La scienza, la tecnologia, le donne (L'Unione Sarda, 15 aprile 2012)


La mostra fotografica ”Donne alla guida della più grande macchina mai costruita dall’Uomo”, aperta fino al 27 aprile a Sassari nel Portico del Rettorato, è un omaggio alla partecipazione femminile a quella straordinaria impresa scientifica che risponde al nome di Large Hadron Collider, il più potente acceleratore di particelle del mondo. Ritorna in Sardegna quattro mesi dopo la tappa cagliaritana: due passaggi obbligati se si considera l'intensa partecipazione di riceratori e riceratrici dell'INFN e del Dipartimento di Fisica dell'Università di Cagliari alle ricerche conotte al CERN di Ginevra. E non è un caso se fra le 30 facce di ricercatrici italiane due, Caterina Deplano e Giulia Manca, siano sarde. 
 È vero che dal 1920 (quando in Italia su 100 laureati solo 10 erano donne) a oggi molte cose sono cambiate, ad esempio in biologia, geologia, medicina e farmacia le laureate superano il 60%. Ma è altrettanto vero che attualmente solo una donna su dieci arriva alla cattedra di professore universitario, mentre una su tre è ricercatrice. In altre parole il peso delle donne nelle carriera tecnico-scientifiche in Italia è ancora troppo basso e questo deficit trasmette alle ragazze l'idea che non valga la pena intraprendere carriere scientifiche. A partire dai primi anni di scuola è necessario mostrare che le differenze di genere sono una potenzialità e non un limite invalicabile. La scienza e la tecnologia possono trarre rilevanti benefici se allontanano stereotipi e divisioni di ruoli. Evidenziare il contributo delle donne alla scienza e alla tecnologia è un esercizio importante per allargare la nostra visione del mondo.
All'inaugurazione del 4 aprile hanno partecipato anche i premi Unesco Valeria Alzari e Marco Masia, la Consigliera di Parità della Regione, Luisa Marilotti, e il Presidente della Commissione Ricerca e Tecnologia dell'INFN, Massimo Carpinelli, insieme all'ideatrice della mostra, Elisabetta Durante, giornalista scientifica e coordinatrice del Distretto Informazione Scientifica e Tecnologica della Regione Puglia. A Elisabetta Durante abbiamo chiesto com'è nata l'idea della mostra.
«Seguivo il progetto LHC da anni. Quando però nel 2008 i grandi media hanno cominciato ad occuparsene, mi sono improvvisamente resa conto che nulla o quasi nulla si diceva della complessità della macchina, che è un gigantesco prototipo, o del lavoro di tante donne e tanti uomini, italiani in testa, impegnati in una grande competizione internazionale: c’era un serio problema di comunicazione scientifica che purtroppo poneva l'enfasi su cialtronate alla Dan Brown. E invece al pubblico, ai nostri ragazzi e in particolare alle nostre ragazze deve arrivare questo messaggio: la formazione, la capacità, l'esperienza, l'impegno pagano».
Cosa si può vedere a Sassari?
«La mostra propone storie e volti di Donne, talvolta molto giovani e spesso provenienti dal profondo sud, che hanno fatto della capacità e della competenza la propria bandiera. Il 4 Aprile, inaugurando la mostra nel bel porticato dell’Università di Sassari, con il Rettore e il Prorettore dell’Ateneo, con i ricercatori, i rappresentanti della pubblica amministrazione e delle pari opportunità, con gli sponsor Banca di Sassari e Camera di Commercio e con i cittadini presenti nell’Aula Magna abbiamo ribadito con forza gli stessi concetti espressi dal Presidente Napolitano nella nostra tappa romana: in una Società della Conoscenza, che non può che essere una società meritocratica, la crescita della donna passa attraverso la qualità e la serietà della formazione».
Andrea Mameli
Articolo pubblicato il 15 aprile 2012 nella pagina della Cultura del quotidiano L'Unione Sarda


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