnare differenti aspetti complementari di elaborazione delle informazioni visive a ogni lato del cervello. I ricercatori hanno affiancato all’imaging originato dalla risonanza magnetica funzionale (fMRI) con i metodi della computer vision (lo studio dell’acquisizione ed elaborazione di immagini mediante il computer) e con la psicofisica (con la quale si studia la relazione tra impulsi e misurabili e le risposte del soggetto).
Ming Meng e il suo gruppo di ricerca sono riusciti a creare un modello in grado di esprimere il livello di appartenenza di uno stimolo visivo alla categoria delle facce. Uno degli scopi principali della ricerca riguarda l’individuazione delle aree cerebrali attivate durante la percezion. I principali risultati dello studio mostrano che l’emisfero sinistro viene coinvolto nella graduale analisi degli stimoli visivi che vengono rappresentati in una scala di grigi, mentre l’emisfero destro si occupa di decidere se si tratta di un viso oppure no.
Questo lavoro potrebbe fornire un nuovo quadro di riferimento per lo studio di deficit di elaborazione del viso, come l'autismo. Le facce rappresentano una particolare sfida per i bambini autistici, per i quali è naturale evitare il contatto visivo. Secondo Meng la ragione di fondo per questo tipo di problemi di interazione sociale potrebbe essere correlata con i problemi di percezione dei volti. Una delle ipotesi che si sta facendo strada è che nelle persone con autismo l'organizzazione dei meccanismi di riconoscimento dei volti potrebbe essere diversa.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 10 febbraio 2012


Lateralization of face processing in the human brain. Proceedings of the Royal Society Biological Sciences (Published online before print January 4, 2012, doi: 10.1098/rspb.2011.1784).
Ming Meng1 (Department of Psychological and Brain Sciences, Dartmouth College, Hanover, USA), Tharian Cherian (Biological Sciences Division, Pritzker School of Medicine, University of Chicago Medical School, USA), Gaurav Singal (Massachusetts General Hospital, Boston, USA), Pawan Sinha (Department of Brain and Cognitive Sciences, Massachusetts Institute of Technology, Cambridge, USA).
Proceedings of the Royal Society Biological Sciences Abstract
Are visual face processing mechanisms the same in the left and right cerebral hemispheres? The possibility of such ‘duplicated processing’ seems puzzling in terms of neural resource usage, and we currently lack a precise characterization of the lateral differences in face processing. To address this need, we have undertaken a three-pronged approach. Using functional magnetic resonance imaging, we assessed cortical sensitivity to facial semblance, the modulatory effects of context and temporal response dynamics. Results on all three fronts revealed systematic hemispheric differences. We found that: (i) activation patterns in the left fusiform gyrus correlate with image-level face-semblance, while those in the right correlate with categorical face/non-face judgements. (ii) Context exerts significant excitatory/inhibitory influence in the left, but has limited effect on the right. (iii) Face-selectivity persists in the right even after activity on the left has returned to baseline. These results provide important clues regarding the functional architecture of face processing, suggesting that the left hemisphere is involved in processing ‘low-level’ face semblance, and perhaps is a precursor to categorical ‘deep’ analyses on the right.

Spin Family (Bosons and Fermions) by Julian Voss-Andreae, 2009

Julian Voss-Andreae
A series of 5 pieces called the "Spin Family", created by sculptor Julian Voss-Andreae
Spin Family (Bosons and Fermions) by Julian Voss-Andreae, 2009

Finalmente domato lo spin dell'elettrone. Uno studio pubblicato su Physical Review Letters.

