15 settembre 2012

Dye-sensitized solar cells are close to break a new record, Michael Grätzel said at the conference "Energy from the Sun" (Chia, Sardinia Island).

Yesterday at the conference "Energy from the Sun: Computational Chemists and Physicists Take up the Challenge" (Chia, Sardinia Island) Michael Grätzel (Director of the Laboratory of Photonics and Interfaces at Ecole Polytechnique Federale de Lausanne, Switzerland) announced that we are close to break a new record for the dye-sensitized solar cells, after the well-known efficiencies value (12.3%) that appeared in the November 4 issue of Science magazine: Porphyrin-Sensitized Solar Cells with Cobalt (II/III)–Based Redox Electrolyte Exceed 12 Percent Efficiency (Science, Vol. 334 no. 6056 pp. 629-634). This performance is now comparable to silicon-based solar cells that are on the market today.
The conference, organized by CECAM (Centre Européen de Calcul Atomique et Moléculaire, Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne, Switzerland) and CNR IOM SLACS (Istituto Officina dei Materiali of CNR, Sardinian Laboratory for Computational Materials Science, University of Cagliari) was held since 10 to 14 September 2012 in the Chia Laguna Resort (Sardinia Island).
Grätzel underlined the high level of the conference and the discussions between research teams from allover the world and the place chosen by the organization, the Sardinia Island, is perfect to speak about the applications of the solar energy.
Michael Grätzel is author of over 900 publications and inventor of over 50 patents. The first article on this theme was “A low cost, high efficiency solar cell based on dye-sensitized colloidal TiO2 films" by Michael Grätzel and Brian O'Regan (Nature 353, 737-740, 24 October 1991). This work has been cited over 88000 times (h-index 138) for this reason Grätzel is among the 10 most highly cited chemists in the world. For his work on Dye-sensitised solar cells, Michael Grätzel has been awarded the 2012 Albert Einstein World Award of Science. The Interdisciplinary Committee of the World Cultural Council has selected Professor Grätzel because of Dye-sensitised solar cells capability to significantly increase the spread of sustainable, renewable energy throughout the world and make a major role in low-cost and large-scale solutions for renewable energy.
A previous award for Michael Grätzel was the Millennium Technology Grand Prize received in June 2010.
The Dye-sensitised solar cell is also the only photovoltaic device that achieves the separation of the functions light absorption from charge carrier transport. As in natural photosynthesis, the role of the sensitizer is to absorb light and generate energy, under the form of electric charges, then - as Michael Grätzel told to me - the main application of this device will be on the surface of buildings. Other attractive features of Dye-sensitised solar cells derive from their inherent nature: it is simple to obtain using conventional roll-printing techniques, is semi-flexible (and semi-transparent) which offers a variety of uses not applicable to glass-based systems (as we normally see) and most of the materials used are low-cost.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it September 15, 2012
     
The Grätzel cell. Image by the Millennium Technology Prize


Sony’s prototype Hana-Akari: this lamp use a Dye-sensitized solar cell to generate electricity



     

14 settembre 2012

Riscalda più l'attività umana o il sole? La risposta in uno studio pubblicato su Environmental Research Letters il 4 settembre 2012.

