Sardegna, il futuro è nella scienza (L'Unione Sarda, 11 novembre 2007, pagina 62)
Da alcuni anni le indagini internazionali dedicate alle competenze scientifiche rilevano una sostanziale debolezza nella cultura scientifica e tecnologica degli italiani. I risultati dei test per adulti (IEA-TIMMS) e studenti (OCSE-PISA sono la spia di qualcosa che non funziona, che poi si traduce in difficoltà a reperire personale specializzato. In fondo tale incompletezza culturale determina anche una menomazione dello stesso esercizio democratico. Un ex ministro della Pubblica Istruzione come Luigi Berlinguer, a Cagliari per l’inaugurazione del ciclo di attività divulgative Scienza Società Scienza, non nasconde la gravità del problema. E in qualità di presidente del Gruppo di lavoro interministeriale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica mostra di avere in mente gli ingredienti giusti per invertire questa preoccupante tendenza.
«Il comitato che presiedo – spiega Berlinguer – ha affrontato questo problema come prioritario: temo che i nuovi dati Ocse confermeranno quelli degli anni scorsi. Ma vorrei fare una distinzione: non stiamo parlando di ricerca scientifica, in cui l'Italia primeggia, anche se poco finanziata. In questione è lo scarso livello della cultura scientifica diffusa.»
Dove nasce il problema?
«Nella scuola l’origine del problema può essere ricondotta al 1911, quando la biologia e l'aritmetica sono state relegate in un cantuccio. Questo ha portato a un impianto formativo che nega l'esperienza e la pratica e accentra tutta la cultura nella teoria. Ma l'accesso alla cultura non può che essere sperimentale, l'esperienza e l'osservazione della realtà, naturale o no, è l'approccio sul quale costruire le categorie concettuali e le strutture razionali del pensiero. Di conseguenza le scuole sono state costruite avendo al centro la lezione frontale, l'interrogazione, non gli esperimenti. In Italia siamo fermi a 100 anni fa nonostante moltissime lodevoli eccezioni. Nel mondo contemporaneo la scienza è parte integrante della cultura, in quanto non riguarda solo i professionisti ma tutti i cittadini, esattamente come sapere chi era Garibaldi o il saper parlare.»
Soluzioni?
«Noi abbiamo espresso alcune raccomandazioni, in ordine di priorità, su scuola, università, musei scientifici, media, imprese, cittadinanza scientifica. Abbiamo chiesto al Ministro Fioroni di finanziare gli spazi attrezzati e i laboratori, di prevedere esami di pratica e non solo orali, di promuovere investimenti per la professionalità docente aventi come oggetto il metodo scientifico sperimentale. Questa prima richiesta è stata accolta: per il 2007 sono stati stanziati 15 milioni euro per la didattica di laboratorio e 30 milioni dai fondi europei per le regioni interessate.»
Cosa proponete?
«L'immissione di tecnici di laboratorio in ogni scuola, l’introduzione di nuove esperienze didattiche e attività pratiche, come il progetto Insegnare scienze sperimentali. Sul secondo fronte caldo, quello dell'Università, che si sta faticosamente riprendendo dalla crisi di immatricolazioni, bisogna sostenere il progetto lauree scientifiche. Ma la scelta di lauree scientifiche dipende dalla capacità di conquistare curiosità e interesse dei giovani per queste materie e il passaggio attraverso gli esperimenti e le osservazioni è essenziale: quando si fa questo le immatricolazioni salgono. C'è anche un problema di sbocchi professionali ed è chiaro che in questo caso la società il mondo pubblico e le imprese private devono assicurare un numero maggiore di posti per i laureati in queste materie e adeguate retribuzioni.»
Lei da anni si batte perché l'arte dei suoni entri nelle scuole italiane e diventi materia di studio come accade in molti paesi europei. A che punto siamo?
«Questa nostra povera scuola non solo è stata privata di curiosità e meraviglia scientifica ma anche dell'arte praticata. Abbiamo spaccato il cervello in due e la sinistra l'abbiamo messa da parte, certamente a causa di un'impostazione ideologica che esclude il pratico dalla cultura. Nel nuovo curricolo scolastico dai 3 ai 14 anni la musica è riconosciuta disciplina scolastica.»
E la Sardegna?
«Ha sofferto per secoli la condizione insulare, ma oggi l'isolamento si può rompere e ritengo che l'avvenire vero dell'isola sono la scienza e la tecnologia. Pertanto bisogna potenziare tutte le iniziative in questo campo e spero che a Cagliari possa nascere presto un museo scientifico di moderna concezione.»
Andrea Mameli, L'Unione Sarda, 11 novembre 2007, pagina 62
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