29 settembre 2012

Imparare insieme, con il software di Luciano Pes.

Una piattaforma per creare testi in formato aperto Epub3. Un sistema di publishing distribuito, gratuito, totalmente cloud, gestito direttamente dai singoli o dalle classi o da intere scuole, basato su un concetto di libro di testo completamente nuovo. Una cosa che assomiglia al servizio della Cambridge University Press, per intenderci, solo che non costa nulla e produce libri interattivi. È IMPARI, la nuova creazione di Luciano Pes, laureato in Filosofa a Milano, docente in un liceo di Cagliari.
Pes ha lavorato all'Università, all'Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna e alla Regione, ha coordinato diversi progetti del MIUR, gestisce il sito scuolasarda.it, è autore di software per la scuola: Multimediale per insegnare (Finson), Socrate (Elemond), Theorema (Garamond), Galileo: videocomunicazione didattica. Eppure mi ricordo come fosse ieri quando Luciano muoveva i primi passi con l'uso avanzato delle tecnologie informatiche. Forse era il 1997.
E oggi? L'ho chiesto direttamente a lui.

Luciano, ci puoi parlare della tua nuova creazione?
«IMPARI serve per costruire libri scolastici digitali in formato epub3. Questo formato, totalmente aperto, sta diventando il nuovo standard degli ebook. Adottato anche dal sistema autore della Apple, consente di produrre libri digitali interattivi che possono essere distribuiti in un unico file. È possibile creare libri interattivi, come dovrebbero essere i testi scolastici, in quanto il formato capisce il linguaggio Javascript. Chi utilizza Impari, anche se non se ne rende conto, maneggia un complesso insieme di script che servono per generare l’indice del libro, per associare una copertina e leggere il contenuto in modalità social reading; se la lettura del libro risulta ostica si lascia un messaggio e qualcuno, magari un docente, si attiva per spiegare meglio la nota».

Come funziona?
«Funziona in questo modo: un docente, ma anche uno studente, costruisce i singoli capitoli del libro. Introduce in essi il contenuto a partire da zero, oppure da quello che trova in rete, include elementi, pagine, video, testi, anche script. Alla fine del processo, clicca su un pulsante e viene generato il libro che diventa fruibile in formato epub3, facilmente distribuibile e leggibile nei vari device ma che rimane anche residente nel web per una lettura online».

Che idea ti sei fatto dell'uso dell'ebook e in generale delle tecnologie a scuola?
«Le tecnolgie nella scuola sono fondamentali, tuttavia, tutti abbiamo ormai capito che non servono a nulla se non vengono proposte con i dovuti modi e se i processi che mettono in moto non vengono condivisi dai docenti. Non c'è alcuna possibilità di imporre scelte esterne alla scuola, scelte che non siano gradite ai docenti, i quali rimangono comunque i principali mediatori del sapere e una delle parti più sane di questo nostro martoriato Paese. Gli studenti sono pronti per qualsiasi tipo di innovazione e secondo me, se le cose vengono fatte nella maniera corretta, sono pronti anche i docenti. Processi radicali di cambiamento si realizzano se tutte le componenti del sistema scolastico vengono coinvolte in modo libero e collaborativo, mi vien da dire, alla sarda, se il processo si fa IMPARI. Penso per esempio alla bella esperienza portata avanti dal mio amico Salvatore Giuliano dell'ITIS Majorana di Brindisi che, nella attività di produzione dei testi scolastici a cura dei docenti della sua scuola, ha coinvolto docenti, studenti e soprattutto le famiglie. In questo modo, facendosi finanziare dalle famiglie e al tempo stesso facendole risparmiare, è riuscito a realizzare un processo di cambiamento effettivo, senza chiedere nulla allo Stato o alla Regione»

A che punto è il progetto?
«Si tratta per il momento solo di un prototipo che metto volentieri a disposizione di chi vuole cimentarsi nell'editoria digitale. Non sarebbe male fondare una start up per produrre libri scolatici digitali in collaborazione con i docenti della scuola sarda».

