06 ottobre 2012

La prima otturazione ha 6500 anni. Studio pubblicato su PLoS ONE il 19 Settembre 2012.

Un reperto del Neolitico scoperto in Slovenia un secolo fa ha restituito una fenomenale quantità di informazioni grazie alle tecnologie oggi disponibili.
È la storia della più antica otturazione, eseguita con cera d'api, raccontata nel numero del 19 settembre di Plos One.
Le analisi sono state eseguite a Trieste dai ricercatori del Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam di Trieste in collaborazione con il Sincrotone.
I ricercatori sono riusciti a identificare l'età della cera con un acceleratore di ioni e mediante un complesso sistema di scansione 3 mila radiografie.

La mascella era stata rinvenuta nel 1911 in una caverna in Slovenia da un entomologo, Joseph Mueller, che la consegnò al museo di storia naturale di Trieste. E lì è rimasta fino al 2010, quando un gruppo di ricercatori, guidati da Claudio Tuniz (Università di Trieste), ha iniziato a studiarla con attenzione.

«La mascella inferiore era rimasta lì per 101 anni senza che si notasse nulla di strano sul canino - ha raccontato Claudio Tuniz il 20 Settembre nel corso dell'inaugurazione della mostra "Homo Sapiens" al Museo delle scienze di Trento - infatti è molto difficile identificare il lavoro di odontoiatria a occhio nudo o semplici strumenti».


Beeswax as Dental Filling on a Neolithic Human Tooth
Federico Bernardini, Claudio Tuniz, Alfredo Coppa, Lucia Mancini, Diego Dreossi, Diane Eichert, Gianluca Turco, Matteo Biasotto, Filippo Terrasi, Nicola De Cesare, Quan Hua, Vladimir Levchenko.
Abstract
Evidence of prehistoric dentistry has been limited to a few cases, the most ancient dating back to the Neolithic. Here we report a 6500-year-old human mandible from Slovenia whose left canine crown bears the traces of a filling with beeswax. The use of different analytical techniques, including synchrotron radiation computed micro-tomography (micro-CT), Accelerator Mass Spectrometry (AMS) radiocarbon dating, Infrared (IR) Spectroscopy and Scanning Electron Microscopy (SEM), has shown that the exposed area of dentine resulting from occlusal wear and the upper part of a vertical crack affecting enamel and dentin tissues were filled with beeswax shortly before or after the individual’s death. If the filling was done when the person was still alive, the intervention was likely aimed to relieve tooth sensitivity derived from either exposed dentine and/or the pain resulting from chewing on a cracked tooth: this would provide the earliest known direct evidence of therapeutic-palliative dental filling.




Rassegna Stampa 20.09.2012: Dal Neolitico la prima prova di pratica odontoiatrica


Bimbi, beviamo dalla ciotola come i gattini (L'Unione Sarda, 6 Ottobre 2012)

Avete mai osservato come bevono i gatti? Sapete come trasportano i loro cuccioli? Belle domande, specie se poi si va al dunque, provando sulla propria pelle. O, meglio, sulla propria bocca. È andata proprio così: “Alla scoperta degli animali”, il laboratorio di Delphine Grinberg, ha coinvolto venti bambini e bambine di 6-7 anni, nella serata inaugurale del festival, che si sono cimentati a bere da una ciotola come i gatti e a trasportare i cuccioli (di pelouche) alla maniera dei felini. Autrice di decine di libri scientifici per ragazzi (pubblicati in Francia dalle edizioni Nathan e in Italia da Editoriale Scienza, premio Andersen 2009 come migliore collana di divulgazione) Delphine Grinberg propone esperienze divertenti e di facile esecuzione, ma sempre dotate di solide basi scientifiche.
L'autrice francese ha mostrato riproduzioni di animali fantastici e veri, foto di cuccioli e di formiche, mappe con indizi da ritrovare per capire il motivo di alcuni comportamenti animali. Poi ha ascoltato le risposte dei bambini e le loro domande. Infine ha allestito il podio della gara tra gli animali più veloci e poi quello dedicato agli animali più lenti. Soprattutto ha cercato di far comprendere, attraverso semplici esperimenti, i punti di vista degli animali. Per esempio sperimentando il traporto di un cucciolo tenuto con un braccio e muovendosi con i restanti tre arti, come fa mamma orso.
Delphine Grinberg, in che modo ha iniziato a scrivere?
«Allestivo esposizioni e mostre alla Cité des enfants di Parigi e chiesero di portare su carta le mie esperienze. Oggi i miei libri sono tradotti in 15 lingue».
Come nasce la sua ispirazione?
«Dai bambini, provando le esperienze con loro. E dai ricercatori, per comunicare contenuti corretti sotto il profilo scientifico. Cerco la semplicità, per rendere le mie proposte adatte a tutti e replicabili facilmente a scuola».
Prossimi libri?
«Tre. Uno sui Tirannosauro. Poi una nuova enciclopedia delle cose disgustose. E poi un libro dedicato al nostro pianeta».
Andrea Mameli
pagina della cultura (pag. 40)
L'Unione Sarda, 6 Ottobre 2012




