Francesco Mulas e il Kilimanjaro: «Rinunciare a volte richiede più coraggio»

Franz nel deserto del Saddle (Kibo Hut) 4720 m slm
Conosco Francesco Franz Mulas dal 1996: da allora sono andato a trovarlo diverse volte, in Trentino e dintorni. Ricordo in particolare una splendida settimana bianca, suo ospite, e una indimenticabile escursione a Bolzano (per l'inaugurazione del Museo Archeologico con Ötzi in primo piano). Ho sempre apprezzato molto la sua curiosità e la sua generosità. Ma anche la capacità di far diventare semplici anche le cose più complesse. Non mi ha stupito, quindi, leggere che ha organizzato una spedizione sul Kilimanjaro, raccontata passo dopo passo su un blog: Franz al Kilimanjaro. Ho chiesto a Francesco di spiegare ai lettori di Linguaggio Macchina com'è nata, come si è sviluppata e cosa resta di questa bella impresa.

Com'è nato il progetto Franz al Kilimanjaro?
«Il progetto è nato dal desiderio di spingermi più in alto rispetto alle cime che si possono raggiungere nelle Alpi. Sfiorare i 6000 metri, per di più in un Paese come la Tanzania, uno spaccato dell'Africa più vera, mi ha sempre allettato.»
Come ti sei preparato?
«La preparazione è consistita in una parte fisica, di resistenza, e una parte di informazione culturale sulla Tanzania. La prima, con corsa in montagna, in pianura, trekking, ecc. era per far fiato in vista del carico che avremmo dovuto portare... infatti l'idea era di non utilizzare i portatori, come invece fa la quasi totalità dei salitori. La seconda era perché non poteva essere solo un progetto "alpinistico"... Massimo, il mio compagno di avventura è un profondo conoscitore dell'Africa... io ero più preparato dal punto di vista alpinistico. Lui è arrivato in cima, e questa cosa, col senno di poi, non mi stupisce affatto.»
Com'è andata?
«Mi sono arricchito personalmente, sotto tanti punti di vista.»
Sei arrivato a 4700 metri e hai dovuto rinunciare alla cima. Perché?
«Non mi sono acclimatato bene... soffrendo il mal di montagna, soprattutto la notte...non riuscivo a dormire e recuperare lo sforzo fatto di giorno. Portarsi uno zaino pesante in quota e avere notti insonni mi ha impedito il salto finale. Ero senza energie e sentivo particolarmente il freddo. Il mal di montagna è indipendente da età, sesso e preparazione fisica. L'ho capito a mie spese...»
Franz in arrampicata alla via Kiene del Castelletto inferiore, gruppo di Brenta
Rinunciare, in una società competitiva, è segno di sconfitta. Ma in una società sensibile e razionale è invece motivo d'orgoglio. Se non si è provata la sensazione del limite almeno una volta non si è in grado di apprezzare completamente le esperienze. Sei d'accordo?
«Assolutamente d'accordo. Rinunciare a volte richiede più coraggio. Nel mio piccolo ho raggiunto dei limiti, ma ho anche capito come tentare di spostarli, infatti facendo tesoro dell'esperienza voglio ritentare.»
Cosa ti resta di questa esperienza?
«Ho potuto capire molto di me stesso... come alpinista e come occidentale...  ho conosciuto tante persone e ho potuto apprezzare quanto siamo stati fortunati a nascere qui...»
Come l'hanno presa le persone che ti sono più vicine? "Sei pazzo? Ma perché devi andare sul tetto del continente africano?" Oppure hanno approvato subito?
«La mia compagna mi incoraggia sempre in questi casi, perché sa che non posso rinunciare alla Montagna... non sarei più me stesso... Andare sul tetto d'Africa piuttosto che su una cima di un altro continente è sostanzialmente un'attività inutile... ed è anche per questo che mi affascina... Diciamo che la tipica reazione, soprattutto da parte di chi non frequenta la montagna, è un misto di sorpresa e perplessità.»
Perché hai aperto un blog dedicato a questa impresa? Che tecnologia hai usato?
«All'inizio era un modo per dare mie notizie... poi mi sono accorto che è diventato una sorta di esperimento mediatico/sociologico... Per collegarmi, visti anche i costi esorbitanti del roaming dati, usavo il mio smartphone e un microrouter 3G Wifi con SIM tanzanese. Così facendo riuscivo a collegarmi dai posti più impensabili.»

Andrea Mameli
Linguaggio Macchina
27 Agosto 2014


Francesco Mulas, nato a Trento ma di origini sarde, è stato docente di scienze naturali per vent'anni, diventando poi Dirigente scolastico. Attualmente vive a Salò, sul lago di Garda, ed è preside del liceo Bagatta di Desenzano. Ha due grandi passioni, la montagna e la tecnologia.

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