Nel 2004, a Cagliari, eravamo a cena con Derrick de Kerckhove e scherzavamo sui nomi da dare al software. In quell'occasione, visto che solo io e Luciano ci stavamo divertendo, fu chiaro che se una parola o uno slogan non vengono compresi da tutti allora il loro potenziale evocativo si disperte totalmente. Luciano, in che modo pensi i nomi delle tue creazioni?
«Mi piace molto giocare sia sugli acronini che sul significato dei nomi in sardo. Un progetto di 4 anni fa, per esempio, si chiamava Galileo ed era una piattaforma di videocomunicazione didattica. Galileo lo scelsi perchè è l'acronino di "G.eneratore a.utomatico di Li.bere Le.zioni o.line". Invece il nome Impari mi è venuto in mente da quando, circa due anni fa, mi sono reso conto che la grande rivoluzione dei social network può essere utilizzata per favorire l'apprendimento che a questo punto diventa pienamente collaborativo. Il modo migliore di fare lezione è quello di farlo IMPARI agli studenti o anche IMPARI ai miei colleghi docenti. Così, con il social learning in testa, ho cercato di fare un sito dove il libro di testo è il risultato di una attività di collaborazione fra persone. L'anno scorso ho sperimentato una bella attività di "libro connettivo e collaborativo" con i miei studenti della V D pedagogico del Liceo Eleonora d'Arborea di Cagliari, appena diplomati, con risultati veramente lusinghieri. Questi studenti hanno scritto un libro digitale sulla pedagogia del Novecento e su come prepararsi all'esame di Stato. Il libro è ancora disponibile sul mio sito e si scarica ovviamente gratuitamente. Sulla base di questa esperienza e di altre analoghe, ho pensato di creare un sistema per produrre online dei libri di testo, qualcosa da fare IMPARI ai miei studenti. Entro la fine dell'anno contiamo di avere a disposizione un'intera storia della filosofia in formato epub3 che ovviamente non costerà nulla e potrà essere adottata anche da altri docenti, i quali, essendo l'opera in formato aperto (in xml) e totalmente editabile, la potranno estendere e migliorare. Io conto molto sul fatto che il lavoro dei miei studenti possa essere utilizzato da altri che lo pefezionano per realizzare un circolo virtuoso dell'apprendimento».
Andrea Mameli - www.linguaggiomacchina.it - 29 Settembre 2012




28 settembre 2012

Catturare informazioni e accontentare gli utenti. Cristian Lai e il convegno DART 2011.

Information retrieval ovvero l'arte di rintracciare informazioni dal web: è uno dei contenuti affrontati nel corso del congresso internazionale DART 2011 (New Challenges in Distributed Information Filtering and Retrieval) di cui sono stati resi disponibili gli atti (Proceedings) e ulteriori approfondimenti (Post Proceedings). Per inquadrare meglio l'argomento ho interpellato Cristian Lai, ricercatore del CRS4 e co-organizzatore del simposio.

Cos'è il workshop DART?
«Il Workshop DART nasce in seguito a un grosso progetto MIUR/297 "DART" e in collaborazione con le maggiori istituzioni europee nel settore dell'”Information Filtering and Retrieval”.
Si tratta di un workshop internazionale, da farsi ogni anno in concomitanza con le maggiori conferenze su queste specifiche tematiche.
Intorno al workshop si è ormai affermata una community stabile di ricercatori che partecipano a ogni edizione».

Chi lo organizza e dove si è svolta l'edizione del 2011?
«Il CRS4, il DIEE dell'Università degli Studi di Cagliari e il DIB dell'Università di Bari “Aldo Moro”, hanno organizzato nel 2011 la quinta edizione del Workshop DART, dal titolo “New Challenges in Distributed Information Filtering and Retrieval”. L'evento si è svolto a Palermo il 17 settembre all'interno della dodicesima edizione della conferenza internazionale AIxIA 2011, organizzata dall'Associazione Italiana per l'Intelligenza Artificiale (AIxIA). Il tema della conferenza ha riguardato “Artificial Intelligence Around Man and Beyond” e ha visto la partecipazione di ospiti di rilievo internazionale quali Hiroshi Ishiguro (Osaka University), Stephen Grossberg (Boston University), Roger Azevedo (McGill University)».

