Neuroetica e tribunali. Un convegno a Roma il 15 dicembre 2011.

Esiste una correlazione tra comportamento criminale e patrimonio genetico di un individuo? Le neuroscienze posso aiutare a valutare il grado di consapevolezza di una persona? Le conoscenze del cervello potranno arrivare a influenzare le decisioni dei tribunali?
Se ne parlerà il 15 dicembre a Roma nel corso del convegno "Neuroetica e tribunali. Profili di responsabilità morale, giuridica e sociale nella prospettiva delle neuroscienze". Il convegno, ch si svolgerà nella sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche (piazzale Aldo Moro 7, aula Marconi, a partire dalle 9), è organizzato organizzato dall'Isgi-Cnr (Istituto di studi giuridici internazionali del Centro nazionale delle ricerche) in collaborazione con le facoltà di farmacia e medicina dell'Università La Sapienza di Roma e le facoltà di lettere e filosofia dell’Università Roma Tre.
Saranno affrontate le implicazioni tecnico-scientifiche, etico-giuridiche, filosofiche e sociali dell’applicazione di tecnologie neuroscientifiche (neurogenetica e neuroimaging funzionale), a scopo investigativo e probatorio, e nei tribunali.
“Gli avanzamenti delle nuove tecnologie di indagine sui fenomeni mentali e sulle disfunzioni del comportamento pongono nuove sfide morali e sociopolitiche, particolarmente riguardo all’eventuale loro base genetica. La discussione scientifica - spiega Cinzia Caporale, responsabile del modulo di ricerca 'Bioetica, etica della ricerca e diritto' dell’Isgi-Cnr e coordinatrice dei lavori - è molto sviluppata soprattutto a livello internazionale, specialmente nell’ambito dell’amministrazione della Giustizia. Neurogenetica e neuroscienze forniscono strumenti di valutazione che inducono a ripensare temi eticogiuridici e antropologici fondamentali quali libero arbitrio, coscienza, responsabilità, giudizio morale e, di conseguenza, imputabilità del reo. Il Cnr è il luogo ideale per questo tipo di studi data la sua vocazione multidisciplinare e l’eccellenza dei suoi ricercatori in ogni diverso settore di interesse per questo tema. Occorre fornire strumenti per governare l’impatto del progresso delle neuroscienze e delle tecnologie correlate nelle applicazioni a maggiore incidenza sugli individui e complessivamente sulla società”.
Per Gilberto Corbellini, docente di Storia della medicina e di bioetica alla Sapienza: “Una sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Trieste del 2009 ha diminuito di un terzo la pena inflitta a un omicida per futili motivi, che è risultato ‘vulnerabile geneticamente’ rispetto al comportamento aggressivo e violento. A un’indagine genetica, l’imputato mostrava infatti la ‘sfavorevole’ variante Low dell’enzima monoaminoossidasi A (L-MAOA), modulatore dei neurotrasmettitori dell’ammina, che favorirebbe lo sviluppo di un’indole violenta”.
Interverranno tra gli altri: Adina Lynn Roskies (filosofa e neuroscienziata presso il Dartmouth College di Hanover, USA), Salvatore Maria Aglioti (coordinatore del Laboratorio 'Neuroscienze cognitive e sociali' della Sapienza), Luisella De Cataldo Neuburger (presidente della Società di Psicologia Giuridica), Amedeo Santosuosso (magistrato della Corte d’Appello di Milano), Lorenza Violini (ordinario presso l'Università degli Studi di Milano).

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