Lana grezza per assorbire petrolio in mare. Il progetto WOOLRES (Wool Recycles Eco System)

L'uovo di colombo lo dobbiamo a tre persone. La prima scintilla si accese nella mente di Luciano Donatelli, Presidente dell’Unione Industriali di Biella: utilizzare la lana per assorbire il petrolio disperso in mare. E non è un problema da poco se si pensa alle conseguenze nefaste di questo tipo di danno ambientale. Di fronte al disastro del 2010 nel Golfo del Messico, Donatelli chiese a Mauro Rossetti (a cui devo molte delle informazioni che ho raccolto, Direttore Associazione Tessile e Salute di Biella) di verificare le possibilità di successo di una simile idea. I risultati soddisfacenti spinsero Donatelli e Rossetti a coinvolgere Mario Ploner (Tecnomeccanica Biellese) per progettare un sistema in grado di recuperare il petrolio sversato in acqua. Così è nato il progetto Woolres.
Viene sfruttata la proprietà della lana grezza di assorbire gli olii in quantità 10 volte superiore al proprio peso. La lana appena tosata è ricca di lanolina e altre impurità vegetali e minerali che la rendono estremamente coesa e idrorepellente ma lipofila (ovvero in grado di assorbire i grassi). In questo modo si possono recuperare 950 tonnellate di petrolio (6.350 barili) con 10 tonnellate di lana (la quale può essere utilizzata per almeno una decina di volte).
La nave progettata per il deposito del brevetto ha una capacità di serbatoio pari a un milione di litri e una stiva per lana per 10.000 kg. Considerando la velocità del natante (5 nodi) e la sua larghezza (circa 10 metri), la superficie coperta in un’ora sarà pari a circa un decimo di chilometro quadrato. Pertanto in 10 ore si potrebbe intervenire su di un chilometro quadrato. Se consideriamo uno spessore di 1 mm di idrocarburo sulla superficie del mare (un litro al metro quadrato) in un chilometro quadrato ci potrebbe essere un milione di litri da recuperare. Pertanto in 10 ore di lavoro con 10.000 kg di lana si potrebbero, dunque, raccogliere un milione di litri di petrolio.
Per la lana sucida ordinaria (questo è il nome esatto della materia prima) possiamo ipotizzare un euro a kg,
L’investimento per dotare un’imbarcazione adeguata con le apparecchiature progettate sarà dell’ordine di un milione di euro.
    Caratteristiche della nave:
  • utilizza 10.000 kg di lana (10.000 €)
  • raccoglie in 10 ore 6.350 barili di petrolio
  • con 6.350 barili a 80 € al barile si ottiene 500.000 €
  • pertanto in 20 ore di lavoro si può recuperare circa un milione di euro di petrolio
In questo modo la lana sucida ordinaria, di qualità non appetibile per il tradizionale utilizzo tessile, non è più un rifiuto non smaltibile.

Dato che il petrolio è di fondamentale importanza per come abbiamo organizzato l'attuale civiltà purtroppo dobbiamo fare i conti anche con questo genere di problema.
E se la lana di pecora, un prodotto "rinnovabile" per eccellenza, ci aiuta, lo fa anche per controbilanciare una delle operazioni meno rinnovabili (o forse addirittura la più "non rinnovabile" di tutte, dopo le guerre) che si siano mai compiute sulla Terra: prelevare il petrolio dal sottosuolo, dove se ne stava bello tranquillo da qualche centinaio di milioni di anni, per renderlo disponibile in funzione delle nostre necessità di energia e di innumerevoli sostanze derivate.

Ancora una volta (l'ho già fatto per quella splendida idea imprenditoriale che risponde al nome di Edilana) mi viene da esclamare: viva le pecore!

Andrea Mameli www.linguaggiomachina.it 23 Febbraio 2013

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