Spin Julian Voss-Andreae Uno dei problemi aperti della fisica quantistica, il controllo dello spin degli elettroni, sta per essere risolto. Lo annuncia un articolo pubblicato su Physical Review Letters, basato su uno studio condotto da due laboratori del Consiglio nazionale delle ricerche: Cnr-Nano e Spin, in collaborazione con l'Università Federico II di Napoli.
La ricerca mostra attraverso simulazioni che è possibile orientare in modo controllato lo spin di un fascio di elettroni. Gli autori dell'articolo sono Vincenzo Grillo (Cnr-Nano), Lorenzo Marrucci (Cnr-Spin), Enrico Santamato e Ebrahim Karimi (Università Federico II).
In meccanica quantistica lo spin è il momento angolare intrinseco associato alle particelle subatomiche. A differenza di quanto accade negli oggetti rotanti a noi familiari, ovvero nel dominio della meccanica classica, in cui il momento angolare è dato dalla rotazione delle parti costituenti, lo spin degli elettroni non è associato alla loro massa.
«Lo spin - spiega Vincenzo Grillo - è una proprietà fondamentale degli elettroni che si può visualizzare immaginando l'elettrone che ruota rapidamente su se stesso, come una trottola. Negli elettroni liberi succede che l'asse di rotazione è orientata in modo casuale, un po' come avere una miriade di trottole inclinate a caso, e i metodi proposti finora per allineare gli spin di elettroni disordinati si sono dimostrati poco efficaci. I calcoli indicano che al centro del fascio si producono effetti di interferenza tali da allineare l'orientazione dello spin elettronico in modo controllato. Non esisteva finora un processo che permettesse di 'domare' spin inizialmente distribuiti in maniera casuale.»
Il risultato potrà avere implicazioni applicative. «Usati in un microscopio elettronico - sottolinea Grillo - i fasci polarizzati permetterebbero di studiare lo spin degli elettroni all'interno dei materiali, un fattore cruciale nella ricerca sulle memorie magnetiche più efficienti di quelle già in uso negli hard-disk. Le simulazioni hanno confermato che il nostro sistema può essere inserito nei microscopi elettronici di ultima generazione, il prossimo passo al quale stiamo lavorando sarà realizzare uno strumento così potente.»
Blog Linguaggio Macchina
Fonte: CNR, 9 febbraio 2012
[La foto in altro mostra un'opera di Julian Voss-Andreae (scultore e fisico) ispirata allo spin]



Spin-to-Orbital Angular Momentum Conversion and Spin-Polarization Filtering in Electron Beams Ebrahim Karimi, Lorenzo Marrucci, Vincenzo Grillo, Enrico Santamato. DOI: 10.1103/PhysRevLett.108.044801. Physical Review Letters, published 27 January 2012
Abstract
spin Physical Review Letters 2012 We propose the design of a space-variant Wien filter for electron beams that induces a spin half-turn and converts the corresponding spin angular momentum variation into orbital angular momentum of the beam itself by exploiting a geometrical phase arising in the spin manipulation. When applied to a spatially coherent input spin-polarized electron beam, such a device can generate an electron vortex beam, carrying orbital angular momentum. When applied to an unpolarized input beam, the proposed device, in combination with a suitable diffraction element, can act as a very effective spin-polarization filter. The same approach can also be applied to neutron or atom beams.

Dipinti rupestri vecchi 42 mila anni trovati in Spagna. Arte dei Neanderthal?

Photo: Cueva de Nerja La grotta di Nerja, situata a 50 km da Malaga (Spagna) sarebbe il più antico museo del. Lo sostengono i ricercatori dell'Università di Córdoba, guidati da Jose Luis Sanchidrian, dopo aver effettuato la datazione delle tracce organiche rinvenute nei disegni che compaiono su alcune stallatiti. L'età compresa fra 43.500 e 42.300 anni fa coincide con l'epoca in cui le grotte erano abitate dai Nenaderthaliani. Finora la più antica opera d'arte conosciuta erano gli animali disegnati 32 mila anni fa a Chauvet (Francia): cavalli, mammuth, gufi, rinoceronti, leoni, orsi, cervi, renne.
Nella grotta di Nerja, sede della stalagmite pià grande del mondo (32 metri), in precedenza erano stati rinvenuti resti organici datati 24.480 anni, L'area compresa tra Nerja e Gibilterra è considerata l'ultima zona abitata dagli uomini di Neanderthal prima della loro estinzione, avvenuta 37 mila anni fa.

