Orto botanico di Cagliari, miniera di sorprese (botaniche e non solo)

Ficus macrophylla 
(Cagliari, 13 Ottobre 2019)
Le sorprese all'Orto Botanico di Cagliari non finiscono mai.

Quando frequentavo questo magnifico angolo della mia città (da studente universitario ci andavo per studiare e ricordo molto bene il fresco, i profumi, la tranquillità, il senso di protezione che mi davano qui tronchi maestosi) non conoscevo gran parte delle informazioni che ho appreso oggi, nella visita guidata organizzata dall'associazione Oltre la porta.
Il merito è della guida, Giovanni G. Scanu: paleobotanico, esperto di flora del Palaeozoic e del Mesozoic floras, PhD (con una tesi intitolata "Late Palaeozoic floras of Sardinia") e ottimo divulgatore.
Giovanni spiega l'origine delle piante, ovviamente solo alcune delle 2 mila ospitate nell'Orto Botanico, e fa capire che dietro ogni albero c'è una storia.
Storie botaniche, storie di evoluzione ma anche storie di persone e di popolazioni che con queste piante hanno avuto a che fare.
Come nel caso del Ficus macrophylla, che era già qui prima della nascita dell'Orto Botanico, con le sue radici aeree colonnari che diventano tronchi supplementari, a sostegno dell'enorme albero.
Se ne incontrano diversi esemplari, uno più maestoso dell'altro.
Le radici di questa pianta tropicale da bambino mi ricordavano la coda dello stegosauro.
Indimenticabile quello che domina il centro dei Giardini Pubblici (con il quale hanno giocato generazioni di giovanissimi cagliaritani).
Notevole anche quello presente in Via Roma, di fronte alla Darsena.

Impressionante il tronco dell'albero bottiglia - Ceiba Speciosa - completamente ricoperto di spine:
Albero bottiglia (Cagliari, 13 Ottobre 2019)

Meravigliosa anche la sopresa del Fior di Loto (Nelumbo) con le sue foglie idrorepellenti perché rivestite da cristalli di cera idrofobica di dimensioni nanometriche. 
E pensare che l'ho visto molte volte, in passato, ignorando completamente l'effetto loto!


Andrea Mameli

Commenti

Post popolari in questo blog

La tavoletta di Dispilio. Quel testo del 5260 a.C. che attende di essere decifrato

Earthquake room. Natural History Museum, London.

Il 5 settembre ritorna "Contus po sistentai e contixeddus po si spassiai"