Delphine Grinberg e il podio degli animali più lenti del mondo. Festival Tuttestorie 2012


 

Sanna svela Android (L'Unione Sarda, 6 Ottobre 2012)


Android. Programmazione avanzata
di Emanuele Di Saverio e Stefano Sanna
Edizioni FAG, Milano
Pagine 352, € 29,90 

Oggi sempre più persone sostituiscono il computer con gli smartphone e i tablet, dove un ruolo di primo piano lo gioca la piattaforma Android, un sistema operativo aperto che conquista ampie fette di mercato della telefonia mobile e ha fatto un ingresso trionfale anche nel settore dei tablet. L’architettura moderna e la licenza opensource ne hanno incoraggiato la diffusione tra gli sviluppatori. Così Android rappresenta una grande opportunità per chi progetta e sviluppa software per dispositivi mobili. È per questo che due esperti del settore, Emanuele Di Saverio e Stefano Sanna, hanno scritto “Android. Programmazione avanzata”, un testo di riferimento unico nel suo genere.
Un volume dedicato a chi conosce le basi della programmazione su questa piattaforma nell'aggiornamento Android 4 per smartphone e tablet: animazioni, effetti grafici sofisticati, supporto multi-risoluzione, problematiche di rete, uso avanzato dello stack Bluetooth. I destinatari sono gli studenti universitari di laurea specialistica e i programmatori professionisti che conoscono Android e vogliono andare oltre la scarna documentazione ufficiale e le tecniche "tradizionali" di sviluppo software. Il libro, realizzato in collaborazione con la Samsung, è disponibile in formato cartaceo e in formato elettronico (per tutti gli e-book reader).
Nel suo blog www.gerdavax.it Stefano Sanna spiega: «Il testo è, in un certo senso, la summa dell’esperienza maturata in diversi anni di lavoro sulla piattaforma Android. Nasce dal pratico (progetti industriali) e dall’esperienza concreta degli autori (da Android 1.x ad Android 4!). Mancano, pertanto, quegli argomenti su cui né io né Emanuele abbiamo mai lavorato intensamente, ad esempio, giochi e grafica 3D».
Stefano Sanna sviluppa software per cellulari da 10 anni. Da gennaio 2011 lavora in un'azienda del gruppo Reply specializzata in soluzioni per la telefonia cellulare e software open source, dove è responsabile dell'Android Lab. È stato tra i primi sviluppatori italiani su iPhone e ora la sua specialità è Android. La passione per questo settore nacque a Cagliari, nel 2002, quando Sanna lavorava al CRS4, in un progetto di ricerca nel gruppo Network Distributed Applications ideato per erogare informazioni verso nuovi canali, diversi dal computer tradizionale.
Andrea Mameli
L'Unione Sarda, Libri, 6 Ottobre 2012, pag. 43

05 ottobre 2012

Mappatura delle relazioni tra occhio e cervello. Studio pubblicato su Current Biology il 4 Ottobre 2012.