Neanderthals used ochre much earlier than previously thought (Archaeology News Network, January 24, 2012)

Use of red ochre by early Neandertals (Published online before print January 23, 2012. PNAS February 7, 2012 vol. 109 no. 6 1889-1894). Wil Roebroeksa, Mark J. Siera, Trine Kellberg Nielsena, Dimitri De Loeckera, Josep Maria Parés, Charles E. S. Arps, and Herman J. Müchere
Abstract
The use of manganese and iron oxides by late Neandertals is well documented in Europe, especially for the period 60–40 kya. Such finds often have been interpreted as pigments even though their exact function is largely unknown. Here we report significantly older iron oxide finds that constitute the earliest documented use of red ochre by Neandertals. These finds were small concentrates of red material retrieved during excavations at Maastricht-Belvédère, The Netherlands. The excavations exposed a series of well-preserved flint artifact (and occasionally bone) scatters, formed in a river valley setting during a late Middle Pleistocene full interglacial period. Samples of the reddish material were submitted to various forms of analyses to study their physical properties. All analyses identified the red material as hematite. This is a nonlocal material that was imported to the site, possibly over dozens of kilometers. Identification of the Maastricht-Belvédère finds as hematite pushes the use of red ochre by (early) Neandertals back in time significantly, to minimally 200–250 kya (i.e., to the same time range as the early ochre use in the African record).

08 febbraio 2012

La più dettagliata immagine del vivaio stellare Nebulosa Carena mai ottenuta nella banda infrarossa, scattata da VLT: Very Large Telescope

Carina Nebula ESO ESO’s Very Large Telescope has delivered the most detailed infrared image of the Carina Nebula stellar nursery taken so far. Many previously hidden features, scattered across a spectacular celestial landscape of gas, dust and young stars, have emerged. This is one of the most dramatic images ever created by the VLT.

Il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO ha prodotto la più dettagliata immagine del vivaio stellare noto come Nebulosa della Carena [1] mai ottenuta nella banda infrarossa. Molte strutture prima nascosste sono state svelate su questo sfondo spettacolare di gas: giovani stelle e polvere. Questa è una delle più spettacolari immagini mai create dal VLT.
Nel cuore della zona australe della Via Lattea, 7500 anni luce dalla Terra, si trova un vivaio stellare che va sotto il nome di Nebulosa della Carena. Questa nube di gas incandescente e di polvere è una delle più vicine incubatrici di stelle massicce e contiene molte delle più grandi e brillanti stelle note. Una di queste, la misteriosa e instabile Eta Carinae, fu la seconda stella più luminosa nel cielo per parecchi anni nel decennio del 1840 e probabilmente esploderà come supernova. La Nebulosa della Carena è un laboratorio ideale per gli astronomi che vogliono studiare la nascita violenta e l'infanzia delle stelle.
Anche se questa nebulosa risulta spettacolare in luce visibile (eso0905), molti dei suoi segreti si nascondono dietro spessi veli di polvere. Per oltrepassare la polvere un gruppo di astronomi europei, guidato da Thomas Preibisch (University Observatory, Munich, Germania) ha utilizzato le capacità del VLT (Very Large Telescope) dell'ESO in combinazione con una camera sensibile all'infrarosso (chiamata HAWK-I). [2]
Centinaia di singole immagini sono state combinate per creare la foto finale, riprodotta sopra: il mosaico infrarosso della nebulosa più dettagliato che sia mai stato realizzato e una delle immagini più spettacolari di sempre fra quelle create dal VLT. La foto mostra non solo le stelle massicce più luminose, ma anche centinaia di migliaia di stelle più deboli [3] che prima non erano visibili.
La stessa abbagliante Eta Carinae appare, in basso a sinistra, circondata da nubi di gas che risplendono, sotto il feroce assalto della radiazione ultravioletta. In tutta l'immagine ci sono anche zone scure di materiale denso e compatto che rimane opaco anche nella banda infrarossa: sono i gusci di polvere che avvolgono le nuove stelle in formazione.
Nel corso degli ultimi milioni di anni in questa regione celeste si sono formate molte nuove stelle, sia singole che in ammasso. L'ammasso brillante vicino al centro dell'immagine è Trumpler 14. Anche se compare nelle immagini nella banda visibile, un numero molto maggiore di stelle più deboli è evidente in questa vista all'infrarosso. Sulla sinistra invece si nota una piccola concentrazione di stelle che appare di colore giallo. Questo raggruppamento di stelle è stato visto per la prima volta in questi nuovi dati del VLT: queste stelle non sono per nulla visibili nella banda della luce visibile.