Quali sono i contributi più rilevanti del convegno?
«I temi affrontati riguardavano in particolare il Semantic Web, Sistemi di raccomandazione context-aware, Natural language processing, Sentiment analysis, Content-based image retrieval, Text categorization, fruizione di contenuti multimediali, Sistemi multi-agente per la condivisione di informazioni e per il supporto alle decisioni, Sistemi di question-answering. Si tratta di temi, oggi, di particolare interesse in numerosi domini applicativi, quali la realizzazione di portali dedicati (soprattutto turistici, medici) o informativi (portali istituzionali, archivi digitali, biblioteche elettroniche, musei virtuali), nella realizzazione di strumenti di tv collaborativa per la selezione e la recommendation di contenuti multimediali, nell' e-learning per una più efficiente fruizione di contenuti didattici e per il suggerimento proattivo di percorsi di apprendimento personalizzato, per la costruzione di sistemi di knowledge management, oltre che per l'electronic commerce (Amazon è solo uno dei casi di successo in questo campo), per lo streaming video on-demand (l'adozione di queste tecnologie da parte di Netflix ha determinato la crisi di uno dei colossi del settore come Blockbuster), per la radio online (Last.fm) e per tutte le applicazioni mobili ormai di utilizzo comune».

Come vengono diffusi i risultati?
«Sia attraverso i proceedings ma sopratutto attraverso una pubblicazione successiva al Workshop (chiamata post proceedings) nella quale i relatori sono invitati a contribuire. Questa pubblicazione, intitolata “New Challenges in Distributed Information Filtering and Retrieval. DART 2011: Revised and Invited Papers”, è curata di Cristian Lai, Giovanni Semeraro e Eloisa Vargiu. Il libro è stato pubblicato dalla casa editrice Springer Verlag all'interno della serie “Studies in Computational Intelligence” (Series Ed.: Kacprzyk, Janusz, ISSN: 1860-949X). Si tratta di contributi derivati dall'approfondimento degli articoli pubblicati nei proceedings del Workshop DART 2011».

Quale sarà il tema dell'edizione 2012?
«L'edizione 2012 è ospitata all'interno della “4th International Conference on Knowledge Discovery and Information Retrieval”, come special session. Avrà luogo a Barcellona il prossimo 4 ottobre. I temi trattati continuano a essere quelli dell'Information Filtering and Retrieval, con particolare attenzione ai casi applicativi».

Chi può contribuire allo sviluppo di questi temi e unirsi alla community?
«La partecipazione ai lavori del Workshop consente di seguire gli sviluppi della ricerca in questo settore. Anche quest'anno verrà fatta una “Call for chapter” che, successivamente al processo di revisione, produrrà la pubblicazione dei post proceedings collegato alla 5th edizione del Workshop DART».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 28 Settembre 2012

Captured mouse (Andrea Mameli, 9 gennaio 2008)

Cagliari FestivalScienza 2012

www.festivalscienzacagliari.it

27 settembre 2012

Confermati i modelli matematici delle forme naturali, ideati 60 anni fa da Alan Turing

Perché il nostro cuore è a sinistra e il fegato a destra? Come si formano le strisce di zebre e tigri? E le chiazze del leopardo? Alan Turing nel 1952 ipotizzò che le posizioni e le ripetizioni di colori e forme nei sistemi biologici fossero generate da sostanze che si comportano da attivatori e inibitori.
Un gruppo di ricercatori di Harvard ha scoperto che Nodal e Lefty, due proteine implicate nella regolazione dell'asimmetria nei vertebrati, combaciano con il modello descritto da Turing 60 anni fa.
In questo modello denominato Gierer-Meinhardt si dimostra che le interazioni tra inibitore e attivatore possono portare a una grande varietà di modelli. Negli ultimi 20 anni sono state scoperte numerose coppie attivatore-inibitore e si è riscontrato che manipolandole viene modificata la dislocazione e la forma dei disegni durante lo sviluppo. Nello studio, pubblicato su Science (online il 12 Aprile 2012), Alexander Schier, docente di biologia molecolare e cellulare a Harvard, e i suoi collaboratori Patrick Müller, Katherine Rogers, Ben Jordan, Joon Lee, Drew Robson e Sharad Ramanathan, hanno dimostrato che Nodal e Lefty sono alla base del sistema di attivazione-inibizione, e che la proteina che funge da attivatore (Nodal) si muove molto più lentamente rispetto alla proteina che si comporta da inibitore (Lefty).

