Dentro Chentu Concas Chentu Berritas, cortometraggio di Federica Taglialatela
Una storia originale, bella, toccante, che fa riflettere. Ci sono entrato dentro grazie alla regista, Federica Tagliatela, oggi studentessa dell'ultimo anno dell'indirizzo Cinema e Animazione della NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) di Milano, domani sento che avrà sicuramente l suo posto nel cinema italiano.
Set, Laconi. Photo: Elisa Iodice |
Sono convinto che entrare dentro una storia e farla propria costituisca una delle manifestazioni più profonde della nostra mente e nel contempo anche una delle più impegnative. Una fatica che vale la pena sopportare perché quello che si impara, che si percepisce, che si scopre in questo modo, davvero non si impara, non si scopre e non si percepisce in altro modo.
Poi ovviamente in tutto questo c'è il resto della troupe: ragazzi e ragazze appassionati e competenti, ma che lavorano dietro, nell'ombra. E nel prodotto finito compaiono solo nei titoli di coda, anche se il lavoro di ciascuna e di ciascuno di loro è essenziale.
E infine ci siamo noi: il cast. In primo luogo Giovanni, che interpreta Pietro, la cui esplosiva adolescenza ha consentito di essere credibile come forse meglio non si poteva. Ha stoffa il ragazzo.I fratelli e gli amici di scena di Pietro, tutti bravi e nel ruolo.
La grandissima e adorabile Marta Proietti Orzella (con la quale ho avuto finalmente l'onore di lavorare).
E infine il mio personaggio: Salvatore, babbo di Pietro (di cui non svelo nulla in attesa del corto).
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Set, Laconi. Photo: Elisa Iodice |
Così la regista descrive il suo progetto nella pagina del crowdfunding cccb cortometraggio di F. Taglialatela
Sardegna, 1968 - In un piccolo paese dominato dalla presenza di una grande fabbrica; Pietro, un ragazzino di tredici anni, passa le sue giornate a lavorare nei campi con suo padre. È il più grande di quattro fratelli, vive con la sua famiglia in una casa umile e ha sempre conosciuto solo fatica e sacrificio. Ma durante l'estate, qualcosa cambia. Guardandosi intorno, parlando con gli amici, Pietro comincia a immaginare un'altra vita, diversa da quella che ha sempre vissuto. La fabbrica diventa ai suoi occhi un posto dove, forse, si può ottenere di più e vivere meglio. Da quel momento stare nei campi comincia a pesargli, e il rapporto con suo padre, severo e chiuso, si fa più difficile. È solo con gli amici che riesce a respirare un po', a lasciarsi andare alla curiosità e ai sogni. Finché, una sera, spinto da quel bisogno confuso di futuro, decide di avvicinarsi da solo alla fabbrica. Quel posto enorme, pieno di misteri, lo attira come un magnete, promettendogli qualcosa che ancora non riesce a comprendere.
Questa storia nasce dal bisogno di raccontare la mia terra e le sue trasformazioni, di interrogarmi sul rapporto tra lavoro, identità e territorio. Il titolo, in sardo, significa “cento teste, cento berretti”: un modo di dire che racconta quanto ogni persona abbia il proprio modo di pensare, immaginare e resistere. Ed è proprio questo che cerco di indagare con questo film: la pluralità di sguardi, i dubbi, le tensioni generazionali, le possibilità che nascono anche nei luoghi più duri e dimenticati.
That’s a wrap! Fine riprese
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Gergei, 23 settembre 2025. Ultimo set. Photo: Daniele Murgia |
P.S. In tutto questo mi ragionare sul corto di Federica non ho tenuto conto delle voci, dei suoni e delle musiche. Lo farò dopo che sentirò
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