Note
[1] La Carena è la chiglia della nave mitologica Argo, famosa per Giasone e gli Argonauti.
[2] Regioni di spazio piene di polvere assorbono e diffondono la luce blu, di lunghezza d'onda minore, molto di più della luce rossa, di lunghezza d'onda maggiore. Questo effetto spiega anche perchè i tramonti sulla Terra sono spesso rossi, soprattutto quando l'atmosfera contiene molta polvere. In alcune zone del cielo, in particolare nelle regioni di formazione stellare molto "polverose" come la Nebulosa Carena, questo effetto è così accentuato che la luce visibile non riesce a penetrare per nulla. Gli astronomi superano questo problema utilizzando la luce infrarossa osservata con strumenti speciali come HAWK-I sul VLT dell'ESO o con il telescopio infrarosso per survey VISTA.
[3] Uno degli scopi principali degli astronomi era di cercare in questa regione stelle più deboli e meno massicce del Sole.


Ulteriori Informazioni. Nel 2012 cade il 50-simo anniversario della fondazione dell'ESO (European Southern Observatory). L'ESO (sostenuto da Austria, Belgio, Brasile, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera) gestisce tre osservatori in Cile: La Silla, Paranal e Chajnantor.

A panchromatic view of massive star feedback and triggered star formation in the Carina Nebula Thomas Preibisch, Professor for Astronomy at the Observatory of Munich University

The Scale of the Universe 2 (by Cary and Michael Huang)

The Scale of the Universe 2 by Cary and Michael Huang (music: Kevin MacLeod)

Cary Huang The Scale of the Universe 2

CNR: identificate le super-cellule per rigenerare il cuore. Uno studio pubblicato su Cell Death and Differentiation.

