Homo Sapiens di Sardegna, dimmi, da dove vieni? (L'Unione Sarda, 5 luglio 2006)
L'Homo sapiens vive in Sardegna da almeno ventimila anni. Lo testimonia un frammento di dito fossile, quella falange di una mano rinvenuta nella Grotta Corbeddu di Oliena. Ce lo ricorda il biologo Emanuele Sanna, professore associato di Antropologia all'Università di Cagliari, nel libro: Il popolamento della Sardegna e le origini dei Sardi(CUEC, 2006, 258 pagine, 22 euro). Una storia lunga, tracciata con cura fra minuziose descrizioni, disegni, fotografie, grafici. E numerosi riferimenti bibliografici. Qual è l'origine dei sardi? «Non possiamo ancora dare una risposta definitiva. Tuttavia, eventuali nuovi ritrovamenti nel campo della Paleoantropologia e l'esponenziale progresso tecnico-elaborativo dell'Antropologia molecolare potranno contribuire a chiarire ulteriormente quali siano le nostre radici genetiche. Allo stato attuale delle conoscenze, come ampiamente dimostrato da studi di Biologia delle popolazioni umane, da tempo sappiamo che i Sardi appartengono al gruppo degli Europoidi, che presentano un quadro genetico peculiare differente dalle altre popolazioni europee e circum-mediterranee, che hanno un'origine tra le più antiche, così come i Baschi ed i Lapponi, tra le popolazioni europee attuali». Nel suo libro cita i risultati ottenuti dalla biologa cagliaritana Simona Sanna nella ricerca condotta nel 2003 a Firenze, per la tesi di dottorato, sul DNA mitocondriale (quello che si trasmette invariato dalla madre ai figli) di denti rinvenuti in tombe nuragiche. I primi dati dell'indagine (parte di un lavoro più ampio condotto da David Cramelli dell'Università di Firenze, Guido Babujani dell'Università di Ferrara e Giuseppe Vona dell'Università di Cagliari) indicano una forte omogeneità genetica tra i reperti nuragici di diverse zone della Sardegna. Cosa significa? «L'analisi del DNA mitocondriale rivela che tutti i campioni risultano caratterizzati da un'elevata somiglianza genetica. Secondo questo studio la popolazione nuragica sarebbe stata omogenea nel tempo e nello spazio e avrebbe condiviso oltre alla stessa cultura anche lo stesso pool genico mitocondriale». Lo stesso studio, tuttavia, evidenzia differenze genetiche tra i Sardi nuragici ed i Sardi attuali. Per quali ragioni? «In primo luogo il campione moderno utilizzato per il confronto potrebbe non essere rappresentativo dell'attuale situazione mitocondriale sarda, dato che è costituito solo da 69 placente raccolte nel 1991 in ospedali di Cagliari, Nuoro, Oristano, Ozieri e Sassari; in secondo luogo il campionamento antico potrebbe non rappresentare l'intera popolazione nuragica perché basato solo su 23 denti; altra ipotesi è che i notevoli decrementi demografici, rilevati per alcuni periodi, potrebbero aver determinato modifiche nel corredo mitocondriale attuale; infine, è stato ipotizzato che l'attuale popolazione sarda risenta degli influssi genetici di altre popolazioni. Durante i secoli avrebbero "lasciato i loro geni" diluendo quelli delle popolazioni ancestrali. Personalmente accredito tutte le spiegazioni tranne l'ultima». Perché? «Studiando il cromosoma Y stimiamo che il popolamento di gruppi umani nel Paleolitico superiore e nel Mesoltico abbia contribuito alla struttura genetica dei Sardi attuali per oltre il 60%, mentre il successivo apporto genico da parte di popolazioni neolitiche non supererebbe il 36%. Dunque larghissima parte del pool genico dei Sardi attuali discende da gruppi umani immigrati nell'Isola tra 20 mila e 5 mila anni fa. La non corrispondenza tra DNA mitocondriale antico e moderno è stata rilevata anche per i Baschi: ciò evidenzia difficoltà nella tecnica attuale di comparazione tra DNA di epoche diverse». I geni dei fondatori quando hanno iniziato a mescolarsi con quelli di altre popolazioni? «Per l'epoca storica possiamo valutare il contributo genico di popolazioni provenienti dall'esterno in base all'incidenza