Questa voglia di condividere che allarga la conoscenza: #invasionidigitali a Cagliari

Oggi ho sperimentato cosa significa fare un uso intensivo e collettivo di Beni Culturali (scritto maiuscolo) con annessa condivisione di immagini e parole.
Devo il mio esperimento al progetto #invasionidigitali (scritto minuscolo) ideato da Fabrizio Todisco in collaborazione con la Rete di travel blogger italiani di #iofacciorete, Officina turistica, Instagramers (la community italiana di Instagram) e l’Associazione nazionale piccoli musei.
Il progetto è approdato in Sardegna grazie a Alessandra Polo fondatrice del gruppo Instagramers Sardegna.
La formula è semplice: blogger, gente attiva sui social media, persone curiose, sono invitati a condividere la propria visione del patrimonio culturale, utilizzando le piattaforme sociali e del web 2.0
Nel manifesto di #invasionidigitali (al quale ho prontamente aderito) trovo una bella «concezione “aperta e diffusa” del patrimonio culturale» nella quale l'utente svolge un ruolo attivo per la conoscenza e la partecipazione a livello educativo e creativo.
Ma ovviamente è una partecipazione non incravattata, non istituzionale, e per certi aspetti direi anche sostenibile. Questo perché l'iniziativa parte dal basso e coinvolge paritariamente e, per quanto possibile, spontaneamente, i partecipanti. Parlare, prendere appunti, scattare foto e condividerle, rivolgere le proprie curiosità alla persona che fa da guida in modo da scoprire segreti e misteri della torre o del castello o dell'opera d'arte, agganciando gli altri partecipanti alla nostra curiosità.
Oggi diventa cruciale chiedersi cosa significa "fruzione di un bene culturale" (scritto, questa volta, minuscolo).
Oggi inserire il tag #invasioniCA aveva il significato di offrire agli altri, che in gran parte non conoscevo, la mia personale interpretazione di ciò che vedevo. Tutto questo grazie a tecnologie, a idee e a qualcosa di connaturato in noi: il desiderio di condividere. Se provo a pensare, per quanto possa valere questo mio pensiero (e allora prendiamolo per un
Gedankenexperiment) alla caverna del paleolitico, immagino persone che condividono: parole, immagini, storie, idee.
«Crediamo - dice bene il manifesto di #invasionidigitali - che le piattaforme che mettono in connessione fra loro visitatori, esperti, studiosi, appassionati, che permettono all’utenza di collaborare all’offerta museale tramite contenuti personali UGC (User Generated Content), possano favorire processi co-creativi di valore culturale.»
In quelle due ore ho scattato e condiviso su Instagram 42 fotografie (alcune anche su Twittwer e Facebook) più di quanto potessi immaginare. Posso stimare che le altre 14 persone che erano con me avranno prodotto in media un quantitativo analogo di immagini digitali. Ora, che valore possa concretamente avere il materiale prodotto, nessuno può dirlo. Le foto hanno circolato (e continueranno a farlo) e raggiungeranno un numero di persone difficile da stimare. Di sicuro chi ha partecipato all'invasione della Torre è andato via con qualche informazione in più sulla Torre dell'Elefante di Cagliari. Scusate se è poco
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 25 Aprile 2013


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