rigenerazione dei cardiomiociti Uno studio condotto in collaborazione tra il CNR e l’IRCCS MultiMedica ha identificato le staminali multipotenti indotte per la rigenerazione dei cardiomiociti. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Cell Death and Differentiation.  
Uno studio in collaborazione tra l’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibcn-Cnr) di Roma e l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico MultiMedica di Milano apre nuove prospettive nel panorama delle terapie cellulari, dimostrando per la prima volta che i cardiomiociti – le cellule del cuore - possono essere una fonte di cellule staminali con caratteristiche "differenziative" vantaggiose rispetto ad altre staminali. La ricerca, condotta dai ricercatori Roberto Rizzi e Claudia Bearzi, è stata pubblicata sulla rivista Cell Death and Differentiation. «I cardiomiociti - spiega Roberto Rizzi - hanno capacità proliferative minime se non assenti e ciò significa che a seguito di danno ischemico cardiaco, come per esempio nell’infarto, si crea una cicatrice riducendo la capacità funzionale del cuore, situazione nota come scompenso cardiaco. Il nostro lavoro ha dimostrato che, attraverso l’introduzione di geni fetali all’interno del genoma di cardiomiociti post-natali, è possibile ricondurre queste cellule già differenziate a uno stato embrionale. Una volta ottenute le staminali dai cardiomiciti, queste sono state indotte a differenziare nuovamente in cellule cardiache battenti. La ricerca ha messo in evidenza che le cellule multipotenti indotte ottenute dai cardiomiociti hanno una capacità maggiore di ridiventare nuovamente cellule cardiache contrattili, rispetto ad altre cellule staminali, e ne ha definito le basi molecolari stabilendo che questa ‘memoria’ dipende da pochi geni.»
Questa ricerca apre la possibilità di utilizzare i cardiomiociti come cellule staminali cardiache, passando per lo stadio embrionale.
«Grazie alle loro capacità differenziative, queste cellule - commenta Claudia Bearzi - potranno essere utilizzate per la riparazione del miocardio danneggiato. La prerogativa di generare qualsiasi tipo di tessuto è esclusiva delle cellule staminali embrionali ma è noto che restrizioni etiche limitano l’utilizzo delle stesse. Nel 2006, un ricercatore giapponese, Shinya Yamanaka, ha dimostrato la possibilità di riportare cellule neonatali e adulte, quindi già differenziate, ad una condizione di ‘staminalità’, con la capacità di generare tessuti pari a quella delle cellule staminali embrionali con l’introduzione di pochi geni fetali. Queste staminali ottenute da cellule mature erano state definite multipotenti indotte.»
Gli autori della ricerca sono rientrati in Italia dopo un lungo periodo lavorativo negli USA, alla Harvard Medical School. La ricerca è stata finanziata dal ministero della Salute nell’ambito del programma "giovani ricercatori" e viene sostenuta da collaborazioni con altre istituzioni italiane, tra cui le Università di Torino, di Milano Bicocca e Vita e Salute San Raffaele di Milano.
CNR, Roma, 7 febbraio 2012

Post-natal cardiomyocytes can generate iPS cells with an enhanced capacity toward cardiomyogenic re-differentation Open (Cell Death and Differentiation advance online publication 20 January 2012)
Abstract
Adult mammalian cells can be reprogrammed to a pluripotent state by forcing the expression of a few embryonic transcription factors. The resulting induced pluripotent stem (iPS) cells can differentiate into cells of all three germ layers. It is well known that post-natal cardiomyocytes (CMs) lack the capacity to proliferate. Here, we report that neonatal CMs can be reprogrammed to generate iPS cells that express embryonic-specific markers and feature gene-expression profiles similar to those of mouse embryonic stem (mES) cell and cardiac fibroblast (CF)-derived iPS cell populations. CM-derived iPS cells are able to generate chimeric mice and, moreover, re-differentiate toward CMs more efficiently then either CF-derived iPS cells or mES cells. The increased differentiation capacity is possibly related to CM-derived iPS cells retaining an epigenetic memory of the phenotype of their founder cell. CM-derived iPS cells may thus lead to new information on differentiation processes underlying cardiac differentiation and proliferation.

07 febbraio 2012

Football, Physics, and Symmetry



Henry Reich (Minutephysics: cool physics and other sweet science. On Youtube).

Reich is a cinematographer and editor with a background in theoretical physics (Grinnell College and the Perimeter Institute for Theoretical Physics in Waterloo, Ontario).

06 febbraio 2012

Pecore in strada. Macchiareddu (Cagliari) 6 febbraio 2012

pecore 6 febbraio 2012 Andrea Mameli
pecore 6 febbraio 2012 Andrea Mameli

(American) Football Physics. A special Super Bowl edition of Science Xplained.


Yale scientist Ainissa Ramirez (Associate Professor of Mechanical Engineering & Materials Science) describes the physics behind the game and what gives a football its speed, drag and spin. Tune in now to this special Super Bowl edition of Science Xplained.

Related links:

05 febbraio 2012

Non lasciatevi impressionare dal freddo: il riscaldamento globale resta invariato. La conferma da una ricerca del CNR.