Non è la radiazione solare la causa principale del riscaldamento della Tera ma gli effetti delle attività umane. La ricerca, condotta da Antonello Pasini e Alessandro Attanasio (Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche, Iia-Cnr) in collaborazione con Umberto Triacca (Università L’Aquila), è stata pubblicata su Environmental Research Letters il 4 settembre 2012 con il titolo "Evidence of recent causal decoupling between solar radiation and global temperature".
«Il Sole e la sua radiazione - spiega Antonello Pasini - sono sempre stati considerati le cause fondamentali dei cambiamenti climatici, sia per gli influssi esercitati in passato sui periodi glaciali e interglaciali, sia per le variazioni di natura secolare o decennale. Recentemente alcune ricerche, utilizzando semplici correlazioni e metodi grafici, hanno però fornito un’evidenza empirica di trend opposti per temperature e quantità di radiazione solare relativamente agli ultimi decenni. Da questi studi empirici non si potevano, però, trarre conclusioni certe su eventuali cambiamenti nella relazione causa-effetto tra Sole e temperature globali».
Utilizzando un modello causale precedentemente sviluppato da Clive Granger (premio Nobel per l’Economia nel 2003) i ricercatori hanno ricostruito l'influenza della radiazione solare negli ultimi 60 anni.
«I nostri risultati mostrano che la causa solare dei cambiamenti del clima si rivela fondamentale fino agli anni ’50 del secolo scorso - prosegue Pasini - perdendo poi progressivamente importanza dagli anni ’60, fino a che la significatività del legame causa-effetto tra Sole e temperature globali è scomparsa quasi completamente a partire dagli anni ’70».
La ricerca ha esaminato anche il ruolo dell’influenza antropica: «Abbiamo constatato che il rapporto causale tra gas serra e temperature è sempre stato forte a partire dagli anni ’40 e si è andato intensificando negli ultimi decenni. In sostanza - conclude Pasini - nei decenni recenti, mentre è andata indebolendosi la causa solare, che pure esiste ed è forte, quella antropica risulta di gran lunga più determinante. Le emissioni di gas serra e altre influenze antropiche sarebbero oggi così forti da 'oscurare' la causa solare».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 14 Settembre 2012
Evidence of recent causal decoupling between solar radiation and global temperature
Environmental Research Letters, Volume 7, Number 3
Antonello Pasini, Umberto Triacca, Alessandro Attanasio
Abstract
The Sun has surely been a major external forcing to the climate system throughout the Holocene. Nevertheless, opposite trends in solar radiation and temperatures have been empirically identified in the last few decades. Here, by means of an inferential method—the Granger causality analysis—we analyze this situation and, for the first time, show that an evident causal decoupling between total solar irradiance and global temperature has appeared since the 1960s.

13 settembre 2012

In piazza Aldo Mameli, a Serri, sgorga acqua frizzante. Anche nel parco Acu'ona a Mandas. E altrove. Modi intelligenti di gestione del bene comune.

A Serri, 700 abitanti, 45 km da Cagliari, l'11 dicembre 2011 è nata una nuova fontana pubblica. Si chiama "Sa domu de s'Acqua" (La Casa dell'Acqua) e ha una particolarità. Anzi più d'una.
L'acqua è disponibile in tre qualità: liscia naturale (a temperatura ambiente), liscia fresca, gasata fresca. I cittadini ottengono una tessera dal Comune per mezzo della quale possono attivare l'erogatore, mentre lo schermo mostra il numero di litri che si possono prelevare.
Il tabellone con le regole di utilizzo contiene anche alcuni importanti consigli: se si utilizzano bottiglie di plastica verificare il numero di volte in cui può essere riusata e non lasciare l'acqua al sole.
Ma i benefici effetti di una fontana pubblica di questo tipo non si esauriscono nel risparmio economico per i cittadini. Io considero anche il fattore sociale: ritrovarsi a prendere l'acqua alla fonte non è come incontrarsi tra gli scaffali di un supermercato.
L'ho vissuto anni fa, quando da bambino accompagnavo mio padre a prendere l'acqua alla sorgente, e ricordo che c'era sempre da giocare o da imparare qulcosa. C'era da imparare a convivere con le vespe, da evitare di bangnarsi le scarpe, da attendere pazientemente il proprio turno. Forse la fonte ha qualcosa di molto educativo.
E forse ha anche qualcosa di molto ancestrale, legata com'è ai nostri antichi riti. Non a caso proprio a Serri, nella zona nuragica (Santa Cristina) si può ammirare un bellissimo pozzo sacro.
Ma poi ci sono altri vantaggi ancora più tangibili, per esempio il risparmio di plastica delle bottiglie e il relativo risparmio di acqua, petrolio, anidride carbonica. Senza contare l'energia necessaria per produrre, trasportare e smaltire le bottiglie.
Vediamo un esempio.
La fontana pubblica di Colorno, in provincia di Parma, nei primi 4 mesi di attività (da Novembre 2011 a Marzo 2012) ha erogato 55.350 litri d'acqua potabile.
Il Comune emiliano ha stimato che questa quantità ha permesso di evitare la produzione di 36.900 bottiglie di plastica da un litro e mezzo (dato che se sono state usate per trasportare l'acqua della fontana alla casa non erano certo nuove ma almeno al secondo uso).
La stima si è estesa anche alla produzione della plastica (Pet: polietilene tereftalato) di cui son fatte le bottiglie. Per produrre un kg di Pet servono 2 kg di petrolio e 17,5 Kg di acqua. Considerando che una bottiglia di Pet da un litro e mezzo pesa 35 gr scopriamo che con un Kg di Pet si fanno 30 bottiglie.
Dunque al Comune di Colorno, contando che per produrre una bottiglia da un litro e mezzo servono circa 10 litri d’acqua, contano di aver risparmiato (solo nei 4 mesi presi in esame) circa 400 mila litri d'acqua. 9.000 kg di petrolio, 6 mila kg di Anidride Carbonica e quasi 5 mila euro di smaltimento rifiuti.