Studiando i reduci della Prima Guerra Mondiale che avevano subìto lesioni della corteccia visiva e presentavano aree di cecità nel loro campo visivo, il neurologo britannico Gordon Holmes riuscì a determinare il modo in cui la retina viene mappata sulla corteccia cerebrale.
I punti ciechi potevano essere riconosciuti facendo chiudere un occhio ai pazienti e muovendo una luce in diverse posizioni del campo visivo, mentre essi guardavano un punto fisso. Un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania ha perfezionato la mappa di Gordon Holmes con le moderne tecnologie.
Lo studio è stato pubblicato nell'ultimo numero di Current Biology.
«Misurando l'anatomia del cervello e applicando un algoritmo - ha spiegato Geoffrey Aguirre, professore di neurologia e coautore dello studio - possiamo finalmente predire on precisione come il mondo visivo di un individuo è correlato con il cervello. Stiamo già utilizzando questi riultati per studiare in che modo la perdita della vista modifica l'organizzazione del cervello».
Gli scienziati utilizzano la tecnica di imaging cerebrale chiamata risonanza magnetica funzionale (fMRI) per mappare l'attivazione della visione nel cervello di un individuo. Nel test viene misurata l'attività cerebrale mentre si fissa uno schermo lampeggiante. I ricercatori hanno combinato il tradizionale esame di fMRI per misurare l'attività cerebrale di 25 persone dotate di vista normale. Identificata una relazione statistica fra la struttura del cervello e la rappresentazione visiva del mondo.
Nel corso della Prima Guerra Mondiale il neurologo Gordon Holmes "Ha prodotto una mappa molto accurata nel 1918 con solo la più crudele delle tecniche", ha detto il co-autore Omar Butt, MD / dottoranda presso la Scuola di Medicina di Perelman a Penn. "Abbiamo bloccato i dettagli, ma ci sono voluti 100 anni e un sacco di tecnologia per farlo bene."
The Retinotopic Organization of Striate Cortex Is Well Predicted by Surface Topology
Current Biology, 4 October 2012
Noah C. Benson, Omar H. Butt, Ritobrato Datta, Petya D. Radoeva, David H. Brainard, Geoffrey K. Aguirre
Summary
In 1918, Gordon Holmes combined observations of visual-field scotomas across brain-lesioned soldiers to produce a schematic map of the projection of the visual field upon the striate cortex. One limit to the precision of his result, and the mapping of anatomy to retinotopy generally, is the substantial individual variation in the size, volumetric position, and cortical magnification of area V1. When viewed within the context of the curvature of the cortical surface, however, the boundaries of striate cortex fall at a consistent location across individuals [6]. We asked whether the surface topology of the human brain can be used to accurately predict the internal, retinotopic function of striate cortex as well. We used fMRI to measure polar angle and eccentricity in 25 participants and combined their maps within a left-right, transform-symmetric representation of the cortical surface. These data were then fit using a deterministic, algebraic model of visual-field representation. We found that an anatomical image alone can be used to predict the retinotopic organization of striate cortex for an individual with accuracy equivalent to 10–25 min of functional mapping. This indicates tight developmental linkage of structure and function within a primary, sensory cortical area.

Neanderthal e umani si incrociavano fra 37.000 e 86.000 anni fa. Studio pubblicato su PLoS Genetics.

Quando il genoma di Neanderthal fu sequenziato, nel 2010, si scoprì che possedeva più affinità genetiche con gli europei che con gli africani. Forse esseri umani moderni hanno mescolato il loro DNA con i Neanderthal quando sono usciti dall'Africa?
Sriram Sankararaman e i suoi colleghi hanno misurato la lunghezza delle porzioni di DNA nel genoma degli europei simili a quelle dei Neanderthal.
La studio, pubblicato su PLoS Genetics, indica che Neanderthal e umani moderni si scambiavano geni fra 37.000 e 86.000 anni fa.