In uno studio pubblicato su Nature Genetics (online il 19 Febbraio 2012) un gruppo di ricercatori del King's College di Londra, guidati da Jeremy B A Green, aveva fornito di fatto la prima prova sperimentale che conferma la teoria di Turing per modelli biologici come le strisce della tigre e le macchie del leopardo. I ricercatori hanno identificato i morfogeni coinvolti in questo processo: FGF (fattore di crescita dei fibroblasti) e Shh (Sonic Hedgehog). E hanno dimostrato che all'aumentare o al diminuire dell'attività di questi morfogeni lo schema delle creste presenti all'interno della bocca (nel palato) segue gli andamenti previsti dalle equazioni di Turing.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 27 Settembre 2012


Differential Diffusivity of Nodal and Lefty Underlies a Reaction-Diffusion Patterning System

Patrick Müller, Katherine W. Rogers, Ben M. Jordan, Joon S. Lee, Drew Robson, Sharad Ramanathan, Alexander F. Schier
Published Online April 12 2012
Science 11 May 2012:
Vol. 336 no. 6082 pp. 721-724
DOI: 10.1126/science.1221920

Abstract

Biological systems involving short-range activators and long-range inhibitors can generate complex patterns. Reaction-diffusion models postulate that differences in signaling range are caused by differential diffusivity of inhibitor and activator. Other models suggest that differential clearance underlies different signaling ranges. To test these models, we measured the biophysical properties of the Nodal/Lefty activator/inhibitor system during zebrafish embryogenesis. Analysis of Nodal and Lefty gradients revealed that Nodals have a shorter range than Lefty proteins. Pulse-labeling analysis indicated that Nodals and Leftys have similar clearance kinetics, whereas fluorescence recovery assays revealed that Leftys have a higher effective diffusion coefficient than Nodals. These results indicate that differential diffusivity is the major determinant of the differences in Nodal/Lefty range and provide biophysical support for reaction-diffusion models of activator/inhibitor-mediated patterning.




Periodic stripe formation by a Turing mechanism operating at growth zones in the mammalian palate
Andrew D Economou, Atsushi Ohazama, Thantrira Porntaveetus, Paul T Sharpe, Shigeru Kondo, M Albert Basson, Amel Gritli-Linde, Martyn T Cobourne, Jeremy B A Green.
Nature Genetics 44, 348–351 (2012) doi:10.1038/ng.1090
Published online: 19 February 2012

Abstract

We present direct evidence of an activator-inhibitor system in the generation of the regularly spaced transverse ridges of the palate. We show that new ridges, called rugae, that are marked by stripes of expression of Shh (encoding Sonic hedgehog), appear at two growth zones where the space between previously laid rugae increases. However, inter-rugal growth is not absolutely required: new stripes of Shh expression still appeared when growth was inhibited. Furthermore, when a ruga was excised, new Shh expression appeared not at the cut edge but as bifurcating stripes branching from the neighboring stripe of Shh expression, diagnostic of a Turing-type reaction-diffusion mechanism. Genetic and inhibitor experiments identified fibroblast growth factor (FGF) and Shh as components of an activator-inhibitor pair in this system. These findings demonstrate a reaction-diffusion mechanism that is likely to be widely relevant in vertebrate development.

Figure 1: New rugal stripes appear in the palate at regions of growth.

(a) In situ hybridization for Shh in the developing palatal shelves from mice at E12.0 to E14.5 (right, anterior; up, medial) showing the sequential addition of new rugae (white arrowheads) anterior to ruga 8 (r8; black arrowhead). Scale bar, 500 μm. (b) Schematic showing the sequential addition of rugae with growth. (c) Inter-rugal intervals measured at E13.5 and E14.5 along a line drawn from the point where the palatal shelf meets the posterior of the primary palate parallel to the midline of the head (dotted line). Scale bar, 200 μm. (d) Ratios of the lengths of the inter-rugal intervals at E14.5 and E13.5, indicating high levels of growth between r8 and ruga 5 (r5) and elevated growth between r5 and ruga 4 (r4), with little growth anterior to r4. Error bars, s.d. Colors in the histogram in d correspond to those for different inter-rugal intervals in c. (e) Growth anterior to ruga 2 (r2). Colored dotted lines show the orthogonal distance from Shh expression at r2 to the anterior shelf edge (black dotted line) at the base of the shelf (blue), medial edge of the stripe of Shh expression (red) and midway between (yellow). Growth in more medial regions correlated with the appearance of Shh expression at ruga 1 (r1) at the anterior edge. Scale bar, 200 μm.