Ho letto che una fontana simile è sorta a Mandas con una spesa di appena 100 mila euro da parte del Comune, con fondi regionali e ministeriali. Il Sindaco, Umberto Oppus, ha calcolato il risparmio per le famiglie: una famiglia di tre persone spende in media 300 euro all'anno per comprare acqua minerale. Usare l'acqua pubblica costa invece 15 euro all'anno. In meno di un mese le 300 famiglie coinvolte hanno prelevato 25 mila litri, digitando il proprio codice sul touch screen:



La fontana di Serri è stata inaugurata insieme alla piazza in cui sorge, dedicata a (Zio) Aldo Mameli (Perdasdefogu 1928, Cagliari 2003).
Ho sempre considerato Zio Aldo una persona speciale: aveva il dono di saper ascoltare, era sempre disponibile, spiritoso e severo al punto giusto. E sapeva dispensare consigli utili praticamente in ogni circostanza.
Evidentemente non ero il solo a nutrire tanta stima nei suoi confronti: quella piazza è giustamente intitolata a lui per ricordarlo come punto di riferimento sia per le sue doti umane sia per il modo in cui svolgeva la professione di Medico Condotto. E ricordo anche che i pazienti riponevano nelle sue indicazioni e nei suoi suggerimenti enorme fiducia. In fondo quando una persona lascia un eccellente ricordo, per essersi comportata in maniera esemplare con gli altri e per aver fatto bene il suo lavoro, è giusto poter vedere almeno una pietra con inciso il suo nome.
Immagino che Zio Aldo avrebbe apprezzato la fontana pubblica, anche se - come mio padre - amava andare a prendere l'acqua direttamente dalla sorgente.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 13 Settembre 2012
PS Curiosità lessicale. Ma è gasata o gassata? Per il De Mauro gasata dicesi di persona che si è montata la testa, mentre gassata è acqua o altra bevanda resa effervescente mediante l’aggiunta di anidride carbonica sotto pressione.
Amen.

12 settembre 2012

Raspberry Pi: il single-board computer per migliorare l'apprendimento. La nuova sfida di David Braben.

Nel 1984 David Braben e Ian Bell, appena ventenni, crearono il videogioco "Elite", noto per essere stato il primo a mettere insieme il combattimento tra astronavi con il controllo del commercio spaziale. Andò bene: furono vendute oltre 600 mila copie. Negli anni seguenti la carriera di Braben fu costellata di altri successi: Rollercoaster, Thrillville, Tycoon, Kinectimals.


Da alcuni mesi David Braben ha deciso di mollare tutto per collaborare con l'università di Cambridge allo sviluppo di un computer ultraeconomico studiato per suscitare l'interesse verso lo studio e la programmazione.



Braben ha sviluppato un single-board computer unendo una chiavetta USB per PC con una porta HDMI (High Definition Multimedia Interface) che si trasforma in un micro pc a soli 25 Dollari in grado di gestire applicazioni stile ufficio e navigazione web, si può collegare al televisore o a un monitor o (come nella foto sotto) a un kindle, con la porta HDMI, a una tastiera (per mezzo della porta Usb) e per archiviare i dati utilizza una normale scheda SD, sfruttando OpenGL ES 2.0 per la grafica.


Raspberry Pi


Ma una simile micropiattaforma non sarebbe adatta a ospitare Android? Certo, ma ci sono ancorà difficoltà per il porting di Android causate dal fatto che Raspberry Pi si basa su una CPU ARM11 e non sull'architettura ARMv7.
Il progetto è gestito dalla Fondazione Raspberry Pi.





Le capacità di sviluppo di questo single-board computer sono veramente enormi. L'11 Settembre 2012 l'università di Southampton ha annunciato la costruzione di un supercomputer basato su 64 Raspberry Pi per una memoria di i Tb (16 Gb con schede SD cards per ciascun Raspberry Pi) utilizzando mattoncini Lego come struttura. Southampton engineers a Raspberry Pi Supercomputer

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 12 Settembre 2012


Habitable Zone Gallery




The above figures are a representation of known exoplanets which enter their Habitable Zones where the size of the points linearly increases with the percentage of time spent within the Habitable Zone. Click on the images to view the animated versions.


