I guerrieri nuragici di Angela Demontis, dai disegni alla tv.

Con il suo libro “Il popolo di bronzo" (Condaghes, 2005) Angela Demontis ha ottenuto un meritato successo: quei disegni sembrano dare vita ai personaggi rappresentati nei bronzetti nuragici.
Intervistai Angela nel 2005 per il mensile Il Messaggero Sardo è mi colpì da un lato la sua immagine dei bronzetti nuragici come “scatti fotografici” dell’epoca e dall'altro la sua forte curiosità come ispiratrice principale: «Quando ero bambina e guardavo i bronzetti nuragici esposti al Museo di Cagliari già notavo le loro differenze, erano così strani, alcuni con vestiti molto eleganti e altri armati fino ai denti. Erano favolosi e con la fantasia tipica dei bambini me li immaginavo come un'intera popolazione trasformata in bronzo da un incantesimo.»


Ho intervistato di nuovo Angela Demontis, stavolta per Linguaggio Macchina.

Cosa sei andata a raccontare e a mostrare in tv?
«L’anno scorso scrissi una lunga lettera a Sveva Sagramola, la conduttrice di "Geo&Geo" su Rai3. In quattro pagine scritte a mano le raccontai tutto il mio percorso lavorativo del Popolo di Bronzo, la mia idea fin da bambina, dal libro alla mostra finanziata dalla Provincia di Cagliari. Le mandai anche le foto di tutte le ricostruzioni dei costumi nuragici che avevo fatto, dei disegni e dei modellini. Le spiegai la passione e la fatica che mi avevano portato a
cercare di ricostruire gli abiti dei nostri antenati studiando i bronzetti nuragici e le antiche tecniche artigianali, un piccolissimo tassello di Storia rivisitato dal punto di vista dell’artista. Un popolo, quello nuragico, che viene ancora poco pubblicizzato, la mia intenzione era proprio quella di far conoscere anche ai “continentali” l’eleganza e complessità dei nostri costruttori di torri. I Nuraghi, erano i monumenti più alti nel Mediterraneo, dopo le piramidi egizie. La civiltà nuragica era già grande molto prima che Roma nascesse. Sveva rimase colpita da quanto le avevo mandato e mi invitò personalmente a partecipare a "Geo&Geo" e a portare in studio, a Roma, "Il Popolo di Bronzo".»

Che accoglienza hai avuto?
«L’accoglienza è stata fantastica. Tutti, dalla regia, alla redazione, ai tecnici hanno ammirato e apprezzato gli oggetti che ho portato: scudi, spade, elmi, mantelli, disegni e modelli, e i tre personaggi completi di costume: il Capotribù di Uta, la Sciamana e l’Arciere di Teti. È stato divertente vedere in azione lo staff del programma mentre allestiva lo studio con tutti i miei pezzi e le stoffe di scenografia. Essendo Geo una trasmissione che seguo da casa tutti i giorni, questa volta ho potuto “gustarmi” il dietro le quinte e vedere all’opera la regia e i tecnici con telecamere da fantascienza. Tutti bravissimi e professionali. Sveva è una professionista fantastica, è esattamente come la si vede in tv dolce e calma, ti mette subito a tuo agio e decide al meglio come mettere in risalto le cose.»

Cosa vorresti fare ancora nel campo della divulgazione e ricostruzione storica?
«Mi piacerebbe davvero proseguire nel settore, attualmente sto sperimentando diverse materie: la tintura di filati e tessuti con le erbe spontanee sarde. Mi intriga scoprire come gli antichi riuscissero ad ottenere certe tinte molto intense; la lavorazione dell’argilla con gli strumenti antichi e devo dire che questo mi riesce molto semplice, essendo mia madre ceramista sono cresciuta nel mondo dell’argilla. Ma anche la tessitura: mi sono costruita da sola un piccolo telaio e provo le diverse tecniche. Insomma, sperimento un po’ di tutto e continuo anche nello scrivere i risultati degli “esperimenti”. Sto anche lavorando a un nuovo libro. Spero di riuscire a continuare nella divulgazione e ricostruzione, che per me vanno di pari passo, specialmente per fare qualcosa da trasmettere ai bambini. Penso sia molto importante far capire ai piccoli come si viveva nell’antichità, come le persone dovessero farsi da se i vestiti e ogni singolo attrezzo perché i negozi mica esistevano. Ogni oggetto costava impegno e fatica e se si rompeva non veniva buttato via ma si riparava. Vorrei fare tanto, le idee ci sono ma in questo periodo di crisi quello che manca sono gli appoggi finanziari alle iniziative culturali. Comunque, nel mio piccolo cerco di resistere e andare avanti.»
Andrea Mameli www.linguaggiomacchina.it 2 Maggio 2013

 

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