Figure 2: Rugal stripe patterning size is scaled with growth inhibition and is branched when an established stripe is excised.

(a) Schematic of a lateral inhibition hypothesis for rugal spacing. Curves represent levels of inhibitor produced by rugae, and the dashed line represents the inhibitory threshold. Growth between rugae would allow the level of inhibition to fall below the threshold (asterisk), permitting the formation of a new ruga (dashed rectangle). (b,c) Rugal stripes of Shh expression on palatal shelves cultured for 0, 24 and 48 h after explant from littermates at E12.5 (b) and E13.5 (c), showing the addition of rugae without anteroposterior growth at closer spacing than the equivalent stripes in vivo. (d) Schematic representing the predicted effect of removing a ruga under a lateral inhibition model. Removing the anterior edge of the palatal shelf by cutting posterior to ruga 2 (vertical dashed line) removes inhibition from this ruga, allowing inhibition to fall below the threshold at the cut edge (asterisk) and leading to the formation of a new ruga (dashed rectangle). (eg) Experimental results differed greatly from those predicted under a lateral inhibition model. Posterior palatal shelves cut adjacent to ruga 2 and cultured for 48 h with the anterior edge immediately fixed (f,g, two examples; right, uncultured anterior pieces) were analyzed by Shh in situ hybridization, which revealed branches to ruga 3 at curves in the ruga (black arrowheads), which was not seen in uncut controls (e). (Dashed line in e represents where the cut is in cut shelves.) (h,i) Branches to stripes were readily replicated in reaction-diffusion simulations generated using Turing equations as described2. Compare the pattern in circles in h and i (two examples) with those at arrowheads in f and g. For all specimens: right, anterior; up, medial.

Figure 3: Sprouty and Shh loss-of-function mutants implicate FGF and Hedgehog signaling in rugal patterning.

Palates of postnatal day 0 (P0) mice viewed from the oral side with the anterior side up. (ad) Increased FGF signaling in Spry1−/−; Spry2−/− mice resulted in disorganized and compacted rugae (b, detail in d) compared to wild-type (WT) animals (a, detail in c). Rugal phenotype can be distinguished despite cleft palate in these mutants. (eh) Downregulation of Shh in K14-Cre; Shhfl/fl mice resulted in a similar phenotype of disorganized, compacted rugae (f, detail in h) compared to wild-type controls (e, detail in g). Scale bar in a, 1 mm (a,b,e,f); scale bar in c, 0.3 mm (c,d,g,h).

25 settembre 2012

Diagnostica e prestazioni del motore sul tuo cellulare con Torque.

Il fisico Marco Cogoni è, da quando lo conosco, una costante fonte d'ispirazione, su più fronti: scienza, tecnologia, letteratura, arte... Davvero impareggiabile.
Oggi mi ha mostrato una di quelle cose che mi ritengo favolose: controllare i valori del proprio motore con il cellulare. Marco ha acquistato un oggetto, con poco più di 10 euro, che si connette con la cosiddetta "presa diagnosi" che fornisce l'accesso alla diagnostica a bordo (on-board diagnostics: OBD) e ci regala una cascata di dati da leggere allo smartphone Android grazie al software Torque.
Cosa possiamo misurare? Innanzitutto la coppia (torque, appunto) e BHP, gli errori di malfunzionamento del motore, prestazioni della vettura, dati dei sensori, temperatura dell'olio, temperatura dell'acqua,  misurazione istantanea e media del consumo carburante. Ma c'è anche l'accelerometro che mostra la curva delle variazioni di velocità. Davvero fantastico, per me, andare a esplorare il comportamento del proprio motore. 
 
