Con "Musicolor" ora la scienza è più vicina all'arte (L'Unione Sarda, 18 novembre 2006)
Vasilij Kandinskij sognava che i suoi dipinti si potessero ascoltare. Non sbagliava: poche settimane fa una ricerca sviluppata allo University College di Londra ha confermato la previsione del pittore russo, aggiungendo che si potranno anche creare musiche da guardare. Un assaggio di questo interscambio sensoriale è stato fornito ieri a Pula (parco scientifico e tecnologico Polaris) durante l'incontro organizzato dal CRS4 sul tema "Futurismo e cromo-architetture spazio-temporali della musica" cui hanno partecipato due docenti del Politecnico di Milano, Giuseppe Caglioti (Ordinario di Fisica dei solidi) e Tatiana V. Tchouvileva (Regista e Docente di Estetica), ideatori, insieme a Goran Ramme (docente di Chimica all’Università di Uppsala, Svezia) del progetto Musicolor.
Professor Caglioti, il Musicolor è un modo per avvicinare arte e scienza?
«A noi piace pensare a Musicolor come a una nuova forma naturale di arte tecnologica.
Assistiamo senza poter reagire allo sviluppo di un mondo artificiale che si affianca alla natura e tende addirittura a sostituirla. Ebbene, a nostro avviso, è bene privilegiare processi che esaltino la creatività dell’uomo traendo vantaggio dall’aiuto della natura».
Come funziona il Musicolor?
Come funziona il Musicolor?
«È un po’ quello che accade nell’arcobaleno o in una macchia d’olio sull’asfalto: una sostanza trasparente e priva di pigmenti, come le goccioline d’acqua nell’aria dopo un temporale, scompone la luce del sole nei colori dell’iride.
Se però una sostanza, opportunamente dotata di queste proprietà, è esposta, nel dispositivo Musicolor, oltre cha a una luce “bianca” alla pressione acustica del suono o della voce, basta un bisbiglio, e si deforma con incredibile prontezza ai suoni che la deformano. Ne risulta una sorta di autoritratto analogico della musica o della voce che può essere visualizzato su uno schermo».
Uno strumento utile nell’insegnamento delle materie scientifiche?
«Nel processo di autoorganizzazione della sostanza entrano in gioco la luce, il suono e la materia nonché le interazioni tra luce e materia e tra suono e materia. Intervengono pertanto sia la scienza dei materiali, sia processi di natura fisica, come risonanza, caos deterministico, e altri. Non trascurerei l’ausilio che Musicolor offre alla didattica musicale: descrivere la musica aiutandosi con un suo fedele autoritratto analogico consente di superare difficoltà dovute all’astrattezza della materia. D’altronde musica e matematica sono parenti stretti: tre secoli fa Leibnitz scriveva che “la musica è un esercizio nascosto di aritmetica della mente, di una mente che non sa di contare”».
Cosa significa presentarlo in Sardegna, regione che manifesta una vocazione alla ricerca in continua crescita?
«Si fa un gran parlare, in Italia, di innovazione e di competitività. Io penso che per noi ricercatori creare qualcosa di nuovo, di bello e di utile è più semplice che gestirne lo sviluppo industriale e commerciale. Il fatto che una delle quattro S che figurano nell’acronimo CRS4 significa Sviluppo, ci induce a sperare che il nostro sogno, perseguìto senza successo fin dai tempi di Newton, non sia destinato a infrangersi bruscamente da un momento all’altro con la comparsa sul mercato internazionale di un KIT Musicolor made in China».
ANDREA MAMELI
(L'Unione Sarda, 18 novembre 2006, pag. 52, Cultura)
«Nel processo di autoorganizzazione della sostanza entrano in gioco la luce, il suono e la materia nonché le interazioni tra luce e materia e tra suono e materia. Intervengono pertanto sia la scienza dei materiali, sia processi di natura fisica, come risonanza, caos deterministico, e altri. Non trascurerei l’ausilio che Musicolor offre alla didattica musicale: descrivere la musica aiutandosi con un suo fedele autoritratto analogico consente di superare difficoltà dovute all’astrattezza della materia. D’altronde musica e matematica sono parenti stretti: tre secoli fa Leibnitz scriveva che “la musica è un esercizio nascosto di aritmetica della mente, di una mente che non sa di contare”».
Cosa significa presentarlo in Sardegna, regione che manifesta una vocazione alla ricerca in continua crescita?
«Si fa un gran parlare, in Italia, di innovazione e di competitività. Io penso che per noi ricercatori creare qualcosa di nuovo, di bello e di utile è più semplice che gestirne lo sviluppo industriale e commerciale. Il fatto che una delle quattro S che figurano nell’acronimo CRS4 significa Sviluppo, ci induce a sperare che il nostro sogno, perseguìto senza successo fin dai tempi di Newton, non sia destinato a infrangersi bruscamente da un momento all’altro con la comparsa sul mercato internazionale di un KIT Musicolor made in China».
ANDREA MAMELI
(L'Unione Sarda, 18 novembre 2006, pag. 52, Cultura)
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Paolo
www.paolomaccioni.it