Habitable Zone Gallery

Hai un'invenzione da segnalare, una bufala da smontare o un esperimento da raccontare?


Scrivi a: blog.linguaggio.macchina@gmail.com


Il blog Linguaggio Macchina potrebbe essere il (non) luogo giusto per affrontare (o ripescare) temi scientifici inediti o controversi.
E ricordati che quel che è banale per te potrebbe non esserlo per gli altri (ma è vero anche in viceversa).

Tuttestorie: 12 anni il 14. Come passa in fretta il tempo! (E il 4 Ottobre ricomincia il Festival!)

Il 14 Settembre 2012 la libreria Tuttestorie di Cagliari (via Emanuele Orlando 4) compie 12 anni e festeggia con due animazioni e una torta. Alle 16 e 30 Il Drago Aidar: animazione per bambini da 3 a 6 anni a cura di Barbara Cadeddu e Roberta Fara (prenotazione obbligatoria, durata: 60 minuti). Alle 17 e 45 il taglio della torta. Alle 18 e 30 Come addestrare un Drago: animazione per bambini da 6 a 10 anni a cura di Barbara Cadeddu e Roberta Fara (prenotazione obbligatoria, durata: 60 minuti).


Il tempo passa davvero in fretta.

Specie con le cose che amiamo.


Sarà per questo che ricordo tutte le cose che ho fatto insieme a Tuttestorie


Ricordo i primi tempi della libreria Tuttestorie in piazza Costituzione, nel settembre del 2000. Ricordo la notizia del Premio Andersen, nel 2003.


Ricordo perfettame l'infida scaletta di legno e quel simpatico soppalco su cui io e Raffaelangela organizzammo il laboratorio di gioco scientifico per ragazzi da 7 a 11 anni (Giocalascienza) nel 2005.
Ricordo la presentazione, fatta insieme a Fabrizio Pani, del libro "Alieni in visita" nella nuova sede della libreria il 16 Luglio 2010.
E ricordo tutte le edizioni del Festival. Indelebili nella mia memoria tutti gli incontri degli autori con i bambini. Il primo incontro che coordinai fu quello con il paleontologo Cristiano Dal Sasso e lo scrittore Luca Novelli, dedicato ai dinosauri (il 13 e 14 Ottobre 2006). Poi, lo stesso anno, l'entusismante incontro con Fulco Pratesi: "Nella giungla di Sandokan".
Non dimenticherò mai i miei laboratori con le energie rinnovabili e il Motore Stirling nell'edizione 2007 (organizzati insieme a Luca Massidda) per l'entusiasmo dei ragazzi e delle ragazze.
Quella fu la volta del bidoncino pieno d'acqua issato sulla quercia dai ragazzi di una scuola per azionare una piccola turbina idroelettrica. Esperienza che ho citato spesso come esempio di energia scoperta e toccata per mano attraverso il gioco.

Fenomenale l'incontro con Henning Wiesner ("Ma gli animali si lavano i denti?") l'11 Ottobre 2008 con quel dardo conficcato nelle capriate, frutto di un lancio con la cerbottana dell'ex direttore dello Zoo di Monaco.
Poi i mini reporter di Paolo Beneventi nel 2010.
I MiniDarwin con Paola Catapano, la
Macchina Produci Parole di Alessandro Carboni, l'incontro con Massimo Carlotto e Salvatore Mereu nel 2011.
Considero Tuttestorie un bellissimo esempio di come un festival di letteratura può avere la scienza non come ospite ma come membro della famiglia.

E il 4 Ottobre inizia la Settima edizione del Festival Tuttestorie: “L’Incomprensibile. Racconti, visioni e libri per tonti magnifici”.


11 settembre 2012

Esplorando la fascia abitabile. Intervista a Giorgio Bianciardi, astrobiologo.

C'è un occhio che scruta ogni giorno la costellazione del Cigno in cerca di ombre: è il telescopio spaziale Kepler, lanciato dalla Nasa nel 2009.
Kepler identifica i pianeti con la tecnica del transito: osserva la luce proveniente da 150 mila stelle e si accorge immediatamente di qualsiasi calo di luminosità, la fatidica ombra che fa ipotizzare il passaggio di un pianeta. Nei primi due anni di attività Kepler ha scoperto oltre 1200 nuovi candidati pianeti, sui quali si attuano le necessarie verifiche, e così la tabella della Nasa dei pianeti confermati è in costante crescita.
C'è poi un club più esclusivo, cui appartengono pochi pianeti: è quello della cosiddetta Fascia Abitabile (o Fascia Goldilocks). Sono quelli situati a una distanza dalla loro stella adatta a garantire un intervallo di temperatura e altre condizioni ritenute compatibili con la presenza di vita.
Per cercare di capire meglio ho interpellato Giorgio Bianciardi, docente e Ricercatore all'Università di Siena (dove tiene, tra gli altri, un corso di Astrobiologia) nonché autore di ricerche scientifiche in questo stimolante settore e di interessanti articoli divulgativi sul tema.

