Il lavoro manuale e l'attesa: due chiavi di lettura per il film Milarepa di Louis Nero

Le mani di Mila sulla forma di legno usata per costruire i mattoni di fango

Ho notato due presenze forti in Milarepa, il film di Louis Nero.

Una è il lavoro manuale. L'altra è l'attesa.

In una delle prime scene vediamo Mila intenta cardare la lana di pecora. Utilizza una carda (strumento simile a una spazzola con le punte di ferro) per pettinare le fibre della lana in modo da allinearle e prepararle per la filatura. Cardare la lana richiede pazienza, perché il risultato del lavoro non si vede subito ma dopo lunga serie di ripetizioni e poi richiede precisione, perché non si può ottenere un risultato dignitoso se le fibre vengono mosse in maniera disordinata. Pensando a una situazione come quella in cui si trovano le genti che popolano il film di Louis Nero ("200 anni dopo la catastrofe", come si legge all'inizio del film) la produzione di indumenti diviene, con la scomparsa delle industrie tessili, una delle attività più importanti, insieme alla necessità di nutrirsi e di proteggersi (alla base della piramide dei bisogni di Maslow).
In un'altra scena Mila appare impegnata a disporre uno spago intorno al manico di un cestino; considerando che in quella scena il focus andrà alla lettera che pochi istanti dopo viene recapitata alla protagonista, non è un movimento mostrato in maniera particolare, tuttavia quell'immagine di Mila che ripara qualcosa seduta di fronte alla casetta sul lago è ricca di significati: è uno dei rari momenti di serenità, in un luogo circondato dall'acqua e l'arrivo lettera sembra riecheggiare l'arrivo del messaggero, sempre presente nel Viaggio dell'Eroe di Joseph Campbell.





C'è poi la costruzione dei mattoni di fango e paglia (non di fango e acqua come si sente dire da Hervel Keitel - nei panni del venerabile Marpa Lotsāwa - forse, come lui stesso ammette qualche minuto dopo, perché non era sobrio quando ordinava la costruzione di quella casa a Mila). In questo caso l'attività svolta dalla protagonista è significativa e quindi la scena è curata nei particolari (anche se non è possibile, per ovvie ragioni, mostrare la lunga attesa dell'asciugatura) con l'impiego di forme di legno e rifinitura con una pietra. 

In una delle ultime scene Damena (Diana Dell'erba) è intenta a intrecciare fili colorati. Ma quello che vediamo non è il normale intreccio di fili (ordito: longitudinali e trama: orizzontali)  ra loro perpendicolari, bensì dei fili posizionati con varie angolazioni. E quel quadro con i fili mi è sembrato un omaggio all'opera di Maria Lai.


Il senso di tutti questi lavori manuali secondo me è racchiuso in una frase pronunciata da Damena: "Il segreto è la pazienza”, E infatti alcune di queste attività risultano poi essere estremamente formative, nell'arco di trasformazione di Lusa

E poi c'è un altro aspetto rilevante, spiegato bene da Alfred Hitchcock: "Non c'è alcun terrore nello sparo in sé, ma soltanto nella sua attesa". Ecco, nel corso di questo film e nell'arco di trasformazione del personaggio io ho visto molte attese importanti. Una ovviamente è l'attesa del dramma iniziale (di cui sono stato incidentalmente protagonista) quando tutto si carica di attesa di un fatto drammatico e scatenante. la storia di Mila è piena di attese.

Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 21 giugno 2025


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