19 luglio 2013

Una volta non c'era. Il 27 Luglio ci sarà...


Una città in festa per l'inaugurazione del MUSE, un centro di accumulazione e diffusione della conoscenza atteso da oltre 10 anni: è il nuovo centro della scienza di Trento, progettato da Renzo Piano e affollato di idee e competenze. Non vedo l'ora che arrivi il 27 Luglio...
«In queste sale, che alternano spazi di luce e ombra, tutti saranno i benvenuti. L’architettura deve essere gioiosa, deve coltivare tenacemente l’idea che i luoghi per la cultura sono luoghi di civiltà e di incontro, in cui ritrovarsi e partecipare della stessa gioia» (Renzo Piano)
Programma [Pdf]

18 luglio 2013

Quando la fatina diventa regina. Comunicare la scienza oggi, tra social e web.

Quel video, pubblicato il 16 Luglio 2013 nel sito corriere.it, racconta con semplicità e chiarezza la storia di Ilaria Cacciotti. La ricercatrice del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università di Roma Tor Vergata il 30 Maggio 2011 ha vinto il premio “L’Oréal Italia per le donne e la scienza” per le sue ricerche sulle micro-capsule antirigetto per il rilascio di dopamina, destinate alla lotta contro il Parkinson. Ma qui concentro la mia attenzione sul titolo che è stato associato al video di Corriere tv. Un video, a mio modo di vedere, realizzato molto bene, firmato da Alessandra Arachi (che considero un'ottima giornalista scientifica, fisica come me e autrice di uno splendido ritratto dell'unica fisica del gruppo di via Panisperna, Nella Mortara, nel libro Coriandoli nel deserto).
Ieri, 17 Luglio, la mia attenzione è stata catturata da un post nel profilo facebook pubblico di Michela Murgia: «Per il Corriere della Sera la scienziata che cura il Parkinson è "la fatina delle cellule"». Un post che non è passato inosservato, dato che pochi minuti fa aveva raccolto 200 "mi piace". Confesso che probabilmente (anzi oserei dire sicuramente) quel titolo mi sarebbe sfuggito e, peggio (o meglio, a seconda dei punti di vista), non avrei dato peso a quel termine "fatina".
Anzi, forse l'avrei considerato un ottimo titolo: in grado di catturare l'attenzione, colpendo per l'assonanza con qualche titolo di libro o di film o di una qualsivoglia altra sequenza di parole profondamente radicata in noi (o almeno in alcuni di noi), sottolineando un aspetto particolare dell'argomento trattato nell'articolo (o nel servizio) e fornendo spunti evocativi (ovvero imponendo al cervello di chi legge di soffermarsi, per un brevissimo istante, nelle ricerca di allusioni e visioni). In particolare per me la parola fatina richiama alla memoria la fata dai capelli turchini di Collodi (più quella dello sceneggiato televisivo diretto da Luigi Comencini del 1972, interpretata da Gina Lollobrigida, che quella del Pinocchio di Disney del 1940, Blue Fairy): una persona generosa e altruista, in grado di aprire le porte senza le chiavi, per certi versi buona come metafora della scienziata.
Ma dopo aver letto la sottolineatura di Michela Murgia ho considerato quel titolo poco adatto al suo scopo e immediatamente l'associazione fatina-ricercatrice è diventata insopportabile. Poco adatto al suo scopo perché come ho scritto cattura ma non spiega e non evoca. Insopportabile perché non rende giustizia a chi la ricerca la fa con sacrifici e allontana dalla realtà: come se la ricercatrice fosse dotata di bacchetta magica. La fatina poi è un personaggio femminile che non ha corrispettivo maschile (il mago è molto diverso) mentre nella ricerca, almeno idealmente, non ci sono (o non ci dovrebbero essere) distinzioni così marcate.
Questa storia mi porta poi a ripensare alcuni aspetti della comunicazione della scienza. Due in particolare: 1) per quanto si possa far bene il proprio lavoro basta una parola per vanificare tutto; 2) web e social come aiutano a diffondere le notizie altrettanto rapidamente possono portare a sottolineare alcuni aspetti facendo perdere di vista il sensoprofondo.
In fondo la potenza dei social networks è proprio questa: influenzano il mio modo di vedere le cose. E, specie in casi come questo, i social evidenziano il ruolo dei cosiddetti influencer: quelli che non guardano i testi e le immagini distrattamente, ma le osservano con attenzione, fornendo altre letture. E devo dire che anche la redazione non è stata immune da questo genere di ravvedimento: il giorno dopo la fatina delle cellule è diventata la regina delle cellule. Ma il web non perdona: la parola fatina è rimasta nell'url (http://video.corriere.it/fatina-cellule/...) e nei post di facebook associati al commento di Michela Murgia (che fino a poco fa era stato condiviso condiviso 64 volte, determinando ulteriori ramificazioni comunicative). Ma la fatina rimane anche nella cover del video e io, impietosamente - non me ne voglia Alessandra Arachi, alla quale rinnovo la mia stima - ripropongo qui sotto:


Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 18 Luglio 2013

P.S. Il valore scientifico del lavoro di Ilaria Cacciotti resta intatto. Ma, nella mia costante ricerca di senso, trovo la cocente conferma di una cocente realtà (tipicamente italica): la ricerca precaria trasforma le storie di successo in tragedie professionali. L'ha spiegato la stessa ricercatrice il 10 Aprile 2013 a agoranews.it: «La borsa di studio di 15mla euro è finita un anno fa. Ora attendo un nuovo assegno. Ho anche integrato dando ripetizioni. Ma la precarietà non mi fa scappare all'estero: la qualità della ricerca da noi è alta e finché si può è giusto restare».
http://mobile.corriere.it/m/unamammaimperfetta/corrieretv/dettaglio/0/dd8f7404-ee01-11e2-98d0-98ca66d4264e

17 luglio 2013

Laser al posto delle corde. Arpa elettronica ideata da due studenti dell'ITI Angioy di Sassari (in finale a "InvFactor-anche tu genio! 2013")

Alla finale del concorso per studenti inventori delle scuole superiori di tutta Italia "InvFactor-anche tu genio 2013" ci sarà anche l'Istituto Tecnico Industriale Angioy di Sassari con l'invenzione di Andrea Fenu e Antonio Solinas: "The laser harp".
La giuria premierà tre invenzioni il 26 settembre, tra le nove selezionate.
Il concorso è organizzato dall’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpps-Cnr) insieme alla Rappresentanza in Italia della Commissione europea
Il progetto dei due studenti sassaresi ha portato alla costruzione di un'arpa elettronica con raggi laser al posto delle corde e nella quale suoni vengono generati con una scheda Arduino connessa con un computer (in cui sono installate un'applicazione sviluppata in MS Visual C# e una in C++) dotato di casse acustiche.
Nel video i due studenti-inventori Andrea Fenu e Antonio Solinas presentano The laser harp:


Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 17 Luglio 2013

15 luglio 2013

Marco Verde: materiali + idee = innovazione

Al primo salone dell'innovazione in Sardegna, Sinnova, ho conosciuto Marco Verde e alcune delle sue creazioni.
Marco Verde si è formato come ingegnere all'Università di Cagliari, poi ha conseguito il titolo di Master (nel 2005) e il Diploma di Studi Avanzati (nel 2008) in Genetic Architectures alla ESARQ-UIC (scuola tecnica superiore di architettura) di Barcellona. Marco è un esperto in processi e tecnologie emergenti e in strategie di progettazione integrali mediante la ricerca nel disegno, nei materiali e nella fabbricazione digitale. Dal 2005 svolge anche attività accademica in numerose scuole tra Europa e Nord-America: [P]a, Performative Design Processes for Architecture.
Al salone Sinnova Marco ha portato alcune realizzazioni dello Studio ALO, da lui ideato e diretto.
Innanzitutto c'era (e si faceva notare) Differential Envelope: prototipo di un sistema costruttivo dinamico a forma mutabile, costituito da una membrana autoportante (molto leggera e a porosità variabile) fatta di elementi modulari in materiale composito.

La membrana è dotata di sensori che analizzano le variazioni delle condizioni ambientali esterne e interne, modificando la forma in tempo reale. Il cambio di forma determina la variazione dell'incidenza dei fattori ambientali, come ad esempio le condizioni di illuminazione diretta, la pressione del vento, l'incidenza sonora, nonché la variazione della dimensione delle aperture distribuite lungo il sistema. Grazie a questa “porosità” variabile, il sistema agisce anche come filtro differenziale in continua interazione con l'ambiente circostante. Il materiale utilizzato nella costruzione del primo prototipo dinamico è un composito a base di plastica riciclata.

Crediti del progetto Differential Envelope
Phase 1, Delft University of Technology (NL), 2010
Direttore del progetto: Marco Verde (allora Docente Universitario alla Delft University of Technology, ALO)
Design-Research Team: Marco Verde, Wen Ting, Yinghao Lin
Sponsors: PURE Composites
Phase 2, ALO (IT), 2013
Direttore del progetto: Marco Verde (ALO)
Progettazione sistema di controllo sensorizzato: Marco Verde (ALO)
Sistema sensorizzato a ultrasuoni in collaborazione con Marcello Cualbu, Quit Project
Sistema sensorizzato con Sensore Tattile Tessile ideato da: Annalisa Bonfiglio, Jose F. Saenz-Cogollo (Dipartimento di Ingegneria Elettrica ed Elettronica (DIEE), Università di Cagliari, Istituto Nanoscienze-Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
Assistente alla prototipazione: Nicola Secci (ALO)

C'era poi il pavimento interattivo protoDECK, progettato da Marco Verde e sviluppato in Olanda nei laboratori della Delft University of Technology nel 2010 (gruppo di ricerca Hyperbody Research Group diretto da Kas Oosterhuis) insieme a Mark David Hosale.
Sponsor: Missler, TopSolid Italia.

E c'era Space Intensifier 1.0, un arredo urbano interattivo e multifunzionale sviluppato da Marco Verde (quando era docente alla Waterloo School of Architecture, Canada). Il team di progettazione e fabbricazione era formato anche da Michele Landi (ALO), mentre Gemma Selvanera (Waterloo School of Architecture) si è occupata del project management.

Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 15 Luglio 2013