Com'è stata determinata la fascia abitabile?
«Classicamente la fascia abitabile è calcolata pensando all’esistenza di un pianeta di taglia terrestre intorno alla sua stella, pianeta che è in grado di ospitare acqua liquida.
Questo perché vogliamo pensare a una vita basata sul carbonio e l’acqua è il mezzo disperdente per eccellenza per le macromolecole basate su questo elemento. Quindi consideriamo essenzialmente il flusso di energia che proviene dalla stella e la distanza che il pianeta ha rispetto a questa. Per una stella del tipo Sole, la Terra, a 150 milioni di chilometri, è centrata praticamente in modo perfetto. E possiamo pensare ancora possibile l’esistenza di acqua liquida per distanze che vanno tra quella di Venere e quella di Marte, arrivando anche fino all’inizio della fascia degli asteroidi. Diciamo tra i 100 e i 200 o anche i 450 milioni di km dal Sole. In effetti se Marte avesse avuto la stessa massa della Terra o poco più grande avrebbe potuto mantenere l’acqua liquida che lo caratterizzava sin dall’inizio senza difficoltà, invece di perderla in gran parte come ha fatto. Se Venere avesse avuto meno effetto serra, un’atmosfera più rarefatta, avrebbe potuto sviluppare una biosfera come il nostro pianeta. Ovvero, la massa del pianeta, la composizione e densità dell’atmosfera, il suo albedo, cioè la capacità del pianeta di riflettere la luce che proviene dal suo sole, ad esempio, condizionano molto questo traguardo: la presenza di acqua liquida sul pianeta».

La Fascia potrà essere modificata per adattarsi a nuove scoperte?
«Certamente. Se, ad esempio, nei supposti oceani sotterranei di Europa, il satellite di Giove, o i laghi di idrocarburi di Titano, il satellite di Saturno, si trovassero presenza di forme di vita aliena, allora si dovrà forzatamente estendere la fascia di abitabilità fino a distanze 2 o tre volte più grandi di quelle sopra indicate».

Anche il sistema binario Kepler-47, formato da due pianeti che ruotano intorno a due stelle, recentemente scoperto, cade in zona abitabile? Che condizioni si vengono a creare avendo non uno ma due soli di riferimento?
«A 4900 anni luce dalla Terra nella Costellazione del Cigno è stato scoperto questo sistema planetario, che ci conferma che anche le stelle doppie possono ospitare pianeti.
La presenza di un doppio sole in genere porta sfiga al pianeta, costringendolo in orbite irregolari e caotiche, non adatte ad un pianeta che “voglia” ospitare forme di vita, ma quando, come in questo caso, le due stelle sono tra loro molto vicine (pochi milioni di chilometri separano queste due stelle), l’orbita può essere stabile. Quindi si creano condizioni non dissimili dalle nostre. La stella principale è quasi un gemello del Sole, solo un poco più piccolo, la seconda è una piccolissima nana rossa.
Uno dei due pianeti scoperti in questo sistema planetario cade effettivamente in pieno nella zona abitabile. E’, come tante volte, però, un pianeta di taglia nettuniana, poco più piccolo di Giove. Quindi un pianeta gassoso, che non ci sembra per niente l’ideale per far nascere e prosperare la vita. Però. Però il nostro Sistema Solare ci insegna che intorno ai pianeti giganti un gran numero di satelliti sono presenti, anche di taglia planetaria, vedi Titano, la luna di Saturno grande come Mercurio e in possesso di un’atmosfera più densa della nostra. E allora intorno a Kepler-47 c, questo il suo nome, non è improbabile la presenza di una luna di taglia sufficiente ad ospitare un’atmosfera e, magari, una idrosfera. Tutte le condizioni necessarie per permettere la presenza della vita».