Andreea Mameli www.linguaggiomacchina.it 25 Settembre 2012

Linguaggio Macchina al Carnevale della Fisica numero 35

Linguaggio Macchina al Carnevale della Fisica #35 edizione speciale insieme al Carnevale della Chimica. I due Carnevali scientifici sono accomunati dal tema “Cercando tracce di vita nell’Universo”, titolo del 4° Congresso IAA (International Academy of Astronautics), dal 25 al 27 settembre 2012, Centro Congressi Kursaal, Repubblica di San Marino.

"La comunicazione in generale, e quella scientifica in particolare, ha cambiato ai nostri giorni i suoi paradigmi grazie all’avvento dell’Internet, del world wide web, e del web 2.0. Se, nella prima metà del XX secolo, la televisione rappresentava, infatti, la nuova frontiera comunicativa, a partire dalla seconda metà dello stesso secolo ad oggi, l'Internet ha rivoluzionato ulteriormente ed inesorabilmente il mondo dell’informazione e della comunicazione. Tra i diversi strumenti dinamici del web 2.0, i blog rivestono un ruolo determinante, nonostante Facebook et similia, perché rendono la conoscenza a portata di clic. Così, la conoscenza scientifica, in particolare, può arrivare nelle case di tutti, non rimanendo esclusiva proprietà degli addetti ai lavori. I blog scientifici, che fioriscono ogni giorno sempre più numerosi, stanno svolgendo una funzione di alfabetizzazione scientifica che, per secoli, è stata di fatto preclusa per vari motivi." (Annarita Ruberto)

24 settembre 2012

Chi furono i primi a colonizzare la Terra?

I primi a spostarsi dagli oceani alla superficie terrestre 2,75 miliardi di anni fa furono i batteri. Lo studio dell'Università di Washington, pubblicato il 23 Settembre 2012 su Nature Geoscience, ha esaminato i dati del livello di zolfo in 1194 campioni provenienti da sedimenti marini risalenti a prima del periodo Cambriano.
Nella foto: una carota vecchia di 2,5 miliardi anni raccoltsa nel Monte McRae Shale in Australia; in origine era la sabbia sottile di un sedimento marino. Il campione presenta alte concentrazioni di solfuro e molibdeno: probabilmente la maggior parte del solfato veniva liberato dall'attività microbica sulle rocce.
La ricerca è stata finanziata dalla National Science Foundation e dal Virtual Planet Laboratory del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Washington.
Contributions to late Archaean sulphur cycling by life on land.
Eva E. Stüeken, David C. Catling, Roger Buick
Nature Geoscience, 2012. Published online 23 September 2012.
Abstract
Evidence in palaeosols suggests that life on land dates back to at least 2.76 Gyr ago. However, the biogeochemical effects of Archaean terrestrial life are thought to have been limited, owing to the lack of a protective ozone shield from ultraviolet radiation for terrestrial organisms before the rise of atmospheric oxygen levels several hundred million years later. Records of chromium delivery from the continents suggest that microbial mineral oxidation began at least 2.48 Gyr ago but do not indicate when the terrestrial biosphere began to dominate important biogeochemical cycles. Here we combine marine sulphur abundance data with a mass balance model of the sulphur cycle to estimate the effects of the Archaean and early Proterozoic terrestrial biosphere on sulphur cycling. We find that terrestrial oxidation of pyrite by microbes using oxygen has contributed a substantial fraction of the total sulphur weathering flux since at least 2.5 Gyr ago, with probable evidence of such activity 2.7–2.8 Gyr ago. The late Archaean onset of terrestrial sulphur cycling is supported by marine molybdenum abundance data and coincides with a shift to more sulphidic ocean conditions. We infer that significant microbial land colonization began by 2.7–2.8 Gyr ago. Our identification of pyrite oxidation at this time provides further support for the appearance of molecular oxygen several hundred million years before the Great Oxidation Event.

