Il fondatore di Tesla Elon Musk: "Viviamo in un mondo simulato come Matrix?

E se vi dicessero che viviamo dentro un'immensa simulazione, generata da un’intelligenza artificiale del futuro? Non prendetevela con chi scrive: la colpa è di alcuni tra gli uomini più ricchi del mondo, convinti che l’intero universo non sia altro che un gigantesco videogioco. Tra coloro che tentano di demolire la barriera tra scienza e fantascienza spicca la figura di Elon Musk: il cofondatore della Tesla Motors quattro mesi fa, alla “Code Conference” di San Francisco, ha dichiarato che “la probabilità di non essere dentro una simulazione al computer è pari a uno su un miliardo”.
Ma perché, vi starete chiedendo, con tutti i problemi che ci assillano ogni giorno dobbiamo interessarci a questi argomenti? 
MISTER MUSK. Per tentare di rispondere vediamo quali motivi mister Musk adduce a sostegno della sua ipotesi: se l’evoluzione dei videogiochi procederà con il ritmo attuale, che ha portato in 41 anni dalle racchette stilizzate di “Pong” all’impressionante realismo di “One Life”, tra pochi anni non sarà più possibile distinguere il reale dalla sua rappresentazione virtuale.
A questo punto le ipotesi formulate da Musk sono due: o noi terrestri siamo ignare pedine di un videogioco universale il cui joystick è nelle mani di qualche specie aliena oppure la nostra stessa civiltà, tra alcuni secoli, sarà in grado di viaggiare indietro nel tempo e governare i suoi stessi avi, cioè noi, mediante un grande scenario alla Matrix. O ancora, in una variazione sul secondo tema, a immergerci in un gigantesco videogioco potrebbe non essere una civiltà umana del futuro, ma un controllo totale operato dalle macchine, evidentemente desiderose di trasformare l’uomo attuale in un moderno gladiatore. Nonostante le sue auto elettriche senza guidatore Musk teme un futuro dominato dall'intelligenza artificiale e dalle macchine autocoscienti: «Se l’Homo Sapiens non evolve rischia di diventare l’animale domestico di una nuova generazione di macchine che prenderà il controllo del mondo». 
IL FILOSOFO NICK BOSTROM. Ma da dove arrivano queste convinzioni? Musk imbeve il suo pensiero nelle ricerche di Nick Bostrom, filosofo e futurologo dell’Università di Oxford, dedicate alle relazioni uomo-macchina: «Non deve essere considerata una proprietà essenziale della coscienza – ha scritto Bostrom in un articolo del 2003 “Are You in a Computer Simulation?” – il fatto di dipendere da un organismo biologico basato sul carbonio con miliardi di sinapsi all’interno di un cranio: un nucleo basato su processori di silicio all’interno di un computer potrebbe, in linea di principio, replicare la stessa funzione».
BANK OF AMERICA. Al momento si tratta solo di ipotesi suggestive, ma in grado di stuzzicare innovatori della Silicon Valley. E pochi giorni fa la “Bank of America Merrill Lynch” ha comunicato ai clienti che la probabilità che il mondo che conosciamo sia solo una simulazione è molto alta. Così, per scogliere ogni dubbio, Musk e altri imprenditori stanno investendo grandi somme in ricerche sull’intelligenza artificiale.
Ma cosa aspettiamo ad applicare il metodo scientifico per sciogliere il dilemma? Inutile, non riusciremo a trovare prove a favore o a sfavore della teoria, per una ragione molto semplice: qualsiasi prova sarebbe essa stessa parte della simulazione. Analogamente l’età, la dimensione e altre caratteristiche dell’universo, essendo parte del videogame, potrebbero a loro volta essere solo una simulazione. Quindi non riusciremmo mai a dimostrare nulla.
GAME OVER. Forse chi propone l’ipotesi della grande simulazione dovrebbe rispondere a questa domanda: supponiamo che siamo davvero immersi in un videogame controllato da un’intelligenza superiore e supponiamo che noi ce ne rendiamo conto, allora l’intelligenza superiore non dovrebbe accorgersene, proprio in quanto intelligenza superiore, e far fuori chi l’ha scoperta? Oppure potrebbe resettare l’intero gioco. Game over.
Ma in fondo, non potendo fare assolutamente nulla, forse è meglio che ce ne stiamo tranquilli nella nostra vita e nell’universo che conosciamo. O nella nostra simulazione, come la conosciamo.

ANDREA MAMELI
(articolo pubblicato nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda, 11 Ottobre 2016)

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