Victoria Meadows, del Virtual Planetary Laboratory, insieme a ricercatori della Nasa, ha pubblicato uno studio sulla rivista "Astrobiology" nel quale si cerca di capire quali colori potrebbero avere eventuali piante extrasolari [a sinistra la copertina del mensile Scientific American (Aprile 2008) dedicata a questo studio]. Non è un tema estetico, ma è il modo per ipotizzare altre possibili risposte all'esigenza di energia delle forme viventi, come la fotosintesi sulla Terra. La domanda è: se si sfruttassero altre porzioni dello spettro elettromagnetico?
«Beh, se ci allontaniamo troppo dallo spettro del visibile andiamo poco lontano. Radiazione più energetica del blu-violetto rende instabile le biomolecole, radiazione meno energetica del rosso è insufficiente ad eccitare le stesse e una fotosintesi diventa inefficace. Dobbiamo restare nel campo del visibile. Qui allora potrebbero esserci delle sorprese. Sulla Terra il pigmento più diffuso è il verde, che dà origine alla fotosintesi clorofilliana delle piante ad alto fusto, ma in realtà nel nostro ecosistema altri pigmenti, come il rosso, vengono sfruttate ad esempio da alcune alghe.
D’altronde se una pianta volesse assorbire tutta l’energia che proviene dalla propria stella dovrebbe avere dei pigmenti neri.
Non escluderei che mamma selezione naturale in un pianeta che riceve poca energia dalla sua stella sviluppi delle aliene foglie nere».

Analogamente al discorso del colore delle piante ci si è interrogati su quali altri elementi della tavola periodica potrebbero aver costituito la base della vita, come il Carbonio sulla Terra?
«Sorry. Sono uno sciovinista del Carbonio. Solo questo atomo riesce a costruire macromolecole tridimensionali mobili e robuste. Solo questo elemento origina spontaneamente piccole molecole altamente reattive come l’ossido e il biossido di carbonio, indispensabili all’alba dell’origine della vita. Troppo superiore rispetto alle macromolecole poco mobili del Silicio (molto più grande il diametro atomico) e soprattutto in grado di originare allo stato semplice solo il biossido di silicio: sabbia. Cosa c’è più di inerte della sabbia? La Terra d’altronde è più ricca di silicio che di carbonio, “bada caso” la vita è nata proprio dal carbonio. Lo solfo dà origine a macromolecole ma solo lineari, il Boro fa delle belle macrostrutture ma è un elemento assai raro nel cosmo.
Dobbiamo tenerci il nostro amico carbonio».

Cosa ci aspettiamo dalle analisi che Curiosity sta compiendo su Marte riguardo alla presenza di forme di vita sul Pianeta Rosso? I Viking nel lontano 1976 trovarono o no forme di vita?
«Insieme a Gilbert Levin dell’Arizona State University, già responsabile di uno degli esperimenti Viking, e a Joseph Miller, neurobiologo dell’Università del Sud California, con il nostro Lavoro pubblicato nell'aprile di quest'anno (e in versione divulgativa nel numero di settembre di Coelum, rivista divulgativa di Astronomia in edicola) abbiamo voluto confermare che i Viking hanno veramente scoperto la vita su Marte. Detto questo, ora ci aspettiamo che Curiosity provi finalmente che su Marte esistono molecole organiche e non, come si è creduto sinora, che Marte non ospiti molecole organiche. Ora, molecole organiche non vuol dire necessariamente vita, ma sarebbe già un bel passo avanti per confermare quel che noi sosteniamo sulla vita presente sul Pianeta Rosso. Ma già in questi giorni (10 settembre), poi, Curiosity dovrebbe incominciare a fiutare l'aria di Marte. Dovrebbe trovare metano. Se risulterà particolarmente ricco dell'isotopo più leggero (carbonio a basso peso atomico) si potrà iniziare a brindare: batteri metanogeni su Marte».

Bianciardi, ultima domanda. Visto che l’asteroide 55418 porta il suo nome mi torna in mente una curiosità che mi porto dentro da bambino: nel momento in cui si troverà la conferma della vita oltre la Terra e si dovrà attribuirle un nome, chi deciderà questo nome e in base a quali criteri? Sarà l'Unione Astronomica Internazionale o altri organismi?
«Sarà compito dei biologi, come sempre. Le eventuali forme di vita (batteri?) che furono scoperti dai Viking hanno già avuto un nome: Gillevinia straata, è stato un neurobiologo argentino. Chissà, una volta che queste saranno confermate definitivamente (ma si sarà trattata di una sola forma di vita o, come è più probabile, di tante diverse forme di vita?), se manterrano questi nomi. Ma di sicuro si tratterà di fare nuove nomenclature, creare nuovi Regni della Vita.. Un bel compito!»