The Date of Interbreeding between Neandertals and Modern Humans
Sankararaman S, Patterson N, Li H, Pääbo S, Reich D (2012)
PLoS Genetics 8(10): e1002947. doi:10.1371/journal.pgen.1002947
Received: December 15, 2011; Accepted: July 27, 2012; Published: October 4, 2012
Abstract
Comparisons of DNA sequences between Neandertals and present-day humans have shown that Neandertals share more genetic variants with non-Africans than with Africans. This could be due to interbreeding between Neandertals and modern humans when the two groups met subsequent to the emergence of modern humans outside Africa. However, it could also be due to population structure that antedates the origin of Neandertal ancestors in Africa. We measure the extent of linkage disequilibrium (LD) in the genomes of present-day Europeans and find that the last gene flow from Neandertals (or their relatives) into Europeans likely occurred 37,000–86,000 years before the present (BP), and most likely 47,000–65,000 years ago. This supports the recent interbreeding hypothesis and suggests that interbreeding may have occurred when modern humans carrying Upper Paleolithic technologies encountered Neandertals as they expanded out of Africa.

04 ottobre 2012

Delphine Grinberg e il podio degli animali più lenti del mondo. Festival Tuttestorie 2012.

Delphine Grinberg al Festival Tuttestorie 2012 mostra ai bambini il podio degli animali più lenti del mondo.

È una delle tecniche portate a Cagliari dall'autrice francese nel laboratorio "Alla scoperta degli animali" insieme agli animali fantastici, costruiti con svariati materiali, alle foto di animali veri (mostrate su iPad senza bisogno di ricorrere alla proiezione di slide), ai giochi di investigazione (con una mappa e le tracce lasciate dai lupi), agli interrogativi con molte risposte (a cosa serve la proboscide degli elefanti?) e soprattutto alla simulazione di alcuni comportamenti degli animali.
Un laboratorio riuscito si vede dalla curiosità che si desta nei bambini e dalle facce soddisfatte (e non assonnate) alla fine, come erano quelle dei piccoli partecipanti che ho visto ieri pomeriggio.
Ecco spiegato anche il successo dei libri di Delphine Grinberg: nel 2006 il premio La science se livre, categoria bambini, nel 2007 Premio Roberval, menzione speciale categoria Grande Pubblico, nel 2008 il Prize for Science Communication della Commissione europea, come autore scientifico dell’anno, nel 2009 Premio Andersen come miglior collana di divulgazione (per Scienza Snack, Editoriale Scienza).

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 4 Ottobre 2012
P. S. Determinante, in questi laboratori di Delphine, la presenza di un interprete all'altezza della situazione Emanuele Scotto ha tradotto dal francese all'italiano e viceversa, con il giusto grado di discrezione e un adeguato livello di partecipazione Lo sottolineo in quanto il ruolo dell'interpete non sempre viene giocato nel modo migliore. Scotto invece se l'è cavata alla grande.

Bimbi, beviamo dalla ciotola come i gattini (L'Unione Sarda, Cultura, pagina 40, 6 Ottobre 2012)

03 ottobre 2012

Ti distrai? Allora sei troppo concentrato. Studio dell'Università Milano-Bicocca pubblicato il 17 Settembre 2012 su: Journal of Experimental Psychology.