Gennargentu 7 gennaio 2012 Andrea Mameli Avvertire freddo d'inverno è una delle cose più naturali che ci possano capitare. Per questo non ha senso lasciarsi impressionare dalla neve e dal gelo di questi giorni giungendo a mettere in dubbio il riscaldamento del pianeta. Sarebbe come meravigliarsi che d'estate sentiamo più caldo nonostante il Sole sia leggermente più lontano dalla Terra rispetto all'inverno. La percezione di un fenomeno è una cosa, la realtà scientifica è un'altra. L’aumento della concentrazione di gas serra prodotti dalle attività umane è stato determinante, rispetto agli influssi di origine naturale, nel causare l’aumento delle temperature globali degli ultimi 60 anni. Questo è quanto afferma la scienza.
Che il riscaldamento del pianeta, lungi dall'essere messo in discussione dai bollettini meteo, sia una realtà scottante ce lo conferma una ricerca condotta da Antonello Pasini dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico (IIA) del CNR di Roma, in collaborazione con Alessandro Attanasio e Umberto Triacca dell'Università de L'Aquila, pubblicata nell'ultimo numero di "Atmospheric Science Letters". I ricercatori hanno adottato un approccio completamente diverso. Come spiega l'Almanacco della Scienza del CNR (Riscaldamento globale: siamo stati noi?) Attanasio, Pasini e Triacca hanno dunque sviluppato un nuovo modello a partire dalle idee sviluppate dal Nobel per l'economia 2003, Clive Granger: in un sistema si può sempre costruire un modello di previsione di una variabile nel futuro a partire dai suoi dati nel passato. In altre parole, Clive Granger sostiene che una variabile X è causa di Y quando l'inserimento dei dati passati di X porta a un significativo miglioramento nella previsione del punto di Y, rispetto a quella che si otterrebbe usando solo i valori di Y. Atmospheric Science Letters January March 201 L'applicazione dei ricercatori italiani adotta per Y la temperatura globale e per X gli influssi naturali o antropici e ha permesso di verificare che l'inserimento delle forzanti naturali non ha alcun impatto sulla previsione, mentre considerare i gas serra conduce a un miglioramento previsionale significativo, il che permette di ricostruire in maniera accurata la curva di temperature globali degli ultimi decenni. Igas serra di origine antropica si confermano alla base delle condizioni climatiche degli ultimi anni nel senso che hanno avuto un forte influsso sul riscaldamento globale recente, mentre nessun rapporto di causalità è stato trovato nei confronti dei fattori naturali.
Per capire meglio come funziona questo modello ho interpellato Antonello Pasini (IIA-CNR).
Come avete costruito il vostro modello?
«In maniera indipendente rispetto ai classici modelli climatici, che spesso hanno incertezze e richiedono aggiustamenti, noi abbiamo applicato la tecnica econometrica sviluppata da Clive Granger ai dati climatici dal 1850 a oggi. Inoltre il nostro modello non è manipolabile per dimostrare una tesi da parte di singoli ricercatori.»
Cosa avete osservato?
«Esaminando un modello previsionale basato sui dati della temperatura nel passato, del periodo compreso fra il 1850 e il 1940. abbiamo verificato che l’inserimento delle forzanti naturali, dovute al sole, ai vulcani e ai raggi cosmici, non incidono minimamente sulla previsione. Viceversa considerare i gas serra porta a un miglioramento previsionale significativo, che permette di ricostruire in maniera accurata la curva di temperature globali degli ultimi decenni.»
Quali conclusioni si possono ricavare?
«Il nostro risultato conferma che i gas serra di origine antropica hanno avuto un forte impatto sul riscaldamento globale recente, mentre nessun rapporto di causalità è stato trovato per fattori naturali. Conferma anche che nella trattazione dei sistemi complessi è necessario cambiare il punto di vista: sistemi complessi apparentemente distani, come quelli economico e climatico, possano essere analizzati con tecniche matematiche in grado di accoglierli entrambi.»
Andrea Mameli, 5 Febbraio 2012. Esclusiva linguaggiomacchina.it