di marker genetici "atipici" della popolazione sarda. Per l'epoca moderna, dal 1600 in poi, abbiamo i dati del Liber Matrimoniorum dei Quinque Libri ecclesiastici, per cui calcolando la frequenza dei matrimoni tra sardi e non sardi sappiamo che questo evento ha mostrato rilevanza solo nel quinquennio successivo la fine della Prima Guerra mondiale». Massimo Pittau, in "Origine e parentela dei sardi e degli etruschi" (Carlo Delfino editore, 1995), suggerisce, in base a ricerche linguistiche, che Etruschi e Nuragici fossero popoli strettamente imparentati. Qual è la sua opinione? «Dal confronto di caratteristiche craniche e genetiche, cioè per l'Antropologia biologica, allo stato attuale delle conoscenze escludo una stretta affinità genetica tra Sardi-Nuragici ed Etruschi». È dello stesso parere Guido Barbujani (docente di Genetica all'Università di Ferrara, autore di Questione di razza, Mondadori, 2003): sul domenicale del Sole 24 ore del 25 giugno, negando affinità genetiche tra etruschi e nuragici, ha avanzato l'ipotesi che le origini biologiche non andrebbero cercate in un solo luogo. Professor Barbujani, questo cosa significa? «Vuol dire che la nostra riproduzione sessuata implica che a ogni generazione si dimezza il contributo di ciascun antenato al nostro genoma. Sembra una cosa banale e invece non lo è. Pensi alla storia di quello che ha inventato gli scacchi, e che chiede allo Scià di Persia un chicco di riso per la prima casella, 2 per la seconda, 4 per la terza e così via. Il risultato, 2 alla 64, è una cifra iperbolica e neanche lo scià di Persia possiede così tanto riso. Allo stesso modo, 64 generazioni fa, ciascuno di noi aveva un numero iperbolico di antenati. Venivano tutti dallo stesso posto? In alcuni casi, per popolazioni estremamente piccole e isolate, ben più piccole e isolate di quanto non fossero i sardi, magari sarà anche andata così. Ma in generale mi sembra più probabile che ognuno di noi abbia origini multiple, se solo si risale indietro nel tempo di qualche secolo. E siccome le popolazioni sono fatte da tanti individui che hanno ciascuno origini multiple, le origini delle popolazioni saranno ancora più complesse. Capisco sia gratificante sentirsi eredi diretti di una grande tradizione. Ma dal punto di vista culturale uno sceglie la propria genealogia: sceglie di amare, non so, la letteratura russa, o il football brasiliano, o la cucina francese. Dal punto di vista biologico le cose sono molto più complicate: i nostri geni sono un mosaico. Ma bisognerà aspettare ancora qualche anno, qualche altro studio sul DNA antico. Finora ce ne sono meno di dieci».
Andrea Mameli
Andrea Mameli
Commenti
http://scientificando.splinder.com/post/17437996/L%27Evoluzione+Umana+E+L%27Homo+Sa
La falange a cui fà riferimento non è stata trovata nella Grotta Corbeddu di Oliena da dove invece provengono dei resti di ossa facciali tra l'altro del Mesolitico (15.000 anni fa), ma dalla grotta di Nurighe a Cheremule, e non apparteneva ad Homo sapiens , ma bensì a Homo erectus.
Insomma tutto l'articolo è basato su un errore.
Non mi sembra di aver preso fischi per fiaschi. Ma sono pronto a ricredermi di fronte a validi elementi, magari in forma non anonima...
Grazie, cordialmente.
Andrea Mameli
quanto ai reperti più recenti, che dovrebbero avere più di 18.000 anni e non 15.000, il dato della loro allometria rispetto a Homo Sapiens va preso con le molle anche per la sua unicità. Inoltre sembra associato a tipologie industriali wurmiane. Peraltro, i dati genetici fanno pensare che durante l'ultimo massimo glaciale icacciatori - raccoglitori paleolitici siano arrivati in Sardegna e abbiano soppiantato la popolazione precedente.
Il dato più interessante sarebbe che come a Flores in indonesia, anche in Sardegna ci sia la possibilità che una popolazione umana ancestrale (Homo heidelbergensis e non erectus, come invece dice l'anonimo!) sia sopravvissuta fino a pochi anni fa (non oltre i 20.000)