Ringrazio Giorgio Bianciardi per le sue risposte, con le quali ora per me è tutto molto più chiaro.

Ora, se provo a ripensare alla percezione della vita aliena che avevo io da bambino trovo enormi differenze. E queste differenze non le noto solo nel mio pensiero.

Se il 16 Novembre 1974, dal radiotelescopio di Arecibo, veniva trasmesso in direzione dell'ammasso globulare Ercole M13, distante 25 mila anni luce dalla Terra, un messaggio che conteneva una serie di immagini (a sinistra) rappresentative (secondo l'astrofisico Frank Drake che lo ideò, con l'aiuto dell'astronomo Carl Sagan) della nostra civiltà, e se nel 1975, quando avevo 10 anni, lo ricordo bene, si sperava (o sitemeva) di trovare alieni intelligenti e Scientific American ospitavaapprofondinenti di Carl Sagan e Frank Drake dedicati alla ricerca di civiltà ("molto più avanzate della nostra"), significa probabilmente che si pensava intensamente alla possibilità di incontrare altre intelligenze.

Oggi gli obiettivi dellaricerca sono cambiati e le tecnologie disponibili permettono di scandagliare piùa fondo porzioni di spazio sempre più ampie.

E se ieri si cercavano "i marziani", oggi si guarda con entusiasmo, aggiungerei giustamente, anche ai batteri.

Andrea Mameli, www.linguaggiomacchina.it 11 Settembre 2012


Con questo post il blog Linguaggio Macchina partecipa all'Edizione Unificata dei Carnevali scientifici di Chimica e di Fisica in occasione del 4° Congresso IAA (International Academy of Astronautics) “Cercando tracce di vita nell’Universo” (San Marino, 25-28 settembre 2012).

Approfondimenti

10 settembre 2012

Ricerca: 679 mila euro per le stringhe. Alessandro Tomasiello all'Università di Milano-Bicocca.

L'universo è fatto di stringhe? Per provare a rispondere a qusta domanda un organismo internazionale (European Research Council) ha finanziato le ricerche del fisico teorico Alessandro Tomasiello all’Università Milano Bicocca. L’obiettivo è ambizioso: portare a una nuova rappresentazione della teoria della supergravità. Il ricercatore è stato scelto da con un finanziamento (grant) di 679 mila euro per completare i suoi studi.
La supergravità prevede una stretta relazione tra i due tipi di particelle elementari che sono alla base dell’universo: quelle che rappresentano la materia e quelle che descrivono la forza. In questa raffigurazione, forza e materia non sono variabili indipendenti ma viaggiano insieme da sempre.
«I nostri sensi - spiega Alessandro Tomasiello - ci permettono di comprendere e raffigurarci tre dimensioni. Per dimostrare l’esistenza di altre dimensioni è innanzitutto necessario capire che forma hanno, tenendo conto che l’ipotesi attuale è che queste dimensioni aggiuntive siano arrotolate su se stesse come delle chiocciole infinitamente piccole e tutte collegate fra di loro».
Al momento vengono ipotizzate 6, in aggiungenta alla larghezza, alla lunghezza e alla profondità.
«Questo finanziamento quinquennale – sottolinea il ricercatore mostra ancora una volta che la ricerca italiana può e deve ambire a competere ai massimi livelli internazionali. Allo stesso tempo ci permette di creare importanti scambi al di fuori dall’Italia». 
Il gruppo di ricercatori che affiancherà Tomasiello al dipartimento di Fisica sarà selezionato con un bando internazionale.
Alessandro Tomasiello è ricercatore di Fisica Teorica nel dipartimento di Fisica dell’Università di Milano-Bicocca; è stato dottore di ricerca in Fisica Matematica alla SISSA di Trieste; ha lavorato a Harvard, a Stanford e all’École Polytechnique di Parigi.

Come pensa un regista?

Ho una domanda che mi ronza in testa da molto tempo. Una domanda che si alimenta spontaneamente guardando film e pensando a come sono fatti.
"Cosa accade nella mente del regista prima e durante la lavorazione di un film?" 