La ricerca dell’Università di Milano-Bicocca (condotta in collaborazione con l’Università di Verona e l’Istituto Italiano di Neuroscienze di Verona) ha coinvolto 126 studenti universitari dell’ateneo milanese, con un’età media di 26 anni. I partecipanti sono stati sottoposti a diverse prove, in una delle quali tenevano tra le dita di entrambe le mani due stimolatori tattili vibratori e tramite una pedaliera dovevano indicare quale dito stava ricevendo la vibrazione, cercando di non prestare attenzione a una luce rossa intermittente che si accendeva vicino alle dita stesse. Prima di ogni test i soggetti sperimentali venivano avvisati che sarebbero potuti entrare in funzione elementi di distrazione, di tipo tattile, uditivo o visivo. L’obiettivo era misurare il tempo di reazione, in millesimi di secondo, tra la stimolazione e la risposta e registrare il grado di correttezza della risposta stessa.
I risultati hanno mostrato che l’aspettarsi una distrazione diminuisce la concentrazione dei partecipanti al test, indipendentemente dalla natura della distrazione stessa – visiva, tattile, uditiva – e dal fatto che sia arrivata o meno.
In uno dei test la velocità media di risposta è passata da 439 millesimi di secondo nel caso di uno stimolo tattile senza distrattori a 479 millesimi di secondo nel caso in cui il soggetto si aspettava una distrazione visiva che peraltro non sopraggiungeva (vedi grafico). Quindi la sola aspettativa di una distrazione ha peggiorato la performance di circa il 10%. L’esperimento è stato ripetuto sette volte, in condizioni diverse, con risultati sempre confermati.
«Durante l’esperimento – sottolinea Angelo Maravita, docente di Psicobiologia all’Università di Milano-Bicocca – abbiamo osservato che quando potrebbe entrare in azione un distrattore, si impiega più tempo nel rispondere allo stimolo, indipendentemente dall’effettiva presenza e dalla natura del distrattore stesso. Questa condizione suggerisce che il controllo dei potenziali distrattori fa parte delle attività intrinseche del cervello ed è una funzione sopramodale, controllata da una sorta di “centrale” che sovrintende a più compiti collocati in diverse aree, coordinandoli». La ricerca sperimentale potrà contribuire a ottenere applicazioni nello studio di pazienti che, in seguito emorragie, ictus o traumi cranici, presentano una disfunzione a carico dell’area frontale del cervello.
«Potrà inoltre essere molto utile – conclude Maravita – per studiare i meccanismi di comportamento e gli eventuali rischi in soggetti che operano in situazioni complesse che richiedano una forte concentrazione su un compito, ma anche un’allocazione di risorse per difendersi da possibili distrazioni: pensiamo ad esempio a piloti o controllori di volo» concludono i ricercatori».
Lo studio è stato pubblicato il 17 Settembre 2012 nel sito del Journal of Experimental Psychology: General con il titolo “The Costly Filtering of Potential Distraction: Evidence for a Supramodal Mechanism”). Gli autori sono Francesco Marini e Angelo Maravita del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e Leonardo Chelazzi dell’Università di Verona e dell’Istituto Italiano di Neuroscienze di Verona.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 3 Ottobre 2012
Abstract
When dealing with significant sensory stimuli, performance can be hampered by distracting events. Attention mechanisms lessen such negative effects, enabling selection of relevant information while blocking potential distraction. Recent work shows that preparatory brain activity, occurring before a critical stimulus, may reflect mechanisms of attentional control aimed to filter upcoming distracters. However, it is unknown whether the engagement of these filtering mechanisms to counteract distraction in itself taxes cognitive-brain systems, leading to performance costs. Here we address this question and, specifically, seek the behavioral signature of a mechanism for the filtering of potential distraction within and between sensory modalities. We show that, in potentially distracting contexts, a filtering mechanism is engaged to cope with forthcoming distraction, causing a dramatic behavioral cost in no-distracter trials during a speeded tactile discrimination task. We thus demonstrate an impaired processing caused by a potential, yet absent, distracter. This effect generalizes across different sensory modalities, such as vision and audition, and across different manipulations of the context, such as the distracter's sensory modality and pertinence to the task. Moreover, activation of the filtering mechanism relies on both strategic and reactive processes, as shown by its dynamic dependence on probabilistic and cross-trial contingencies. Crucially, across participants, the observed strategic cost is inversely related to the interference exerted by a distracter on distracter-present trials. These results attest to a mechanism for the monitoring and filtering of potential distraction in the human brain. Although its activation is indisputably beneficial when distraction occurs, it leads to robust costs when distraction is actually expected but currently absent.

01 ottobre 2012

Algain Energy: energia dalle alghe e non solo.

