La scienza e il teatro. Seconda parte: la recitazione come il luogo del "come se"
Ragioniamo ancora sulle emozioni. Sul teatro. E sulla scienza.
Nel 1998, lo ricordo bene, ho letto L'Errore di Cartesio di António Rosa Damásio. Il grande merito di questo neuroscienziato portoghese (che è anche neurologo e psicologo)
Come ho scritto su questo blog qualche anno fa ("Lo strano caso di Phineas Gage. Connectogram. Uno studio pubblicato su PLoS ONE il 16 maggio 2012") mi colpirono soprattutto le descrizioni di vari deficit neurologici.
In particolare il caso di Phineas Gage, un operaio del Vermont che a causa di un'esplosione, nel 1848, fu colpito da una barra di ferro che gli trapassò il cranio, senza ucciderlo. L'uomo, che fino a quel momento sempre stato serio, onesto e pacifico, da allora divenne scorbutico, inaffidabile, bugiardo.
In realtà quel libro è molto più di una raccolta di situazioni particolari: L'errore di Cartesio non solo mostra il corpo e la mente come un organismo unico e inseparabile, ma spiega che l'emozione non è separabile dal corpo e ogni emozione può avere un'attivazione fisiologica. Questo spiega il titolo del libro: a Cartesio viene attribuito il pensiero di una divisione netta tra la dimensione cognitiva (la mente) e quella affettiva (il corpo).
Damasio, per riferirsi all'esperienza emozionale soggettiva, privata e mentale, utilizza la parola sentimento (feeling), che viene dopo le emozioni, quando i cambiamenti fisiologici diventano coscienti e sono riconosciuti. Antonio Damasio vede le emozioni come risposte corporee primitive, istintive, viscerali, scatenate da stimoli, mentre i sentimenti li descrive come la consapevolezza mentale e soggettiva di queste emozioni, quindi fondamentali per la sopravvivenza e per accompagnare le decisioni razionali.
Damasio divide le emozioni in:
- primarie (Primary Emotions): innate, come disgusto, felicità, paura, rabbia , sorpresa, tristezza
- secondarie o sociali (Secondary Emotions): derivate dall'esperienza e acquisite gelosia, imbarazzo, orgoglio, senso di colpa
- di sfondo (background feelings): armonia, benessere, disaccordo, eccitazione, equilibrio, squilibrio, tensione.
Damasio introduce anche i marcatori somatici (Somatic Markers): segnali corporei (sensazioni fisiche) che il cervello associa a emozioni passate, allo scopo di guidare le decisioni future e aiutandoci a scegliere rapidamente, come una “struttura” del cervello costruita in base alla nostra visione del mondo.
Infine, e questo per il teatro è molto importante, Damasio introduce il concetto del circuito “come se” ("as-if" circuit o "as-if body loop") una caratteristica della mente umana, dedicata a simulare sensazioni, consentendo di immaginare l'esito di una scelta prima di compierla, sempre allo scopo di guidare il processo decisionale. Questo spiega l’empatia che un’immagine suscita in noi. E spiega perché osservare il comportamento emotivo e fisico di altre persone il nostro cervello reagisce come se noi stessi stessimo vivendo quella situazione, o, usando le parole delle neuroscienze, attivando quelle stesse zone della corteccia somatosensoriale e motoria che si sarebbero attivate se quell'emozione e quel movimento li avessimo vissuti realmente.
Damasio divide le emozioni in:
- primarie (Primary Emotions): innate, come disgusto, felicità, paura, rabbia , sorpresa, tristezza
- secondarie o sociali (Secondary Emotions): derivate dall'esperienza e acquisite gelosia, imbarazzo, orgoglio, senso di colpa
- di sfondo (background feelings): armonia, benessere, disaccordo, eccitazione, equilibrio, squilibrio, tensione.
Damasio introduce anche i marcatori somatici (Somatic Markers): segnali corporei (sensazioni fisiche) che il cervello associa a emozioni passate, allo scopo di guidare le decisioni future e aiutandoci a scegliere rapidamente, come una “struttura” del cervello costruita in base alla nostra visione del mondo.
