Abbattere gli sprechi per combattere la crisi (Innovare, dicembre 2011)

innovareAbbattere gli sprechi per combattere la crisi di Gianluca Carta e Martina Manieli (Innovare, dicembre 2011).
Ridurre gli sprechi per combattere la crisi e comunicarlo per rilanciare l’immagine della propria azienda. Questa è la ricetta che propone Andrea Mameli, fisico e divulgatore con la passione per le tematiche legate alla sostenibilità ambientale e convinto sostenitore della decrescita, che ha recentemente raccontato i suoi piccoli trucchi quotidiani in “Manuale di sopravvivenza energetica – Come consumare meglio ed essere felici”.
Edito da Scienza Express, neonata casa editrice che ha come progetto la divulgazione scientifica e il dibattito pubblico intorno alla scienza e alla ricerca, il Manuale propone esempi e consigli pratici per risparmiare energia tenendo sempre d’occhio il risparmio energetico: piccole soluzioni per ridurre l’impatto ambientale delle attività di tutti i giorni senza grandi rinunce ma soprattutto senza enormi spese.
Evitare di aprire inutilmente il frigorifero, ridurre l’utilizzo dell’automobile e ingegnarsi per la costruzione di piccoli dispositivi per la produzione energetica: questo è ciò che può fare ognuno di noi nel suo piccolo per evitare gli sprechi di energia a casa, in ufficio ma anche durante gli spostamenti o in vacanza. Un modo semplice e alla portata di tutti per prendere coscienza delle tematiche etiche legate alla sostenibilità, con schede di approfondimento che illustrano i concetti base della fisica e insegnano a calcolare i consumi e i costi.
Abbiamo incontrato l’autore del libro, Andrea Mameli, per discutere con lui delle opportunità e delle problematiche legate alla sostenibilità ambientale e al risparmio energetico.
Partiamo dal titolo del tuo libro. Anzi, dal sottotitolo: parli non di un consumo minore ma di un consumo migliore. Cosa intendi? Consumare meglio significa necessariamente consumare meno?
Tendere a consumare bene dovrebbe essere un comportamento spontaneo, da imparare con l’esempio dei genitori e a scuola. Ma è proprio il consumo – e qui parliamo di consumo energetico diretto, come nel caso dei carburanti o dell’elettricità, e indiretto come nel caso del consumo di energia per lo spostamento dell’acqua che poi usiamo in svariati modi - a essere spesso eccessivo.
Consumare meglio significa cercare di discostarsi da uno spreco che si può limitare: un atteggiamento che secondo me, e non solo secondo me, può generare felicità. Ma non significa meno in assoluto, nel senso che quando consumare serve il problema non sussiste. È compito della nostra coscienza, unita alla razionalità, spiegarci quando stiamo esagerando per davvero.
Ma cosa possiamo fare realmente ogni giorno?
La prima cosa che possiamo fare è informarci. E spesso riusciamo a scoprire qualcosa che non sapevamo o che non consideravamo nella giusta prospettiva. Informarci ci può aiutare a capire che a volte basta poco per ottenere considerevoli risparmi e inoltre ci può indirizzare nel considerare i consumi nelle loro giuste proporzioni.
I suggerimenti descritti nel libro sembrano semplici da attuare e comportano anche un grande risparmio economico. Eppure pochi li mettono in pratica. Perché
Siamo animali pigri e portati a sottovalutare gli effetti delle nostre azioni anziché dominare la nostra pigrizia. Senza contare la diffusa ignoranza sui temi energetici. Ignoranza anche spicciola, per esempio rispetto a quanto consumano gli apparati elettronici che abbiamo in casa o su come possiamo limitare gli sprechi di energia elettrica. Ma anche ignoranza rispetto a semplici comportamenti da poter mettere in pratica, come per esempio contenere gli sprechi di calore d’inverno. Ed è meglio non parlare della mobilità, altra nota dolente.
Rispetto a poche decine di anni fa la tecnologia ha fatto passi da gigante e con essa anche i consumi di energia? Perché la decrescita dovrebbe essere un’opportunità? Non vuol dire in parte rinunciare alle comodità guadagnate in questi anni?
Ci possiamo dar da fare quanto vogliamo ma non dobbiamo illuderci di risolvere i problemi con le tecnologie. Possiamo affrontarli meglio ma non risolverli del tutto. Non lo dico io ma lo sostiene l’economia. Un economista inglese, William Stanley Jevons, ha dimostrato che i miglioramenti tecnologici a cui dobbiamo l’aumento dell’efficienza di una risorsa possono portare all’incremento del consumo di quella risorsa. E Il paradosso di Jevons non è l’unico campanello dall’allarme. C’è la necessità di ridurre i consumi perché qualsiasi intervento umano nel ciclo antropico, ovvero ogni nostra esigenza energetica per mantenere il nostro tenore di vita, determina qualche cambiamento nell’ambiente.
Ogni modalità di trasformazione energetica ha dei frutti “sgradevoli”, più o meno rilevanti, più o meno inquinanti. Inoltre, ogni nostra comodità, come in un’altalena a due posti, determina la scomodità di altre persone sul nostro stesso pianeta. Poi ci sarebbe una considerazione sul PIL, incapace di valutare il reale grado di felicità di noi umani, con la conseguente necessità di reperire altri indicatori del cosiddetto benessere. La decrescita potrebbe rappresentare una risposta a questi problemi? Io sto iniziando a pensare di sì. E lo faccio in compagnia di Nicholas Georgescu-Roegen, il primo a misurare i temi economici con il metro della fisica, in particolare della termodinamica.
Sono anni che si sente parlare in giro di sostenibilità e risparmio energetico. Credi che la gente sia ancora interessata a questi temi o forse la comunicazione è satura? Come è possibile coinvolgere le persone su questo tema?
Coinvolgere e interessare, rispetto a temi che mediaticamente risentono di una certa inflazione, non è facile ma possiamo, anzi, dobbiamo trovare nuove chiavi di lettura, nuovi approcci. Possiamo e dobbiamo farlo.
Le imprese che ruolo possono avere nel risparmio energetico? Credi che per un’azienda sia più complesso attuare comportamenti sostenibili rispetto a un singolo cittadino?
Molte imprese hanno capito rapidamente due concetti fondamentali e li hanno messi in atto con pratiche talvolta di successo. Primo: ridurre gli sprechi è la prima mossa per aggredire la crisi. Secondo: comunicarlo può essere vincente. Mi spiego meglio: le imprese che autoproducono la loro energia, quelle che riusano e riciclano, e che segnalano questi comportamenti virtuosi nella loro comunicazione (nelle etichette, nei siti web, nelle pubblicità, nei social network) ottengono un risultato d’immagine enorme.
Non a caso sono nati i consulenti per i NegaWatt, ovvero l’unità di misura che quantifica la potenza risparmiata: sono persone in grado di formulare una strategia di risparmio – anche ingente – basata sulla constatazione di sprechi e pratiche non sostenibili. E anche in questo caso alla base di tutto c’è sempre una cosa sola: la conoscenza.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ogni cosa è collegata: Gabriella Greison a Sant'Antioco il 24 giugno (e non è un caso)

La tavoletta di Dispilio. Quel testo del 5260 a.C. che attende di essere decifrato

Solar system genealogy revealed by extinct short-lived radionuclides in meteorites. Astronomy & Astrophysics, Volume 545, September 2012.