A contribution to attribution of recent global warming by out-of-sample Granger causality analysis Atmospheric Science Letters (Volume 13, Issue 1, pages 67–72, January/March 2012). Article first published online: 7 Nov. 2011.
Alessandro Attanasio (Università de L'Aquila)
Antonello Pasini (IIA-CNR)
Umberto Triacca (Università de L'Aquila)
Abstract
The topic of attribution of recent global warming is usually faced by studies performed through global climate models (GCMs). Even simpler econometric models have been applied to this problem, but they led to contrasting results. In this article, we show that a genuine predictive approach of Granger analysis leads to overcome problems shown by these models and to obtain a clear signal of linear Granger causality from greenhouse gases (GHGs) to the global temperature of the second half of the 20th century. In contrast, Granger causality is not evident using time series of natural forcing.

How to build an Algae Bioreactor from Recycled Water Bottles by Michael Fischer (come costruire un bioreattore ad alghe con le bottiglie di plastica)


Two major problems facing the physical world today can be broadly categorized into: (1) how to increase the amount of consumable energy available for the worlds needs and (2) how to decrease the amount of greenhouse gases produced.
Of course, these problems are negatively linked together inasmuch as, without further offsets, an increase in the production of carbon fuels leads to an increase in the amount of greenhouse gases produced when these fuels are consumed. In this video we shall look at a method that breaks this negative link by considering a project that increases the worlds supply of oil using biofuels and which at the same time decreases the amount of atmospheric carbon dioxide used during its production. The resulting product is a sustainable biofuel whose carbon footprint is neutral inasmuch as the CO2 produced on consumption is essentially balanced by the CO2 used in its production.
Michael Fischer (Stanford University)

Instructions here: An Algae Bioreactor from Recycled Water Bottles An Algae Bioreactor from Recycled Water Bottles
In this instructable, we describe how to build a photo-bioreactor that uses algae to convert carbon dioxide and sunlight into energy. The energy that is produced is in the form of algae biomass. The photo-bioreactor is built from plastic recycled water bottles. By designing the apparatus to be compartmentalized, we are able to do many experiments in parallel.
Michael Fischer

Quanta scienza c'è in edicola? Una ricerca di Jekyll

Da quando ho imparato a leggere non ho mai smesso. E leggo con piacere tutto quel che riguarda scienza e tecnologia. Anni fa, mancavano ancora una dozzina di anni alla fine del Novecento, leggevo Sapere e Le Scienze. periodici scienza Oggi quando mi capita di dare uno sguardo alle vetrine delle edicole noto che le riviste di scienza non sono poche. Una descrizione di quanta scienza c'è in edicola la offre Fabio Bettani nel mensile Jekyll (Master in Comunicazione della Scienza, Sissa, Trieste). E partendo dai dati del servizio Accertamento Diffusione Stampe, Bettani mostra che il mensile di scienza più diffuso è Focus, con una media (nel 2011) di 390 mila copie a numero. Segue Focus Junior (122 mila). Terzo: Le Scienze, a quota 63 mila.
Nelle quattro annualità prese in esame (1996, 2001, 2006, 2011) Le Scienze ha un andamento pressoché costante, mentre Focus ha oscillato molto, fino a superare le 780 mila copie a numero nel 2001, e Quark (ora scomparso) nel 2001 vendeva 247 mila copie e nel 2006 era sceso a 64 mila.
Bettani, giustamente, non si spinge a prevedere cosa accadrà nel 2012. Difficile immaginarlo. Ma forse è anche difficile immaginare un andamento diverso dal calo di vendite per i periodici di scienza. Vedremo tra un anno.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 5 gennaio 2012

"Quanto vende la scienza in edicola?" di Fabio Bettani