A Sommacampagna, in provincia di Verona, quattro anni fa è nata una società specializzata nella coltivazione di microalghe e microorganismi.
Lo scopo dell'impresa innovativa non è solo (ma non sarebbe comunque poco) la produzione di carburanti vegetali alternativi: Algain Energy produce Haematococcus pluvialis, la fonte naturale più ricca di Astaxantina (Astaxanthin), un pigmento antiossidante del gruppo delle Xantofille, appartenente alla famiglia dei Carotenoidi. Si tratta del pigmento naturale con il più alto potere antiossidante: 550 volte maggiore delle Vitamina E e 11 volte maggiore del beta carotene.
Algain Energy è stata fondata da Francesco Campostrini e Claudio Gallo.
Francesco Campostrini ha esperienza nel settore della consulenza finanziaria dal 1986 e assistenza nella gestione e conduzione dell'azienda agricola di famiglia, è socio fondatore e presidente del collegio sindacale di “Energoclub” uno dei siti più importanti sulle energie rinnovabili con il forum più seguito in Italia e ha conseguito la qualifica di Consulente per l'Energia.
Claudio Gallo, ingegnere chimico di formazione e con un Ph.D. di Scienze della Terra e Ingegneria Civile conseguito a Delft (Olanda) e con la passione per la scienza applicata, specialmente in contesti che implichino (da buon fanatico dello sport qual è, lo posso testimoniare per averlo visto allenarsi con tenacia in qualsiasi condizione climatica) una migliore alimentazione e un ambiente più sano.

Claudio Gallo, in cosa consiste l'innovativo fotobioreattore modulare a tubolare flessibile per cui avete avanzato domanda di brevetto?

«Una breve premessa: la coltura di microalghe viene fatta con due tipologie di impianti, ovvero aperti e chiusi. Gli impianti aperti sono costituiti da grandi buche o canali artificiali nei quali viene operato un mescolamento meccanico e sono esposti all'aria aperta: il vantaggio è che i costi di produzione sono bassi, lo svantaggio è che il rischio di contaminazione delle alghe da funghi, alghe parassite, inquinamento è alto. Negli impianti chiusi, viceversa, i costi di produzione sono alti, dato il costo di impianto e di esercizio rilevanti, ma, come uno si puo' aspettare, è molto più facile controllare la purezza delle microalghe e preservarle dalla contaminazione. In questo contesto, Algain Energy ha studiato, sviluppato, costruito e testato una tipologia di fotobioreattore chiuso con dei costi di impianto ed esercizio molto bassi. Ciò ha richiesto un grande lavoro del tipo "rimboccarsi le maniche" e mettersi sul campo a provare. Il risultato raggiunto ha permesso di realizzare dei fotobioreattori. ma ne stiamo sviluppando altri ancora più versatili ed economici, facili da istallare, gestire e smantellare, sostituire, riparare e a bassissimo consumo energetico».

