Il lavoro manuale e l'attesa: due chiavi di lettura per il film Milarepa di Louis Nero
Ho notato due presenze forti in Milarepa, il film di Louis Nero.
Una è il lavoro manuale. L'altra è l'attesa.
In una delle prime scene vediamo Mila utilizza una carda (simile a una spazzola co le punte di ferro): sta pettinando le fibre della lana di pecora per allinearle e prepararle per la filatura. Cardare la lana richiede pazienza, perché il risultato del lavoro non si vede subito ma dopo lunga serie di ripetizioni; richiede precisione, perché non si può ottenere un risultato dignitoso se le fibre vengono mosse in maniera disordinata. Pensando a una situazione come quella in cui si trovano le genti che popolano il film di Louis Nero (200 anni dopo la catastrofe, come si legge all'inizio del film) la produzione di indumenti diviene, con la scomparsa delle industrie tessili, una delle attività più utili, insieme alla necessità di nutrirsi e di proteggersi (alla base della piramide di Maslow). In un'altra scena Mila sembra impegnata a disporre uno spago intorno al manico di un cestino; considerando che in quella scena il focus andrà alla lettera che pochi istanti dopo viene recapitata alla protagonista, non è un movimento da curare in maniera particolare, però quell'immagine di Mila che ripara qualcosa seduta di fronte alla casetta sul lago è serena.
C'è poi la costruzione dei mattoni di fango e paglia (non di fango e acqua come si sente dire da Hervel Keitel - nei panni del venerabile Marpa Lotsāwa - forse, come lui stesso ammette qualche minuto dopo, perché non era sobrio quando ordinava la costruzione di quella casa a Mila). In questo caso l'attività svolta dalla protagonista è significativa e quindi la scena è curata nei particolari (anche se non è possibile, per ovvie ragioni, mostrare la lunga attesa dell'asciugatura) con l'impiego di forme di legno e rifinitura con una pietra.
In una delle ultime scene Damena (Diana Dell'erba) è intenta a intrecciare fili colorati. Ma quello che vediamo non è il normale intreccio di fili (ordito: longitudinali e trama: orizzontali) ra loro perpendicolari, bensì dei fili posizionati con varie angolazioni.
Il senso di tutti questi lavori manuali secondo me è racchiuso in una frase pronunciata da Damena: "Il segreto è la pazienza”, E infatti alcune di queste attività risultano poi essere estremamente formative, nell'arco di trasformazione di Lusa
E poi c'è un altro aspetto rilevante, spiegato bene da Alfred Hitchcock: "Non c'è alcun terrore nello sparo in sé, ma soltanto nella sua attesa". Ecco, nel corso di questo film e nell'arco di trasformazione del personaggio io ho visto molte attese importanti. Una ovviamente è l'attesa del dramma iniziale (di cui sono stato incidentalmente protagonista) quando tutto si carica di attesa di un fatto drammatico e scatenante. la storia di Mila è piena di attese.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 21 giugno 2025
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