Large bacterial population colonized land 2.75 billion years ago (By Vince Stricherz, University of Washington, September 23, 2012)



23 settembre 2012

Ecco come funziona il diario glicemico digitale del glucometro per iPhone - iBGStar® - presentato ieri a Cagliari

Nel video viene illustrato il funzionamento del diario glicemico digitale contenuto nella app relativa al glucometro iBGStar® presentato ieri sera a Cagliari (MyStore) in occasione della manifestazione Diabete, tecnologia, sport e ambiente organizzata dall'associazione Diabete Zero.
La app è disponibile gratis: iBGStar mg/dL Diabetes Manager Application di sanofi-aventis U.S. LLC. (dimensioni: 26,9 MB, aggiornata al 9 Luglio 2012, versione 2.0.1, Lingue: Italiano, Olandese, Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo. Sviluppato da: sanofi-aventis U.S. LLC. ©2010 sanofi-aventis).
Il glucometro iBGStar™ si collega facilmente all’iPhone o all’iPod touch e con l'app iBGStar™ Diabetes Manager fornisce la gestione delle letture della glicemia, attraverso le schede, a loro volta composte da tre “Pannelli”:
  • Glicemia: registra la lettura del livello di glicemia, che può essere scaricata dallo strumento iBGStar™ o inserita manualmente;
  • Carb: permette di registrare la quantità di carboidrati consumata a una determinato momento;
  • Insulina: consente di registrare la dose e il tipo di insulina somministrata in un dato momento.

La App per iBGStarp gestisce il "Grafico di tendenza", il "Diario" e le "Statistiche". Queste ultime visualizzano una sintesi dei risultati compresi in un intervallo di tempo di 7, 14, 30 o 90 giorni (o altri intervalli), i visualizzare medie, la deviazione standard e il numero di test effettuati.


Misurare la glicemia con il telefono cellulare. Presentazione a Cagliari il 22 e 23 Settembre 2012 (Linguaggio Macchina, 23 Settembre 2012)

Misurare la glicemia con il telefono cellulare. Presentazione a Cagliari il 22 e 23 Settembre 2012.

Ieri sera ho visto in azione il glucometro iBGStar® a Cagliari, prima connesso con un iPhone e poi con un iPod touch.
L’automisurazione della glicemia è una grande conquista tecnologica nel trattamento del diabete: consente di conoscere facilmente le nostre condizioni e permette di adattare il diabete alle nostre necessità quotidiane.
L'automisurazione migliora la qualità della vita perché rende autonomi, consente di affrontare situazioni impreviste, contribuisce a migliorare il controllo metabolico e permette di raccogliere preziose informazioni.
L'introduzione di un glucometro connesso con lo smartphone aumenta il grado di indipendenza, reale e percepita.
Ma vi è un aspetto che viene potenziato in modo straordinario con questo sistema: alla catalogazione dei dati segue facilmente la loro esportazione e lo storico di una raccolta, anche importante, di glicemie può essere trasmessa con facilità al medico o allo specialista.
Inoltre il software prodotto dalla Sanofi (la app è disponibile gratis su iTunes e App Store: iBGStar mg/dL Diabetes Manager Application) offre, a partite dal diario glicemico, la possibilità di creare e visualizzare grafici di andamento glicemico e statistiche. Tutto facilmente condivisibile, dentro un oggetto più piccolo di una pennina usb, leggerissimo (appena 9 grammi), poco costoso (55 euro iva compresa) e facile da usare
Quanto all'accuratezza il glucometro BGStar utilizza la tecnologia elettrochimica dinamica, in questo modo dal campione di sangue si riesce a ricavare una serie di informazioni non accessibile con i metodi elettrochimici tradizionali, inoltre questo metodo riesce a compensare i fattori di disturbo che spesso distorcono i risultati glicemici.
L'accuratezza del sistema iBGStar® misurata con la cosiddetta griglia di errore di Parkes fornisce un risultato importante: il 99,5% dei risultati si colloca nella zona A, quella di massima sicurezza.
Quello che pochi anni fa tutto questo sarebbe sembrato uno scherzo ora esiste realmente e può fornire il suo contributo al miglioramento della qualità della vita delle persone.
Ieri sera, nel negozio MyStore di Cagliari, Giacomino Demurtas (foto sopra e video sotto) ha illustrato il funzionamento del sistema.
Oggi, dalle 9 alle 13, nel corso della manifestazione Diabete, Tecnologia Sport e Ambiente, il sistema iBGStar® sarà presentato di nuovo.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 23 Settembre 2012