Quali sono i possibili impieghi delle microalghe e dei microrganismi che state producendo?
«Le microalghe sono ormai una realtà molto più diffusa di quello che non si pensi.
I più conosciuti sono i biocarburanti e i biodiesel, ma il mercato è veramente notevole come dimensioni, con ampie possibilità di crescita e, soprattutto, opportunità di aumentare il benessere per la popolazione con particolare attenzione a tre settori: cosmesi, nutraceutica, integratori per mangimi animali. In particolare:
  • cosmesi: la Fuji, proprio quella delle pellicole fotografiche, detiene il 10% del mercato mondiale dell'Astaxantina dopo una grandissima opera di riconversione della propria attività;
  • nutraceutica: cioè l'uso di integratori alimentari di origine microalgale i cui effetti benefici rientrano nel campo farmaceutico (Omega-3 per il sistema cardiocircolatorio, ad esempio, ma non solo - Astaxantina, come fortissimo antiossidante, ma ci sono studi seri sulla efficacia anche come protettore della vista, del sistema circolatorio, per il sistema immunitario, etc. - la spirulina, come superintegratore alimentare, dato che ha oltre il 60% di proteine, sali minerali, e vitamine. Veniva e viene coltivata anche in Chad, dove aiuta molto nei casi di malnutrizione e carenze di vitamine e sali;
  • integratore per mangimi animali: Algain Energy ha avviato una sperimentazione su galline ovaiole biologiche, quelle con lo "0" come prima cifra del codice rosso scritto su ogni singolo uovo, aggiungendo delle microdosi di astaxantina al mangime e ottenendo un aumento della produzione di uova e un aumento del benessere e vitalità delle galline stesse, oltre ad un colore del rosso dell'uovo "NATURALE". Oltre a questo, sono state fatte delle prove in collaborazione con l'Universita' della Tuscia per la colorazione dell'astice europeo (hommarus gammarus) in allevamento, cosa riuscita finora solo ai norvegesi. In questo stesso contesto il prossimo passo sarà rendere i costi di produzione sostenibili anche per integrare l'alimentazione di animali da produzione di latte (mucche, pecore, capre). Soprattutto le vacche da latte risultano fisicamente debilitate dato il costo in termini di sali minerali, vitamine e proteine e un'integrazione della loro alimentazione con spirulina e microdosi di astaxantina potrebbe aiutarle a renderle forti e quindi a produrre un prodotto di qualità superiore. Un animale in forma e in salute produce un prodotto di qualità superiore e molto più salutare di un animale sfruttato e sofferente».
Vi sono anche implicazioni nella cattura di CO2?
«Le implicazioni nella cattura della CO2 sono molteplici: dall'uso della CO2 prodotta nel comparto vinicolo, e quindi pura, alla cattura, più delicata visto che va depurata da inquinanti di vario tipo, degli scarichi industriali, all'uso della CO2 derivata dalla combustione controllata di biomasse. Ma con biomasse si sconfina in un altro campo enorme, per cui mi fermo qui».

Oltre a te e Francesco Campostrini chi ha contribuito alla nascita di Algain Energy?
«Tre investitori Angels che hanno permesso con il loro supporto finanziario di avviare la sperimentazione. In questo contesto vi è stato il fortunato incontro con Matteo Castioni, laureato con Laurea Triennale con lode in Scienze e Tecnologie Agrarie all'Università di Padova nel 2004 e Laurea Specialistica nel 2007. Iscritto all'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Verona dal 2009. Ad oggi, gestisce lo sviluppo scientifico e tecnologico, nella produzione di microalghe, messa appunto di sistemi di coltura, sviluppo di fotobioreattori e lavorazione-estrazione della biomassa».

E gli sviluppi futuri?
«Al momento Algain Energy srl è alla ricerca di finanziatori per passare alla fase di produzione e commercializzazione, cosa che risulta molto complessa in questo momento economico. La sperimentazione condotta in campo, le nostre produzioni, risultati e impianti lavorano in condizioni di produizone industriale e non di laboratorio, è ora pronta per passare alla fase industriale e di concretizzarsi in in un'attività produttiva, nonostante la ricerca di ceppi produttivi, non geneticamente modificati e le condizioni ottimali di produzione continuino a ritmo serrato, grazie alla stretta collaborazione con il Dipartimento di Biotecnologia dell'Unversità di Verona».
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 1/10/2012

30 settembre 2012

Un orecchio ricostruito su un braccio. Alla Johns Hopkins University.

Nel 2008 Sherrie Walters scoprì di essere vittima di un cancro della pelle e nel giro di pochi mesi le venne asportata una parte del cranio, l'orecchio sinistro e il relativo canale auricolare.
La donna, oggi 42-enne, è in grado di sentire con l'aiuto di un apparecchio acustico speciale. Ma nello stesso tempo alla Johns Hopkins University di Baltimora le hanno cucito un nuovo orecchio costruito con cartilagine delle costole, sotto la pelle di un braccio.
Con un secondo intervento chirurgico, condotto la settimana scorsa, sul braccio di Sherrie Walters i medici hanno modellato la forma dell'orecchio che verrà poi impiantato nella posizione originaria.
Secondo Patrick Byrne, il chirurgo plastico della Johns Hopkins che ha guidato lo stupefacente intervento, ipotizza che per una ricostruzione completa ci vorranno circa vent'anni.
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 30 Settembre 2012