Francis Ford Coppola shelters himself from the driving rain that added to the troubles of an already beleaguered shoot for Apocalypse Now (1979, Mary Ellen Mark)


Ho provato a cercare un senso a questa domanda nella relazione tra narrazione e cinema. Ricerca di senso alimentata dalla lettura dal libro di Robert Mc Kee: Story (ora tradotto in italiano con il sottotitolo "Contenuti, struttura, stile, principi per la sceneggiatura e per l'arte di scrivere storie").
Il cerchio ha iniziato a chiudersi un anno fa, quando ho avuto l'occasione di osservare da vicino il set di un film: "Bellas Mariposas". Notai che Salvatore Mereu prima del ciak illustrava le scene alle due protagoniste come se lui avesse tutto molto chiaro in mente. Evidentemente, pensai, la storia è nella sua testa, non in forma scritta (o almeno non solo) ma prevalentemente per immagini. Qui c'è una persona che immagina il film prima di tutti gli altri e deve riuscire a spiegarlo, poco a poco.
Salvatore Mereu sul set di Bellas Mariposas, Cagliari, 6 Settembre 2011. Foto: Andrea Mameli.

Ma ora che il film di Salvatore Mereu è approdato (con successo) al festival di Venezia io non sono approdato a nessuna conclusione e al quesito originario non so assolutamente rispondere. Il fatto è che questa domanda dovrei porla a un regista e per il momento mi limito a riannodare qualche filo. Intanto c'è il soggetto, la storia, naturalmente centrale in tutto questo processo, e il passaggio "dalla carta allo schermo", che contraddistingue questa fase creativa. Qui il regista deve però sapersi misurare con altri fattori che spesso non sono molto creativi come i soldi disponibili, ma anche la non semplicissima scelta delle persone (troupe e cast), dei luoghi, delle attrezzature.
E in tutto questo ragionamento le riprese non sono ancora iniziate: immagino che dall'idea al primo ciak serviranno molte notti trascorse a leggere, a pensare, a scrivere.
Poi si arriva a girare le scene e tutto quello che il regista aveva in mente si confronta con la realtà. Cosa succede adesso nella testa del regista? Cosa scatta quando quel che si era previsto si dimostra molto diverso da ciò che si ha realmente a disposizione per il film?
Salvatore Mereu sul set di Bellas Mariposas, Cagliari, 7 Settembre 2011. Foto: Andrea Mameli. 

Un altro elemento importante, immagino, è la possibilità di rivedere le scene con il video assist e quindi di rendersi conto più chiaramente di come le immagini stanno prendendo corpo. Ma siamo ancora molto lontani: mancano montaggio, suoni e musica. E credo che anche qui alla mente del regista tocchi ancora il compito di immaginare come quelle scene si potranno ancora trasformare. Ecco, secondo me la mente del regista riesce a alternarsi fra immaginazione creativa e pensiero razionale, comportandosi come suggeriva Calvino: "La fantasia è come la marmellata, bisogna che sia spalmata su una solida fetta di pane".
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 10 Settembre 2012
 
Salvatore Mereu a Venezia (2012)
Foto: Elena Tubaro.

  1. Il "Video assist" modifica il lavoro del regista (1/10/2011)
  2. Stuntman, tra azione e finzione (2/10/2011)
  3. Il senso del ciak (3/10/2011)
  4. Batterie, pellicole e senso del limite (5/10/2011)
  5. Dolly, Dolly, manualmente Dolly (6/10/2011)
  6. Uniforme o divisa? (7/10/2011)
  7. Aspettando Bellas Mariposas... (9/10/2011)

09 settembre 2012

Concorso fotografico: ricerca biomedica. Scadenza: 31 Ottobre 2012.

Scade il 31 ottobre 2012 il termine di presentazione delle foto per il concorso "La ricerca biomedica protagonista del tuo scatto", seconda edizione.
Nel 2011 vinse Paola Apostoli con "L'omino di Petri" (a sinistra).
Regolamento.
Oggetto: le fotografie dovranno illustrare la ricerca scientifica e i suoi protagonisti.
Saranno premiati gli scatti fotografici che meglio esprimeranno il tema dell’attività di ricerca nel settore biomedico "e le sue applicazioni benefiche sull’uomo".
Destinatari: Studenti Universitari, Dottorandi, Specializzandi, Borsisti, Assegnisti di Ricerca.
Primo premio: 5000 € in gettoni d’oro.
Scadenza: le fotografie dovranno pervenire entro e non oltre il 31 Ottobre 2012.


Il concorso è indetto dal Corso di Laurea Magistrale in Comunicazione Scientifica Biomedica dell’Università di Roma “Sapienza” in collaborazione con la rivista “Le Scienze” (sponsor: Abbott Srl).