Infine, e questo per il teatro è molto importante, Damasio introduce il concetto del circuito “come se” ("as-if" circuit o "as-if body loop") una caratteristica della mente umana, dedicata a simulare sensazioni, consentendo di immaginare l'esito di una scelta prima di compierla, sempre allo scopo di guidare il processo decisionale. Questo spiega l’empatia che un’immagine suscita in noi. E spiega perché osservare il comportamento emotivo e fisico di altre persone il nostro cervello reagisce come se noi stessi stessimo vivendo quella situazione, o, usando le parole delle neuroscienze, attivando quelle stesse zone della corteccia somatosensoriale e motoria che si sarebbero attivate se quell'emozione e quel movimento li avessimo vissuti realmente.
Tutto questo assume un valore ancora più profondo e una cognizione ancora più matura, grazie agli scritti di Maria Giulia Guiducci.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Culture Teatrali, studi, interventi e scritture sullo spettacolo" diretta da Marco De Marinis (numero 16, primavera 2007) Guiducci (laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sulle connessioni tra neuroscienze e pratiche performative) definisce l’artista teatrale come uno stimolatore sensoriale, cognitivo, emotivo e motorio.
In un articolo pubblicato sulla rivista "Culture Teatrali, studi, interventi e scritture sullo spettacolo" diretta da Marco De Marinis (numero 16, primavera 2007) Guiducci (laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sulle connessioni tra neuroscienze e pratiche performative) definisce l’artista teatrale come uno stimolatore sensoriale, cognitivo, emotivo e motorio.
Nell'articolo, intitolato "Teatro e Neuroscienze: elementi per una neurobiologia della scena", Guiducci fa riferimento agli studi di numerosi autori, in particolare Damasio ma anche di Jean-Marie Pradier (etnoscenologo di cui parleremo in una delle prossime puntate). E ovviamente fa riferimento più volte ai Neuroni Specchio (altro argomento che tratteremo nelle prossime puntate).
Maria Giulia Guiducci scrive: «L’ipotesi consistente è che sia questa la funzione evolutivamente più antica e più importante dei comportamenti spettacolari umani: indurre, stimolare, restaurare sensazioni e emozioni nei partecipanti, altrimenti difficilmente esperibili nella vita quotidiana, in una condizione sicura, limitata e codificata. Non “simulazione”, quindi, ma “stimolazione olistica” dell’unità corpo/mente. La percezione di un corpo maschile o femminile in azione, esposto in modo extraquotidiano e seduttivo, induce negli spettatori quello che Pradier chiama “slave market effect”, “effetto del mercato degli schiavi”: un’appropriazione sensuale dell’altro in cui il performer sarebbe lo schiavo che il pubblico acquista, che mette al proprio servizio per procurarsi soddisfazione. L’applauso finale che scroscia al termine di quella che Pradier definisce una “festa biologica”, dopo una così intensa attività sensoriale, è la manifestazione sonora e motoria dell’energia prodotta; essa non consiste nella semplice somma delle singole attivazioni ma è piuttosto la somma delle loro moltiplicazioni.»
E più avanti: «Altra e significativa definizione che Pradier ha elaborato per il performer è quella di “uomo transizionale”, concetto mutuato dagli studi sullo sviluppo infantile di Winnicott in cui l’oggetto transizionale è ciò di cui i bambini si servono durante il gioco per prendere distanza dagli eventi reali: sarebbe stato insopportabile per l’equilibrio emotivo dell’attore che le emozioni espresse in scena fossero effettive, così il potenziale offensivo delle emozioni viene distanziato e disinnescato.»
Infine l'articolo di Maria Giulia Guiducci fornisce una sintesi esemplare della descrizione - scientifica - dell'arte performativa: «Il teatro è da considerarsi un luogo e un momento privilegiato di espressione e manifestazione agita delle più cruciali capacità umane. Data la radicale e incarnata presenza della simulazione nelle nostre esistenze, si può affermare che siamo fatti di simulazione, siamo fatti d’imitazione, di scambio e riproduzione degli stimoli. Siamo fatti, infine, di teatro e spettacolo, perché le arti performative spettacolari sono una manifestazione potenziata di meccanismi vitali reali. Il teatro è uno spazio epifanico in cui il sistema mirror trova la propria efficace manifestazione.»
Di sicuro il teatro può offrire alla scienza un campo immenso per studiare le emozioni e le interazioni, rivelando i meccanismi attivati dalle arti performative e spiegando il significato delle nostre reazioni. Nelle prossime puntate approfondiremo gli studi di Jean-Marie Pradier e i Neuroni Specchio.
Andrea Mameli, blog Linguaggio Macchina, 18 dicembre 2025



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